UN’INDAGINE internazionale si è conclusa con la chiusura di due dei più famigerati “supermercati” del dark web, la parte non indicizzata di internet dove muoversi in anonimato attraverso i browser dedicato alla rete Tor e fare acquisti con la criptovaluta Bitcoin. La chiusura di AlphaBay e Hansa Market, stando agli annunci di Europol che ha coordinato l’azione, ha dunque trovato una paternità giudiziaria. La prima piattaforma ha ospitato qualcosa come un miliardo di dollari in transazioni dal 2014: droghe, documenti falsi, agenti chimici, armi, merci di ogni tipo quasi ovunque proibite, malware, dati di carte di credito e account compromessi. Al momento del blocco vantava 200mila utenti e 40mila inserzionisti.
“Si tratta di una delle più importanti indagini dell’anno – ha spiegato il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions, coinvolto negli scandali del Russiagate, commentando l’inchiesta condotta da Fbi, Dea e Polizia olandese – credo che grazie a questa operazione le persone siano più al sicuro da droghe, furti d’identità e malware”. Gli investigatori hanno scoperto oltre 350mila scambi illegali su AlphaBay, riuscendo a individuare uno degli utenti a capo della piattaforma. È il 26enne canadese Alexandre Cazes, arrestato in Thailandia il 5 luglio su richiesta delle autorità statunitensi e suicidatosi – ma le circostanze rimangono poco chiare, dicono alcune fonti – pochi giorni dopo in carcere. Con i proventi dei traffici online si era arricchito mettendo da parte tre milioni di dollari e acquistando auto di lusso e terreni.
Dopo AlphaBay – in realtà chiuso il 4 luglio ma senza che se ne capisse in modo chiaro la ragione – il mirino si è spostato Hansa Market, che ne aveva rapidamente rilevato il ruolo vedendo crescere le transazioni di otto volte nel giro di pochi giorni. Ma a quanto pare è stata una mossa strategica degli inquirenti: il sito gemello è stato lasciato vivere ancora qualche giorno per raccogliere più dati possibili su inserzionisti, clienti (10mila indirizzi di acquirenti europei) e altre piattaforme. Le informazioni pescate nel corso dell’indagine saranno infatti utili a condurre ulteriori piste e penetrare più in profondità nelle pieghe del deep web, per bloccare siti simili che già esistono e senza dubbio verranno lanciati nei prossimi tempi.
Lascia un commento