Ruolo di primo piano dell’idroelettrico nelle politiche green

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Neve e piogge al Nord così per l’energia idroelettrica una produzione record.  La generazione è aumentata tra il 50 e il 100%: per le utility (soprattutto Enel, A2A e Compagnia Valdostana) previsti utili boom.

Abbondanti piogge e nevi sono cadute, e in realtà cadono tutt’ora, sull’arco alpino. E l’intensità ha raggiunto livelli talmente eccezionali, in particolare tra il mese di marzo e quello di aprile, che il comparto italiano della generazione idroelettrica ha messo il turbo segnando impennate della produzione, anno su anno, con incrementi tra 50 e il 100 per cento.

L’abbondante manto nevoso (sul quale si applica un indicatore, lo snow water equivalent, che misura lo spessore dello strato d’acqua prodotto dallo scioglimento della neve) già nel mese di marzo aveva scongiurato un rischio siccità per l’anno in corso, assicurando abbondanti riserve negli invasi, soprattutto quelli dell’arco alpino.

Tra le utility che gestiscono il maggior numero di impianti idroelettrici in Italia ci sono Enel (circa 500 impianti per 16 gigawatt di capacità istallata distribuiti nella penisola), A2A (2 gigawatt di capacità con impianti in Lombardia, Friuli e Calabria) e Compagnia Valdostana delle Acque, con circa un gigawatt di capacità e 32 impianti (tra cui 6 dighe) tutti concentrati in Valle d’Aosta.

Nei prossimi giorni le società, in particolare quelle quotate, diffonderanno i risultati del trimestre al mercato e la spinta dell’idroelettrico sulla generazione e sui conti non sarà certo irrilevante.

L’impatto

Ma al di là dei risultati finanziari, l’importanza della spinta di questo settore risiede nella capacità di ridurre la produzione di energia con combustibili fossili, di contribuire a ridurre il prezzo dell’energia elettrica e anche ad aumentare l’indipendenza energetica del paese.

Idroelettrico.Nella foto, un’immagine aerea della diga Place Moulin in Valle d’Aosta, della Compagnia Valdostana delle Acque.
Idroelettrico.Nella foto, un’immagine aerea della diga Place Moulin in Valle d’Aosta, della Compagnia Valdostana delle Acque.

La Cva è la società che sicuramente ha avuto un beneficio maggiore dal buon andamento della stagione: nei primi 4 mesi dell’anno la generazione ha segnato un incremento attorno al 100 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.

Ma il dato più significativo, che rivela l’eccezionalità degli eventi di inizio 2024, è l’andamento rispetto alla media storica degli ultimi 10 anni, pari a circa 2,74 terawattora prodotti: nei primi quattro mesi la generazione è superiore del 30% rispetto alla media e l’aspettativa è che l’andamento per l’intero anno sia superiore al 10 per cento di quella media, con una quantità prodotta superiore ai 3 terawattora.

Anche A2A ha registrato un cospicuo aumento della generazione idroelettrica nei primi 3 mesi del 2024, con un aumento di circa il 50% e un incremento dell’incidenza della generazione idroelettrica su quella complessiva della società che potrebbe salire al 40 per cento.

La crescita registrata dall’utility lombarda è meno forte rispetto a Cva per il semplice fatto che la società ha concessioni idroelettriche anche al Sud: le precipitazioni sugli Appennini sono state meno intense rispetto alle alpi e quindi la media finale è più bassa.

Anche per Enel l’effetto è simile e la crescita della generazione nel trimestre (nell’arco dell’anno pari in media a circa 19 terawattora, il 15% della capacità di Enel) è stata circa del 50%; sull’arco appenninico l’incremento è lontano dai picchi più bassi del 2022-23, ma è ancora leggermente al di sotto rispetto alla media storica.

A livello nazionale la generazione idroelettrica, in genere pari a 45 terawattora in un anno, ha segnato un incremento dell’83 % e la stima è che possa avvicinarsi a 50 terawattora a fine anno (la domanda di energia elettrica a livello nazionale nel 2022 è stata pari a 319 terawattora).

Le zone più interessate

In linea generale le regioni dove l’incremento di generazione idroelettrica è stato più significativo sono Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige; la zona del Veneto e le aree Appenniniche sono state meno beneficiate.

I dati sull’andamento del fabbisogno di energia elettrica in Italia, diffusi da Terna nei giorni scorsi, evidenziano che nei primi 3 mesi dell’anno la produzione da fonte idrica è passata da 5 a 9 terawattora, di pari passo si è ridotta la produzione da impianti termoelettrici, come carbone e gas.

Sono aumentate le importazioni (in particolare dalla Francia) con un incremento superiore alla media storica, e pari al 23,7%, da 13,7 a 16,9 terawattora. La minore generazione da termoelettrico per 7 terawattora è stata coperta per 4 terawattora da idroelettrico e 3 terawattora dall’import.

L’impatto sui prezzi

La maggiore incidenza dell’idroelettrico ha contribuito anche a ridurre il prezzo dell’energia (Pun). Un confronto tra i prezzi dell’energia espressi nel mese di febbraio e quelli di inizio aprile 2024, mostrano una riduzione del costo a megawattora fino a 6-8 euro nelle ore notturne, che arriva fino a 16-18 euro durante il giorno, quando entrano in funzione anche gli impianti fotovoltaici.

Ci si potrebbe chiedere, allora, perché sono aumentate le importazioni. Il fenomeno va collegato con l’aumento della produzione di energia nucleare in Francia, tornata a pieno regime quest’anno dopo due anni di manutenzione delle centrali.

Ma non è solo un fatto tecnico: oltralpe è in corso una contrazione della domanda di energia, connessa con il rallentamento dell’economia. L’aumento della generazione idro, presente anche in quel Paese, e il pieno regime della generazione col nucleare (che è un flusso non regolabile, a meno di non spegnere i reattori) ha portato un eccesso di generazione, per cui la Francia ha dovuto vendere a prezzi contenuti, esportando in Italia, ma anche in Germania, dove in genere i prezzi sono più convenienti di quelli francesi. Tutto questo non è però bastato, tanto che a inizio aprile oltralpe hanno dovuto spegnere due reattori.

Ruolo cruciale

Il ruolo cruciale che può giocare l’idroelettrico per ridurre la dipendenza da fonti fossili e contenere i prezzi rende ancora più necessario arrivare a una soluzione rispetto al meccanismo di gare europee, che non ha eguali in Europa, per riassegnare a partire da quest’anno le concessioni idroelettriche scadute. Sistema che ha già innescato ricorsi a raffica.

Se, invece, si introducesse nella legge (previa negoziazione con Bruxelles, visto che le gare sono una milestone nel Pnrr) anche un percorso per riassegnare le concessioni agli operatori uscenti, si potrebbero sbloccare 15 miliardi di investimenti per potenziare le capacità di generazione di preservare le risorse idriche del paese.

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