Una Montagnier di fuffa. Non basta vincere un premio Nobel per essere immuni alle fesserie sul coronavirus. Un debunking.
Cominciamo con il primo dei documenti che ha citato, vale a dire un manoscritto di alcuni ricercatori indiani, che ha avuto una brevissima apparizione in Internet prima di sparire, ritirato dagli stessi autori. Montagnier ha dato a intendere che ci fosse qualcosa di losco, ma in realtà il manoscritto è stato pubblicamente demolito, prima di essere ritirato, in maniera assolutamente trasparente. Fra le tante pecche che ne hanno causato l’eliminazione, qui basterà mettere in evidenza quella dimostrata dal prof. Burgio: le parti del genoma del virus che sarebbero state, secondo gli autori, identiche a quelle di Hiv (e dunque la prova della manipolazione, perché in natura l’ibrido non può prodursi), sono in realtà dei brevissimi tratti del genoma del coronavirus, che questo condivide non solo con Hiv, ma con centinaia di altre specie, da ognuno dei regni del vivente.
Il secondo documento portato a “prova” da Montagnier è un articolo su una rivista predatoria (cioè una rivista che, per soldi, pubblica qualunque cosa) da parte di un tal Jean-Claude Perez. In questo articolo si afferma di aver trovato la prova “matematica” della artificialità del genoma del coronavirus. In realtà, si tratta di un indigeribile minestrone di parole, dal significato nullo (per controllo, ho chiesto anche a qualche matematico), il quale ha una caratteristica precipua: quella di essere in buona parte plagiato da precedenti scritti dello stesso autore, in cui le stesse parole sono usate per dimostrare le più varie cose sulle sequenze di Dna umano, dei Neanderthal e di tantissime altre specie. Come se non bastasse, anche le figure che dovrebbero servire a dimostrare quanto sostenuto dall’autore sono riciclate, persino all’interno dello stesso manoscritto: se il lettore volesse divertirsi, confronti per esempio la figura 34 con la 39. In poche parole, il cosiddetto articolo scientifico di Perez, con cui Montagnier ha collaborato anche in occasioni precedenti, è incomprensibile immondizia plagiata (come si può verificare con qualunque software antiplagio), pubblicata su una rivista spazzatura; e il fatto che un Nobel lo usi per rafforzare la sua tesi dimostra solo quanto quest’ultima sia priva di fondamento e in quale triste stato si arrivi quando a tutti i costi si vogliono sostenere sciocchezze. Due articoli spazzatura, anche se usati da un premio Nobel, non danno supporto a una tesi; e per dirlo, non c’è bisogno di un altro Nobel, basta verificare quanto ho scritto.
Anche perché sarebbero due tipi di virus che si trasmettono via sangue e contatto diretto e non via aerea, quindi non giustifica il tipo di contagio, simile all’influenza, che ha il coronavirus il quale si trasmette per via aerea. Sulla mutazione però potrebbe avere ragione e magari il covid-19 perdere l’aereomobilità.