Una scoperta resa possibile da un’insolita collaborazione tra genetisti e neuroscienziati. “È uno dei primi risultati ottenuti in un nuovo campo di ricerca, la ‘genetica per immagini’, che mette in relazione le variazioni dei geni con quelle anatomiche e delle funzioni del cervello”, sottolinea Genevieve Konopka, della Southwestern University, una delle autrici della scoperta.
La ricerca puntava in particolare a identificare geni importanti per alcune funzioni cognitive complesse, come la memoria e l’apprendimento, partendo da una serie di studi precedenti che avevano evidenziato come in presenza di deficit cognitivi alcuni geni non funzionano normalmente. I ricercatori hanno sfruttato grandi banche dati di immagini del cervello e altri dati raccolti negli ultimi dieci anni su campioni di tessuto cerebrale, analizzando in particolare le molecole di Rna, che costituiscono un importante indicatore genetico. Oltre a questo, sono stati studiate scansioni cerebrali di persone epilettiche nell’atto di eseguire compiti di memorizzazione.
L’approccio ha permesso di identificare i geni che regolano la memoria nell’uomo. Il prossimo passo, sottolinea Konopka, è “capire se la stessa espressione dei geni possa guidare la memoria o sia un semplice riflesso dell’attività cerebrale necessaria alla formazione dei ricordi”.
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