La teoria della Terra Piatta è sempre più diffusa su internet

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“Fenomeno globale grazie a YouTube”. Così la teoria della Terra piatta ha raggiunto tutti. Una ricerca della Texas Tech University dimostrerebbe che il terrapiattismo è cresciuto dal 2014 grazie alla piattaforma di Google, arrivando anche in Italia. Mentre su Netflix un documentario ne ricostruisce l’evoluzione, raccontando la vita degli youtuber più noti, siamo risaliti all’origine del fenomeno. Tutto cominciò con la pubblicazione online di uno spettacolo comico nell’estate del 2011.

TRE ANNI FA circa, grazie a YouTube e Facebook, ho incontrato altre persone che la pensavano come me”. Così Franco Chendi  racconta del suo “risveglio”, come lui stesso lo definisce. Originario della provincia di Ravenna, sessantaduenne perito elettrotecnico, è divenuto ufologo e terrapiattista in epoca di social network. Uno di quelli che vedono nella rappresentazione sferica del nostro pianeta un grande complotto. Questa strana deriva, in epoca moderna, si deve a Samuel Birley che nel 1864 pubblicò un saggio intitolato Zetetic Astronomy: Earth Not a Globe. Le sue idee hanno attecchito in alcune comunità molte piccole ed erano praticamente scomparse dopo il 1990 con il declino della prima Flat Earth Society. Poi sono tornate, stavolta online, e nel giro di appena quattro anni si contavano poco meno di 20 milioni video che ne parlavano.Terra piatta mare che cade e gabbiano

Adesso una ricerca della Texas Tech University dimostrerebbe che è stato proprio YouTube (Google), a trasformare la teoria in un fenomeno mondiale che oltreoceano comincia ad avere dimensioni allarmanti. Colpa dei suoi algoritmi: avrebbero preso a spargere quei primi contenuti al pubblico sensibile ai complottismi che in pochi mesi ha trovato una nuova bandiera dietro la quale schierarsi. Secondo un’indagine di Yougov del 2018, il 7% degli americani dubita della forma della Terra e il 2% è convinto che sia decisamente piatta. Dunque il 9%, 29 milioni di persone, non accetta più come un dato di fatto la legge di gravità, non è convinto che il nostro pianeta orbiti attorno al Sole né che siamo andati sulla Luna. 6,5 milioni di cittadini Usa sono convinti che la Terra sia protetta da una sorta di gigantesca calotta come il set televisivo di The Truman Show, il film del 1998 di Peter Weir. Sole e stelle, come sosteneva Birley, ruoterebbero a poche centinaia di chilometri dentro la calotta illuminando via via zone differenti. Il resto sarebbero solo frottole e manipolazioni.

Terra Piatta con cupola

La ricerca della Texas Tech University

“Già, tutto è nato su YouTube attorno al 2014”, racconta al telefono Alex Olshansky, della Texas Tech University, a Lubbock, 500 chilometri a est di Dallas. Lo studio condotto tramite interviste a circa trenta terrapiattisti, i “flat earthers”, ha origine dalla tesi di laurea di Olshansky intitolata Conspiracy Theorizing and Religious Motivated Reasoning: Why the Earth “Must” Be Flat, che potremmo tradurre con Teoria della cospirazione e motivazione del ragionamento religioso: Perché la terra “deve” essere piatta. “Le interviste che abbiamo condotto, eccetto due, portavano alla stessa conclusione: questa teoria si è diffusa attraverso il servizio video di Google”, prosegue Olshansky. “Intendiamoci, non stiamo dicendo che è colpa di YouTube. I suoi algoritmi però mirano a conquistare l’attenzione delle persone e associano contenuti fra loro simili. Se una certa tipologia di spettatore li ha guardati, li propone poi a tutti gli altri che appartengono alla stessa categoria”. E così nella bacheca di coloro che negli Usa avevano visto molti video basati sulla teoria del falso sbarco sulla Luna o sulla negazione degli attentati dell’11 settembre, nel 2015 il terrapiattismo ha cominciato a conquistarsi sempre più spazio. Molti all’inizio non ci badarono, sostengono alla Texas Tech University, ma a forza di vederseli davanti alla fine in parecchi si sono convinti iniziando a mettere in dubbio la curvatura della superficie terrestre.Terra Piatta con Sole

Da YouTube a Netflix

“Nel 2015, cercando in Rete i video sulla Terra piatta, si arrivava a malapena a 50 mila risultati. Nel 2018 erano saliti a 19,4 milioni”. Mark Sargent, immancabile cappellino nero calato sulla fronte, lo racconta sorridendo con evidente soddisfazione nel documentario di  Daniel J. Clark La Terra è Piatta (Behind the Curve), disponibile in Italia su Netflix. Fra i volti più noti dei “flat earthers”, Sargent è anche uno dei pochi presentabili. Il suo complottismo innato non affonda le radici in convinzioni bibliche come avviene nel 52 per cento dei casi con i terrapiattisti e cerca sempre di sostenere le sue tesi con osservazioni empiriche. Quando queste falliscono, suggerendo l’esistenza della rotazione terrestre ad esempio, parte con una teoria in scala ancora maggiore per contestare il dato. Per questo ormai c’è chi sta mettendo in dubbio ogni scoperta fatta nell’esplorazione dello spazio negli ultimi 50 anni. Nel documentario ci sono diversi “incidenti” del genere. Due in particolare hanno il sapore di una sconfitta tanto sonora che avrebbe lasciato al tappeto chiunque se non si giudicasse la questione dal punto di vista psicologico.

“Stavamo cercando un tema nel 2017 sul quale girare un documentario e ci rendemmo conto che nessuno aveva parlato della comunità dei terrapiattisti”, spiega lo stesso Clark da Los Angeles. “Abbiamo tentato di raccontarli dal punto di vista piscologico girando per due settimane con alcuni di loro nei giorni che hanno preceduto il primo raduno americano. In un certo senso è una comunità religiosa e non parlo solo di quelli che sono credenti e che si rifanno agli insegnamenti della Bibbia. Difficile capire perché ci si arriva, ma fa riflette quanto certe credenze possono diventare profonde e come la mente blocchi tutto quello che le mette in dubbio”. Tutti pensiamo di essere razionali e lo pensano anche loro, o almeno quella parte di “flat earthers” che si basa su un empirismo tanto estremo da teorizzare che solo il percepito è vero. E visto che né la curvatura né la rotazione terrestre si avvertono, allora sono una bugia. “Fra essere scettici ed essere dei negazionisti il confine a volte è labile”, sintetizza nel documentario Spiros Michalakis, ricercatore dell’Institute for Quantum Information and Matter al California Institute of Technology (Caltech).

Mark Sargent nel documentario "La Terra è Piatta" di Daniel J. Clark disponibile su Netflix
Mark Sargent nel documentario “La Terra è Piatta” di Daniel J. Clark disponibile su Netflix

Il comico canadese e il complottista italiano

“Vabbé, ciao”. Uno dei moderatori del gruppo Facebook Sostenitori Italiani della Terra Piatta chiude in questo modo la nostra conversazione durata l’arco di qualche battuta. La domanda che lo ha infastidito riguardava il discrimine da lui usato fra veri e falsi profeti della Terra piatta che si incontrano sul Web. Si tratta, a suo giudizio, di una differenza lampante. Prima di chiudere le comunicazioni ha però confermato di esser venuto a conoscenza del terrapiattismo anche lui guardando dei video pubblicati in America su YouTube, ma dopo il 2015. Alex Olshansky avrebbe quindi ragione. Ma su un punto i ricercatori americani della Texas Tech University sbagliano: l’origine dei “flat earthers” sulla piattaforma di Google non risale al 2014 ma al 25 agosto del 2011 quando il comico americano canadese Matthew Boylan, in arte Marth Powerland, pubblicò il video di un suo spettacolo del 2007 in francese dove poneva dubbi a 360 gradi sulla corsa allo spazio della Nasa e in ultimo sul fatto che il nostro pianeta sia rotondo. Tre anni più tardi il suo canale TheNasaChannel era diventato il primo nucleo del terrapiattismo in chiave social. Ed è da lì che Mark Sargent e i suoi compagni, come Patricia Steere, hanno mosso i primi passi.

L'attore Matthew Boyland nello spettacolo del 2007 pubblicato su YouTube nell'estate del 2011
L’attore Matthew Boyland nello spettacolo del 2007 pubblicato su YouTube nell’estate del 2011

La risposta di Google

“YouTube è una piattaforma per la libertà di parola in cui chiunque può scegliere di pubblicare video purché segua le nostre linee guida”, fanno sapere dalla piattaforma di Google. Ma ammettono che avrebbero potuto fare di più. “Di recente abbiamo annunciato che inizieremo a ridurre le raccomandazioni di contenuti ai limiti o che potrebbero disinformare gli utenti in modi dannosi, ad esempio quelli che promuovono una falsa cura miracolosa, sostengono che la Terra è piatta, fanno affermazioni palesemente false su eventi storici come l’11 settembre. Sarà un cambiamento graduale e inizialmente riguarderà solo le raccomandazioni di una serie molto piccola di video negli Stati Uniti. Nel corso del tempo, i nostri sistemi diventeranno più accurati e introdurremo questo cambiamento in più Paesi”.Terra piatta e google

I dubbi veneziani della Ca’ Foscari

Google dunque corre ai ripari e tenta di porre un freno a teorie complottiste fra le quali il terrapiattismo è solo l’ultima di una lunga serie. Ma a Venezia credono si tratti di palliativi. Il problema non sarebbe YouTube né i suoi algoritmi. “Non si guarda oltre il dito”, afferma spazientito Walter Quattrociocchi, che alla Ca’ Foscari di Venezia dirige il laboratorio di Data and Complexity. “Gli algoritmi sui social promuovono quel che tu vuoi ascoltare. Mostrano complottismo ai complottisti e contenuti scientifici a chi crede o lavora nella scienza. Lo abbiamo dimostrato fin dal 2014: si tratta delle famose “stanze di eco” e del “pregiudizio di conferma”. Guardi solo quel che ti convince”. La vera causa per Quattrociocchi sarebbe la sfiducia nelle istituzioni e dunque la mossa di YouTube o Facebook di togliere la monetizzazione ai canali di no vax o dei terrapiattisti non risolverebbe il problema. “L’unica è restaurare un principio di autorevolezza attraverso la fiducia, quindi attraverso il merito e non l’autorità. Il “pregiudizio di conferma” è legato a doppio filo all’identità ed ha una potenza notevole. Per questo scalfire certe convinzioni, anche se assurde, è complicato. Ci si definisce in base all’antagonismo e nel difendere le proprie posizioni i livelli raggiunti a tratti arrivano al puro dadaismo o surrealismo”. Cosa fare? “Bisognerebbe che un ente terzo regolasse le piattaforme social e nel frattempo abbassare i toni” conclude Quattrociocchi. “Perché non si combattono No Vax e terrapiattisti opponendo un integralismo di segno opposto”. Che è poi la tesi anche di Alex Olshansky. Sostenere la scienza in maniera dogmatica però non fa danni (nella maggior parte dei casi), mentre sbandierare l’inutilità dei vaccini si. In secondo luogo sottovalutare strumenti capaci di rendere fenomeni marginali credenze diffuse è forse un errore quanto scambiare quegli stessi strumenti per la causa.

Ev Williams, cofondatore di Twitter
Ev Williams, cofondatore di Twitter

Il problema del Web

Ev Williams, cofondatore di Twitter, ha ragione: nel Web di oggi c’è un problema enorme, perché online non sappiamo come misurare la qualità dei sentimenti che si provocano con i contenuti ma solo la reazione. La pubblicità compra spazi in base a quella, poco importa che abbia il nome della paura, della rabbia o che sia alla base del dilagare dei complottismi. Del resto più si è immersi nelle stanze di eco più si tende alla negatività. Ed è probabile che se fosse provato che sui social network è la negatività a creare traffico, dunque soldi, bloccandola forse si avrebbero meno fenomeni virali e quindi si farebbero meno affari. Alla Ca’ Foscari sono convinti che potrebbero dimostrarlo scientificamente se non fosse che sia Facebook sia Google hanno chiuso l’accesso ai dati agli istituti di ricerca dopo lo scandalo Cambridge Analytica trincerandosi dietro improbabili comitati di esperti che avrebbero già dovuto esaminare la questione e giungere a delle conclusioni. “La nostra missione è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e utili” è il credo di Google. Ma i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin, probabilmente non immaginavano che in quell’organizzare le informazioni avrebbero finito anche per ridar vita al terrapiattismo.

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