Le droghe psichedeliche alterano la struttura dei neuroni. Alcuni composti allucinogeni agiscono sulla mente anche in senso fisico, aumentando le strutture che facilitano le connessioni tra cellule nervose: una proprietà dal potenziale terapeutico.
Il viaggio psichedelico innescato da alcune sostanze, come l’LSD, ha inizio con l’alterazione della struttura stessa dei neuroni, che sotto l’effetto di queste droghe aumentano le ramificazioni verso l’esterno e infoltiscono le connessioni (sinapsi) con altre cellule. La conferma di questa proprietà, più volte ipotizzata ma mai dimostrata direttamente prima d’ora, arriva da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell Reports, effettuato su colture cellulari e in alcuni esperimenti animali (ma non sull’uomo).
In particolare, le sostanze psichedeliche aumentano la densità dei dendriti, le fibre nervose che si ramificano “ad albero” a partire dal neurone, delle spine dendritiche (le piccole estroflessioni dei dendriti) nonché il numero di sinapsi, i punti di connessione tra neuroni. Questa loro caratteristica risulta particolarmente promettente per il trattamento di condizioni come ansia patologica, depressione e disturbo post traumatico da stress.
Appassiti. Recenti studi hanno infatti dimostrato che la depressione si manifesta attraverso cambiamenti strutturali e atrofia in alcune parti del cervello – come la corteccia prefrontale, un’area coinvolta nella regolazione dell’umore e nella gestione dell’ansia. Le cellule nervose non muoiono, ma i prolungamenti che fanno da ponte tra di esse, facilitandone la comunicazione, avvizziscono: ciò si osserva anche per altre condizioni come i disturbi d’ansia e quello da stress post traumatico, o nelle dipendenze da sostanze.
Risultati. Gli scienziati dell’Università della California, Davis hanno testato le proprietà di composti psichedelici di tre classi: anfetamine (tra cui l’ecstasy), triptammine (come la psilocibina e la dimetil-triptammina o DMT) ed ergoline (come l’LSD).
Sia nei modelli in vitro, sia negli studi su mosche e topi, tutte le sostanze hanno indotto nei neuroni cambiamenti strutturali anche più macroscopici di quelli provocati dalla ketamina, un farmaco anestetico usato negli ospedali che ha anche effetti psicotropi e che sembra stimolare la plasticità cerebrale.
Gli effetti antidepressivi di questo farmaco, che potenzia l’abilità dei neuroni di formare nuove connessioni, stanno destando interesse per le possibili applicazioni nei pazienti resistenti ai trattamenti tradizionali: lo studio dimostra che esistono anche altre sostanze con proprietà analoghe.
Non ci si aspetta che le droghe allucinogene diventino regolarmente prescritte per curare la depressione: ma se riusciamo a capire come agiscono, potrebbe nascere una nuova classe di farmaci che funziona in modo analogo.
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