Tesla, Elon Musk non trova personale amministrativo e operai per la Gigafactory di Berlino. La Tesla è ormai entrata nella fase finale del suo progetto per una Gigafactory alle porte di Berlino, ma questo non vuol dire che non ci siano ancora problemi in vista dell’avvio delle attività, previsto a luglio. Non si tratta solo dei continui ritardi costruttivi o della mancanza dei permessi definitivi, ma anche della difficoltà per la Casa californiana di reclutare i tecnici e gli specialisti di cui ha bisogno. Il quadro è stato ricostruito dal quotidiano Handelsblatt, che rivela anche un presunto ostruzionismo da parte della Volkswagen.
Posizioni vacanti. Per la Tesla, il problema principale sarebbe rappresentato dalle difficoltà di coprire alcune posizioni di spicco all’interno della fabbrica in costruzione a Grünheide, a pochi chilometri dalla capitale tedesca. L’Handelsblatt parla di circa 350 posizioni ancora vacanti, per un terzo circa relative a incarichi manageriali o comunque di forte specializzazione nel campo dell’informatica e delle batterie.
In molti casi, si tratta di posizioni aperte da almeno un anno e non ancora chiuse, nonostante il grande interesse per la Tesla e il particolare apprezzamento all’interno del settore, soprattutto tra i lavoratori più giovani. Il problema riguarderebbe anche gli operai, visto che finora le assunzioni risultano essere letteralmente al palo.
Lex Tesla. Il quotidiano cerca dunque di spiegare cosa stia succedendo, partendo da un presupposto: la Tesla sta comunque beneficiando dei programmi di ristrutturazione avviati da diversi colossi tedeschi dell’automotive. La decisione della Daimler di tagliare 10 mila posti di lavoro tramite il ricorso a elevate buonuscite sta spingendo numerosi specialisti verso l’azienda di Palo Alto, ma esisterebbero altri fattori: secondo l’Handelsblatt, infatti, la Volkswagen avrebbe introdotto la “Lex Tesla”, una regola informale (tutta da dimostrare) che punterebbe a bloccare o comunque a limitare i trasferimenti a Berlino: in sostanza, chi esce dal gruppo di Wolfsburg non può più rientrarvi.
Problemi contrattuali. Non mancano, comunque, differenze sostanziali nel trattamento riservato dalla Tesla ai suoi dipendenti. Le condizioni contrattuali sono insolite: l’azienda punisce la divulgazione di informazioni di base come l’inizio del proprio lavoro o la mansione esatta, con clausole in vigore anche dopo la fine del contratto. L’Handelsblatt fa anche un confronto salariale: alla Volkswagen un lavoratore qualificato con conoscenze specialistiche può contare su uno stipendio base compreso tra i 95 mila e i 105 mila euro, mentre i dirigenti, anche grazie a bonus e benefit speciali, possono arrivare a superare il mezzo milione.
Alla Tesla non solo gli stipendi sono più bassi, ma non sono previste ferie retribuite o premi natalizi come da tradizione tedesca. Al massimo, i dipendenti possono godere, dopo quattro anni di servizio, di un pacchetto di azioni legato ovviamente all’andamento in Borsa del titolo Tesla. Oggi quelle azioni valgono ancora parecchio ma i massimi storici di qualche settimana fa sono ormai un lontano ricordo: nell’ultimo mese, infatti, le azioni hanno perso oltre il 21%, scendendo sotto i 700 dollari.
La cultura sindacale. Inoltre, non va dimenticata una cultura interna molto più americana che europea, legata al particolare status della Tesla. L’azienda si considera ancora una sorta di startup e questo la rende molto attraente per specialisti già affermati. Al contempo, però, si determina un elevato “turnaround” tra i lavoratori più qualificati: un dipendente Tesla rimane al suo interno in media per 2-3 anni, la metà di quanto avviene, per esempio, alla Volkswagen. Non manca, infine, una differenza culturale sostanziale.
A Wolfsburg garantiscono una maggior stabilità lavorativa: gli attuali accordi sindacali prevedono salvaguardie fino al 2029. Alla Tesla, invece, la situazione è del tutto diversa e lo dimostra il fatto che i colloqui sulla rappresentanza sindacale con l’IG Metall non hanno finora avuto alcuno sviluppo positivo. Alla luce della cultura tedesca, molto improntata sul concetto di stabilità e di garanzie contrattuali, si tratta di un punto a sfavore difficilmente recuperabile per la Casa californiana, nonostante il suo ambiente di lavoro particolarmente attraente e stimolante, soprattutto per i giovani.
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