Un concentrato di tecnologia in 4 grammi di peso, è il microsatellite per voli interstellari. Lanciato un mese fa in orbita terrestre, sembra funzionare correttamente: pesa solo 4 grammi ma in futuro potrebbe approdare su Alpha Centauri.
Il progetto di lanciare verso Alpha Centauri astronavi grandi come francobolli sospinte da vele solari ha compiuto, in sordina, un piccolo passo avanti. Il 23 giugno la Breakthrough Starshot – questo il nome dell’iniziativa co-sviluppata da Stephen Hawking – ha inviato in orbita i sei satelliti più piccoli mai inviati nello Spazio. I dispositivi poco più grandi di francobolli, chiamati Sprites, sono stati lanciati da un razzo indiano.
Due erano attaccati ai lati di due satelliti più grandi, il Latvian Venta e l’italiano Max Valier. Gli altri 4 dovrebbero essere rilasciati direttamente in orbita dal Max Valier una volta che questo riuscirà a mettersi in comunicazione sulla Terra (finora non ce l’ha fatta). L’altro Sprite che ha preso un “passaggio” ha invece inviato un segnale, un evento che Zac Manchester, a capo della missione presso l’Università di Harvard, considera un successo.
PICCOLI MA EFFICIENTI. Ogni Sprite pesa circa 4 grammi e misura 3,5 cm per lato. Nonostante le dimensioni ridotte, i microsatelliti contengono un processore, pannelli solari, un magnetometro, un giroscopio e una radio per le comunicazioni. Il tutto per un costo decisamente contenuto: circa 25 dollari l’uno (21 euro), il che li rende abbordabili anche per missioni rischiose.
ROAD MAP. Entro un decennio, gli Sprites potrebbero essere utilizzati in flotte per studiare atmosfera e campo magnetico terrestre. Il passo successivo sarà sfruttarli per l’esplorazione di altri pianeti, in compiti rischiosi per i quali, ora, non verrebbe in mente di immolare una costosa astronave.
Nell’arco del secolo una versione avanzata degli Sprites, un’astronave in miniatura chiamata StarChip, sospinta da una vela a impulsi laser, potrebbe intraprendere un viaggio verse stelle vicine a una velocità massima pari a un quinto di quella della luce.
In questo modo, arriverebbe su Alpha Centauri in poco più di 20 anni, e potrebbe restituirci immagini dei suoi esopianeti (come Proxima b). Gli ostacoli da superare sono ancora molti – non ultimo, la degradazione delle astronavi in viaggi così lunghi – ma le premesse sono incoraggianti.
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