Inflazione a due cifre ed inflazione reale, come le comprendiamo?

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Inflazione a due cifre e inflazione reale, come le comprendiamo.
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L’inganno buono che ti fa credere che l’inflazione sia più alta di quello che è. Uno studio del MIT spiega come un meccanismo di auto-protezione del nostro cervello ci spinga a considerare il tasso di inflazione più alto rispetto a quello reale. La spesa vi sembra sempre più cara? È un inganno (a fin di bene) del vostro cervello.

Vi è mai capitato, quando andate a fare la spesa, che tutto vi sembri rincarato in maniera esagerata rispetto a uno o due anni fa? Domanda stupida, vero?

Eppure… Secondo un recente studio del MIT potrebbe essere solo un problema di percezione, che vi porta a sovrastimare il tasso di inflazione e di conseguenza l’aumento dei prezzi dei prodotti che acquistate tutti i giorni.

Secondo Albert Cavallo, professore di Information Technology e Management presso la MIT Sloan School, la maggior parte delle persone presta attenzione a questi argomenti (inflazione, deflazione, PIL & Co.) solo saltuariamente e questo le porta a stimare in maniera esageratamente alta l’evoluzione dei prezzi.

MEGLIO NON SAPERE. Cavallo e il suo team hanno condotto lo studio in Argentina e negli Stati Uniti, due paesi che hanno un tasso di inflazione decisamente diverso, il primo attorno al 22,5% annuo e secondo a 1,8%.

Molti cittadini sono consapevolmente disinteressati alla questione e pare che questo sia un bene, almeno per certi versi, perché evita reazioni eccessive che potrebbero peggiorare la situazione e danneggiare l’economia. Per esempio inducendo ad anticipare esageratamente gli acquisti e innescando così fenomeni di accaparramento.

OK, IL PREZZO È GIUSTO. Ma c’è anche un problema di aspettative: gli esseri umani hanno una pessima memoria e tendono a pensare che nel passato tutto andava bene, o almeno meglio, e perciò anche che i prezzi fossero molto più bassi rispetto a quelli reali. Il tasso di inflazione percepito è cioè molto più alto rispetto a quello effettivo.

Questo fenomeno si verifica anche in paesi come l’Argentina dove il tasso di inflazione superiore al 22% annuo dovrebbe spingere tutti a un’attenta programmazione delle proprie finanze.

La ricerca evidenzia comunque come, nei paesi dove l’inflazione galoppa, i cittadini siano molto più ferrati sull’argomento.

A CIASCUNO IL SUO TASSO.La maggior parte degli intervistati nell’ambito della ricerca del MIT ha inoltre sottolineato come le informazioni relative all’andamento dei prezzi vengano ricavate ed elaborate in autonomia, non tanto dalle informazioni diffuse dalle fonti ufficiali ma in base agli acquisti quotidiani.

AUTODIFESA ECONOMICA. Secondo Cavallo questi meccanismi sono importanti, soprattutto nei paesi come ad alto tasso di inflazione, perché permettono di innescare dei sistemi di difesa contro l’erosione del potere d’acquisto della propria valuta.

Con questo studio, pubblicato sull’American Economic Journal, i ricercatori del MIT ritengono di poter aiutare i governi a comprendere i meccanismi messi in atto dai cittadini per effettuare le loro scelte, e di conseguenza mettere a punto politiche migliori.

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