Nel 1857 l’archeologo francese Auguste Mariette scoprì dei bassorilievi con geroglifici nel tempio tolemaico di Hathor, nella località di Dendera in Egitto.
Tra questi, ce n’erano due che avevano una particolare forma di lampada.
Fu così che nel 1894 il fisico e astronomo inglese Joseph Norman Lockyer, fondatore della prestigiosa rivista “Nature”, nel libro “The dawn of astronomy” (L’alba dell’astronomia) scrisse ironicamente, parlando di questi bassorilievi, che nell’antico Egitto fosse conosciuta l’energia elettrica.
In queste incisioni infatti dei sacerdoti sorreggono quelle che sembrano due lampade ad incandescenza, poggiate su quelli che paiono dei moderni isolatori per l’alta tensione.
Alcuni ricercatori alternativi si spingono oltre, associandole al tubo di Crookes, un particolare tubo di vetro che poteva generare i raggi x e che fu il precursore del tubo catodico.
Tutto ciò fece pensare che gli antichi egizi conoscevano l’energia elettrica e forse anche le radiazioni ionizzanti?
Le lampade costituiscono un OOPart?
Gli OOpart (dall’inglese Out Of Place ARTifacts, ovvero “reperti fuori posto”) sono tutti quegli oggetti antichi che vengono ritrovati in un contesto in cui teoricamente non dovrebbero essere! E in effetti queste lampade hanno tutta l’aria di essere fuori contesto.
Inoltre, ad alimentare il dibattito è stata anche la mancanza di cenere all’interno degli antichi edifici egiziani, i quali probabilmente utilizzavano dei giochi di luce attraverso gli specchi, piuttosto che le torce, per illuminare l’interno delle loro costruzioni.
Infine, tutta una serie di indizi presenti nei bassorilievi fece pensare a delle lampadine, ad esempio: la serpentina interna che somiglia a un filo metallico avvolta da un tubo di vetro; il “cavo elettrico” che parte dalla base della lampada e termina in una sorta di cilindro che può somigliare ad una batteria; gli oggetti su cui sono appoggiate, che abbiamo già menzionato, e che costituiscono un’altra delle stranezze che hanno fatto discutere molto, ovvero gli “isolatori elettrici per l’alta tensione”; infine, le due figure al di sotto delle lampade, l’una di fronte all’altra, che si toccano la mani, che costituiscono il simbolo della polarità inversa.
Cosa potrebbe essere in realtà
Ma tutti questi indizi sono da considerare semplici coincidenze? Certo che la somiglianza con una lampadina c’è! Ma forse, vista dal punto di vista dello studio dei geroglifici, il significato potrebbe essere diverso.
Ad esempio il “filo metallico” potrebbe rappresentare il dio Ihi (il dio della musica) sotto le sembianze di un serpente primordiale che emerge dal fior di loto, raffigurato dal vetro della lampadina, oppure potrebbe anche rappresentare l’utero della dea Nut, la dea della nascita.
Inoltre il fior di loto simboleggiava il sole, la rinascita e la vita eterna.
Invece i famosi pilastri “isolatori dell’alta tensione” potrebbero mostrare l’innalzamento da parte dei sacerdoti, di pilastri simbolici per la rinascita di Osiride, il dio della morte, degli inferi e della fertilità.
Oppure potrebbero riprodurre la costruzione dei due santuari primordiali di Pi-Ramses e di Nekhen, le capitali dell’Alto e del Basso Egitto.
Dunque, questa interpretazione farebbe cadere ogni tesi “controcorrente” degli studiosi alternativi, ma forse non sapremo mai la verità fino in fondo, e si continuerà a dibattere su questo ed altri argomenti del passato, ma sicuramente le civiltà antiche ci nascondono ancora tante sorprese che prima o poi verranno a galla.
Lascia un commento