Non solo GHB, attenzione alle varie “droghe dello stupro”

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Di che cosa parliamo quando diciamo “droghe dello stupro”? Ciclicamente il tema delle droghe dello stupro torna attuale. Che cosa sono, realmente? In quali contesti si usano? E come ci si protegge?

Nell’ultimo periodo i fatti di cronaca hanno riportato alla pubblica attenzione il tema delle cosiddette “droghe dello stupro”. Di che cosa si tratta, esattamente? Quali sono gli effetti di queste sostanze, e perché sono associate al sesso? Come proteggersi? Ne abbiamo parlato con due esperte in questo campo.

Esistono le “droghe dello stupro”?

«L’assunzione consapevole o meno di qualsiasi sostanza ad effetto psicotropo, vale a dire in grado di alterare lo stato psico-fisico di un soggetto, è teoricamente in grado di rendere la persona (sia donna che uomo) incapace di esprimere il proprio consenso ad un atto sessuale o di esporla in generale a comportamenti a rischio» spiega Sarah Vecchio, tossicologa del Servizio per le Dipendenze patologiche (Ser.D dell’Asl di Biella) e Direttore del Giornale Italiano di Tossicologia di Sitox (Società Italiana di Tossicologia).

«Questo non vale solo per tutte le sostanze stupefacenti illegali (eroina, cocaina, amfetamine, cannabis…), ma anche per l’alcol o per i farmaci ad azione sedativa come ansiolitici e ipnotico-sedativi. Non esiste quindi “la droga dello stupro”, ma piuttosto esistono numerose sostanze che possono mettere in pericolo il soggetto che le assume, anche a causa di determinate caratteristiche farmacologiche come la capacità di indurre disinibizione, miorilassamento, sedazione e perdita di memoria a breve termine».

Sostanze psicoattive che possono facilitare la violenza sessuale: cosa c'è da sapere (e come difendersi).
Sostanze psicoattive che possono facilitare la violenza sessuale: cosa c’è da sapere (e come difendersi).

«Di conseguenza è frequente anche l’assenza di lesioni fisiche dopo un atto sessuale compiuto in condizioni di alterazione psico-fisica, a causa dell’incapacità del soggetto di opporre resistenza. Questo può rappresentare un ostacolo per la persona che pensa di avere subito un atto sessuale non consenziente a ricorrere alle cure o al supporto di personale specializzato, oltre all’incapacità di ricostruire con esattezza quanto accaduto e a un inappropriato sentimento di “vergogna”, soprattutto quando la sostanza è stata assunta volontariamente anche se non con l’obiettivo di perdere completamente il controllo delle proprie azioni».

«L’espressione droghe dello stupro è entrata nell’immaginario mediatico perché sono sostanze che possono essere assunte senza rendersene conto e perché sono capitati dei casi di cronaca in cui a valle di un loro utilizzo succedeva che alcune ragazze venissero abusate» conferma Sabrina Molinaro, Dirigente di Ricerca e Responsabile dell’area “Epidemiologia e Promozione della Salute” dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa.

«Il GHB per esempio è una sostanza inodore, incolore, e ha un effetto molto più forte se assunta insieme all’alcol, per esempio insieme a un cocktail.

Una decina di anni fa in Spagna, Paese dove girava moltissimo, veniva molto utilizzato ma non ai fini di stupro, piuttosto a scopo di rapina, su maschi e femmine. Le vittime si risvegliavano dopo poche ore negli angoli dei locali, derubate di tutto e senza ricordarsi che cosa fosse successo».

GHB: che cos’è e perché è associato al sesso?

«Il GHB (acido gamma-idrossibutirrico) è tra le sostanze, insieme a poppers (come l’amile nitrito), cocaina, cannabis, ketamina e catinoni sintetici, maggiormente utilizzate nel contesto del cosiddetto chem sex, termine che identifica l’assunzione volontaria di sostanze stupefacenti prima o durante la pratica sessuale con diversi scopi, tra i quali migliorare le performance e ridurre l’inibizione. Sono soprattutto alcune sue caratteristiche fisiche (si trova in forma liquida) e farmacologiche (capacità di indurre disinibizione, sedazione, amnesia retrograda, breve emivita) che hanno fatto sì che fosse identificata come “la droga dello stupro”, anche se bisogna sottolineare come la sua rilevazione nei campioni biologici (sangue, urine) sia resa estremamente difficoltosa dal fatto che viene rapidamente eliminata dell’organismo e che è naturalmente presente nel nostro cervello come neurotrasmettitore» dice Vecchio.

«Il GHB è utilizzato in certi contesti sessuali per slatentizzare le pulsioni interne, perché rende molto più disinibiti e disposti ad avere rapporti con altre persone» spiega Molinaro. «Ma questo è un effetto che non ha solo il GHB: ce l’hanno moltissime sostanze psicoattive. Inclusa l’MDMA, che però è amarissima, perciò è molto difficile che la si possa assumere senza rendersene conto».

«Usato da solo insieme all’acqua, il GHB ha un effetto di ubriacatura lucida» aggiunge Molinaro, «ci si sente completamente stonati, in mancanza di equilibrio e con la testa che gira, ma vigili. Si è più aperti ad avere relazioni, si percepiscono più stimoli dal punto di vista fisico e senza gli effetti di ottundimento che possono essere dati dall’alcol. Ma se vi si aggiunge l’alcol, e basta davvero soltanto un bicchiere di vino, si crea un effetto paradosso per cui si arriva a perdere i sensi».

È vero che il GHB è nato come farmaco? A che scopo?

«Quando si parla di acido gamma-idrossibutirrico si deve fare sempre molta attenzione a distinguere il GHB tal quale (e il suo precursore GBL), che vengono per lo più acquistati su siti illegali come sostanze stupefacenti, dal sale sodico dell’acido gamma-idrossibutirrico o sodio oxibato, farmaco ad oggi utilizzato con successo nel trattamento dell’astinenza alcolica e del disturbo da uso di alcol e che nulla ha a che vedere con i composti sopra citati» chiarisce Vecchio.

Esistono altre “droghe dello stupro”?

Oltre al GHB, possono essere usati con scopi simili GBL (gamma-butirrolattone), ketamina, MDMA, alcuni tipi di benzodiazepine come il flunitrazepam, e poi antidepressivi, cocaina, tranquillanti, sonniferi. Soprattutto, in ambiente scientifico l’alcol è riconosciuto come la più diffusa droga dello stupro a cui prestare attenzione – la più comune, essendo facilmente reperibile e legale.

«Qualsiasi sostanza che sia in grado di alterare il nostro stato psico-fisico, che ci faccia perdere insomma la “lucidità”, ci rende evidentemente incapaci di esprimere consenso o dissenso a proposte o azioni da parte di terzi e ci espone a comportamenti a rischio, che siano la guida in stato di alterazione, un rapporto sessuale non protetto o altri. Lo stato di ebbrezza alcolica ad esempio, come noto, può rendere la persona confusa, incrementare la disinibizione ed esporla a situazioni pericolose di varia natura. In effetti è proprio l’alcol la sostanza maggiormente riscontrata nei casi di DFSA (Drug Facilitated Sexual Assault) e quindi una delle sostanze a cui prestare maggiormente attenzione» puntualizza Vecchio.

«Quello che sento tra i colleghi è che la sostanza alla base di tutte è l’alcol. Solitamente le persone che denunciano hanno avuto una serata alcolica e poi magari hanno aggiunto una sostanza. Ci sono tanti psicofarmaci che uniti all’alcol danno lo stesso effetto di collasso e sono magari più facilmente reperibili» dice Molinaro.

Chi fa uso di queste sostanze in Italia?

«Relativamente al consumo di GHB all’interno della popolazione studentesca italiana, lo studio ESPAD®2022 mostra come l’1,2% (maschi: 1,1%; femmine: 1,3%) degli studenti tra i 15 e i 19 anni afferma di aver consumato questa sostanza nell’arco della propria vita, percentuale che scende rispettivamente allo 0,6% (maschi: 0,8%; femmine: 0,4%) e allo 0,3% (maschi: 0,5%; femmine: 0,2%) in riferimento al consumo nell’anno e nell’ultimo mese. La sostanza è stata usata sopratutto dagli studenti maggiorenni, e soprattutto dai ragazzi» spiega Molinaro.

«L’uso che rileviamo in questa fascia di età ancora molto giovane è relativamente basso: considerando che gli studenti di quell’età in Italia sono circa 2 milioni e mezzo, 37.000 ragazzini che dicono di averlo provato rappresentano un dato da leggere con interesse. Teniamo conto che altre sostanze più diffuse come la cocaina sono attorno al 2,3% in questa fascia di età».

«Se invece si considerano sostanze come alcol e psicofarmaci assunti per l’alterazione dell’umore, i consumi riguardano soprattutto le giovanissime: rispettivamente il 34,8% (maschi: 28,5%) e il 15,1% (maschi: 6,5%) delle studentesse afferma di essersi ubriacata e di aver utilizzato psicofarmaci per l’umore senza prescrizione medica nel corso dell’anno.

Non è possibile capire dai dati se vi sia un’associazione tra il consumo di queste sostanze e l’aver subito aggressioni a sfondo sessuale» dice la scienziata.

Come ci si può proteggere?

«Oltre ad evitare di mettersi in condizione di perdere la lucidità e di conseguenza il controllo sulle nostre azioni, è da consigliare anche l’adozione di comportamenti protettivi, quali il non accettare bevande senza averne avuto la supervisione sulla preparazione e il mantenere sempre il contatto visivo su quanto stiamo assumendo, evitando di lasciare il proprio bicchiere o lattina incustoditi» conclude Vecchio.

«E quando sorvegliare i bicchieri non è possibile, è bene stare sempre in compagnia di qualcuno di cui ci si fidi, che possa monitorarci e notare se iniziamo ad avere atteggiamenti che non sono normali, e in quel caso accompagnarci al Pronto Soccorso o a casa dai propri genitori in base alle nostre condizioni» aggiunge Molinaro. «Se siamo in ambienti dove non conosciamo nessuno è sempre consigliabile restare lucidi. E nel momento in cui ci si rende conto che si sta iniziando a sentirsi male, chiamare subito aiuto e non rimanere da soli».

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