La variante brasiliana del covid reinfetta chi è guarito. Un’infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. Un primo caso è stato registrato anche in Gran Bretagna.
Un’infermiera brasiliana si è reinfettata con il virus Sars-Cov-2, con la nuova variante del Sud America, sollevando il timore che questa mutazione ostacoli l’immunità. La variante, che ha spinto il Regno Unito a vietare tutti i voli dal Sud America, è caratterizzata da una mutazione che potrebbe rendere il virus in grado di superare l’immunità sviluppata a seguito di una prima infezione con la versione del virus vecchia.
L’infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione Covid causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. I ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz, un istituto di scienza di Rio de Janeiro, hanno avvertito che le mutazioni sulla nuova variante potrebbero aumentare il rischio di reinfezione.
“Le evoluzioni virali possono favorire le reinfezioni“, spiegano gli esperti, sottolineando che le varianti individuate di recente “hanno sollevato preoccupazioni sul loro potenziale impatto sull’infettività”. A causa dei crescenti timori sulla variante sudamericana, il governo britannico ha bandito tutti i viaggi provenienti da Portogallo, Sud America, Panama e Capo Verde nel tentativo di proteggere la Gran Bretagna.
Il segretario ai trasporti Grant Shapps ha affermato di aver ampliato il divieto al solo Brasile per “ridurre il rischio di importare infezioni”. E il principale consigliere scientifico del Regno Unito, Sir Patrick Vallance, ha ammesso ieri sera che “non sappiamo per certo” come la nuova variante influenzerà i vaccini e l’immunità.
Il report della Fondazione Oswaldo Cruz afferma che la donna è stata infettata la prima volta il 26 maggio scorso e all’epoca aveva diarrea, dolori muscolari e debolezza generale. Ha assunto un farmaco per l’asma chiamato prednisone e si è ripresa in circa 3 settimane senza problemi. Successivamente, a ottobre si è ammalata di nuovo con sintomi simili – diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola – ed è nuovamente risultata positiva al coronavirus. Rispetto alla prima volta, le sue condizioni sono peggiorate e ha sviluppato difficoltà respiratorie, mancanza di respiro, dolori muscolari e insonnia.
Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni dei test positivi effettuati a maggio e a ottobre, hanno scoperto che l’ultimo presentava mutazioni ora note per essere una componente chiave della variante brasiliana. La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all’esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario “addestrato” a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione.
Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo. Gli anticorpi sono una parte del sistema immunitario che può paralizzare i virus o attaccarsi ad essi e segnalarli come bersagli per altri globuli bianchi “killer”.
In questo caso, la parte della proteina spike che viene modificata è chiamata “dominio di legame del recettore”, o RBD, che il virus utilizza per attaccarsi al corpo.
I ricercatori di Oswaldo Cruz hanno scritto: “L’analisi delle mutazioni ha dimostrato, per la prima volta, un caso di reinfezione con una variante virale che ospita la mutazione E484K, situata in un residuo chiave del dominio di legame del recettore, che sembra aumentare modestamente il legame tra la proteina Spike e il corpo”.
Gli scienziati hanno detto che il caso dell’infermiera è il primo di reinfezione con la variante. E suggeriscono che le differenze causate dalla mutazione alla proteina spike significano che l’immunità naturale sviluppata dal suo corpo dopo la prima infezione non è stata in grado di proteggerla dalla seconda.
La variante brasiliana è già nel Regno Unito. Lo ha confermato uno degli esperti di punta del Paese, la professoressa Wendy Barclay, dell’Imperial College di Londra, secondo la quale inoltre la mutazione rilevata in Brasile ha “due varianti” e solo di una per ora è stata accertata la circolazione in Gran Bretagna. Lo riporta il Daily Mail.
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