“Vede, basta la app per tirarla fuori dal posteggio. Si può fare tutta l’operazione dallo schermo del telefono”, spiega soddisfatto l’addetto. I dispositivi intelligenti che abbiamo in casa, poco importa che si tratti di un termostato o di una videocamera, sono gestibili via app. Per non parlare dei droni. E nessuno di questi può esser definito una novità. All’interno dell’abitacolo la prima cosa che colpisce è il tablet da 17 pollici messo in verticale fra passeggero e conducente, che ora si vede anche su alcuni modelli di Volvo e Renault. Il tettuccio, tanto per fare un esempio, si apre facendo scorrere il dito sul dorso dell’immagine del veicolo. Lo stesso vale per le temperature. Pochi gesti, tutti scontati, e la vettura è pronta. Del resto l’iPhone e i suoi cugini sono nati nel 2007, diventando di massa nel 2012. Ma quello delle autovetture è ancora in buona parte il regno delle manopoline, dei sistemi per l’intrattenimento di bordo che sono fatti di mille menù e dove perfino con una radio si deve perdere tempo per riuscire a impostarla. Con evidenti rischi di distrarsi per chi guida.
Gli schermi tattili della Tesla
Ci lasciamo alle spalle Piazza Gea Aulenti. La macchina è silenziosa ma meno di quel che ci si potrebbe aspettare. Niente marce e un’accelerazione che spezza il fiato. Ha otto telecamere, dodici sensori, un radar e due livelli di guida assistita, optional presenti su tutte le versioni e attivabili a caro prezzo via software. Il primo livello gestisce la velocità: la macchina frena o accelera fino all’andatura di crociera impostata a secondo se si hanno o meno macchine davanti. Il secondo livello si avvicina alla guida autonoma, alla quale la Tesla punta ma che non offre ancora né da noi né altrove. Una volta inserita, il veicolo curva da solo e segue l’andamento della strada. Se si inserisce la freccia sorpassa controllando prima di poterlo fare o rientra nella corsia. “Le mani devono restare sul volante, per legge”, si raccomandano alla Tesla. Già, anche perché la macchina apprende ogni piccolo dettaglio delle strade più le percorre. Manda le informazioni sul cloud, ma a meno che da quelle parti non sia già passata una Tesla, ogni tanto tende a sbandare leggermente. L’incidente mortale in California, sul quale Elon Musk è tornato a parlare molte volte, deve essere avvenuto a causa della “guida ibrida”: è facile distrarsi e mettersi a fare altro convinti che l’auto farà tutto quando non è ancora così.
“La guida autonoma è il vero futuro. Le Tesla di oggi sono invece il presente”, conferma l’azienda. Intanto però in borsa gli investitori le fiches le hanno già piazzate. Al Nasdaq il titolo, che ha esordito nel 2010 a 19 dollari, ha quasi raddoppiato il valore da novembre passando dai 180 dollari ai 350 attuali. Ford nello stesso periodo è passata da 12,5 a 11 dollari. La prima, malgrado una produzione irrisoria rispetto ai grandi nomi dell’auto, viene premiata per il ruolo che ha e ancor più per quello che potrebbe avere. La seconda ha licenziato il suo amministratore delegato, Mark Fields, colpevole di non aver saputo saltare sul carro del presente e di non esser riuscito a trovare l’accordo con Google. Lo hanno rimpiazzato con Jim Hackett. Viene da una divisione creata appena un anno fa chiamata, guarda caso, “Smart mobility”.
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