Dice l’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria, altrimenti detta Anvur, al servizio del ministero dell’Istruzione, che le pubblicazioni delle università italiane migliorano in valore assoluto e nel confronto internazionale, che il Sud insieme agli atenei storicamente più deboli cresce (anche se, senza finanziamenti aggiuntivi, il recupero del Meridione non potrà reggere), che i dipartimenti settentrionali restano ampiamente più attrattivi per i giovani ricercatori e che la buona salute della ricerca italiana si avverte in tutte e sedici le aree scientifiche valutate.
La valutazione della qualità della ricerca (Vqr) 2011-20114, resa pubblica lo scorso dicembre , ora può essere dettagliata all’interno (le migliori aree di ricerca d’Italia, disciplina per disciplina) e all’esterno (il confronto con la ricerca internazionale, già raccontato con lo studio Unesco Towards 2030, e che qui trova una conferma rispetto al recupero di posizioni del nostro Paese).
L’analisi di 96.000 prodotti, frutto del lavoro di 50.000 professori e ricercatori di 96 università e 38 enti, dice che tra gli atenei più grandi Padova ha la migliore ricerca in Fisica, Medicina, Ingegneria industriale, Psicologia e Agraria, è seconda in Matematica-Informatica, Scienze della terra e Biologia ed è terza in Chimica. In Economia le dimensioni della facoltà portano Padova tra gli “atenei medi” posizionandola ancora al primo posto, in Ingegneria civile (sempre tra i medi) al secondo. Ecco, Padova copre la prima posizione in cinque aree su sedici e le prime tre in nove aree su sedici. Le tacche complessive sono undici. L’Università di Torino è prima in Biologia e Storia-Filosofia, seconda in Fisica, Chimica e Medicina, terza in Agraria, Legge e Scienze politiche, e seconda (tra le piccole) in Ingegneria industriale. Torino, quindi, porta nove aree di ricerca sempre nei primi tre posti.
L’Alma Mater di Bologna ha dieci presenze, ma l’eccellenza la trova solo in Architettura (tra gli atenei medi, in questa disciplina). Tra le grandi università Bologna è seconda in Scienze agrarie, Ingegneria industriale, Scienze dell’antichità, Legge, Storia-Filosofia, Scienze politiche ed Economia, quindi terza in Medicina e Psicologia.
Esce bene, dallo studio Anvur, la ricerca dell’Università di Firenze: sette caselle della “top three” coperte. Prima in Chimica e Scienze della terra, Terza in Fisica e Biologia e (tra i dipartimenti medi) prima in Scienze dell’antichità, seconda in Legge e terza in Psicologia. Pisa, tra i grandi atenei, ha la migliore matematica. Milano eccelle in Legge e Scienze politiche (terza in Scienze dell’Antichità e Scienze della Terra). Ca’ Foscari di Venezia è prima in Scienze dell’antichità (atenei grandi), prima in Scienze della terra (in questo caso tra i piccoli) e terza (tra i medi) in Storia-Filosofia ed Economia. Il Politecnico di Torino ha cinque affacci nei vari ranking: è la migliore università (sempre per quanto riguarda la ricerca) in Architettura. La Normale di Pisa ha la migliore Storia e la migliore Matematica tra le piccole. Milano Bicocca eccelle in Medicina, Storia-Filosofia, Biologia e Scienze della terra tra i medi: quattro primati (più altre quattro presenze nei primi tre posti). Trento è leader in Scienze politiche, antica tradizione, e Psicologia e poi è terza nel suo rango in Fisica e Biologia.
L’unica presenza della più grande università italiana, la Sapienza di Roma, è il terzo posto nelle Matematiche, segno di una fatica dell’ateneo non ancora risolta. In Ingegneria civile la Federico II di Napoli mette in fila i politecnici del Nord. La Bocconi (privata) è la prima università economica del Paese mentre la Sant’Anna di Pisa, dove insegna l’ex ministra Maria Chiara Carrozza, è ai vertici delle piccole in Ingegneria industriale, Biologia, Medicina, Economia e Agraria. Perugia ha la migliore chimica tra le medie. Foggia, università data per spacciata solo cinque anni fa, avanza nell’Agraria. La Luiss di Roma (privata) ha buone Scienze politiche e la Sissa di Trieste eccelle in Psicologia e Fisica. Sono assenti da ogni classifica università pubbliche importanti come Genova e Bari.
In generale, sottolinea la valutazione, “cresce la produzione scientifica, migliora l’impatto delle ricerche sulla comunità di riferimento e migliora la produttività dei ricercatori italiani”. Il presidente dell’Anvur, Andrea Graziosi: “In questi anni hanno saputo pubblicare di più e con migliore qualità. E questo nonostante le perduranti criticità imputabili alla scarsità di risorse disponibili”. Parte del merito di questo buon risultato va attribuito ai nuovi ingressi, assunti e promossi, “che hanno notevolmente alzato la produttività media degli atenei”. E’ servito l’innesto di nuovi docenti al Sud. La fotografia complessiva ci mostra un sistema universitario che si è rinnovato: “Resta la debolezza della nostra presenza nell’eccellenza internazionale in alcune discipline, questione che solo la politica può risolvere”. In alcune aree d’Italia, si sottolinea, “le università rappresentano l’unico soggetto in grado di offrire un valore aggiunto a un territorio, sia in termini economici, sia come produttore di beni pubblici per la società”. Brevetti e spin off, in crescita, rappresentano, si legge, “strumenti per la valorizzazione della ricerca e per porre argine alla fuga di cervelli”.
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