Antartide. Dal permafrost emissione di grandi quantità di gas serra causata dal riscaldamento globale. Un recente studio è stato condotto in Antartide nell’ambito del Progetto SENECA.
Un recente studio condotto sulle zone peri-costiere dell’Antartide, in particolare nelle McMurdo Dry Valleys, ha evidenziato come il riscaldamento globale sia la causa dei fenomeni di degassamento, ovvero del rilascio di grandi quantità di gas serra dal permafrost, il suolo perennemente ghiacciato ma non coperto dalla calotta glaciale antartica, in atmosfera. Lo studio, condotto nell’ambito del Progetto SENECA (SourcE and impact of greeNhousE gasses in AntarctiCA), è stato effettuato dall’INGV, il GNS Science (Nuova Zelanda), l’Università di Otago (Nuova Zelanda), l’Università di Oslo (Norvegia), l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Padova e l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IGAG).
Alessandra Sciarra, ricercatrice dell’INGV, ha spiegato che le zone dell’Antartide note come McMurdo Dry Valleyd situate nel settore orientale, a circa 100km dalla base americana di MCMurdo e neozelandese Scott Base, costituiscono la più estesa area priva di ghiaccio del continente antartico dove la scarsissima umidità, le temperature gelide (tra -14°C e -30°C) e venti a oltre 300km/h hanno generato uno degli ambienti più estremi del Pianeta.
Nelle zone antartiche il fenomeno non era ancora stato approfondito, a differenza dell’emisfero settentrionale, dove recenti studi hanno rilevato che la stabilità del permafrost ha un ruolo importante nell’attuale ciclo del carbonio, dal momento che può intrappolare considerevoli quantità di gas serra. Il riscaldamento globale causa una maggiore fusione del permafrost, con il conseguente rilascio in atmosfera di grandi quantità di gas serra, tra cui la CO2.
Livio Ruggiero, ricercatore INGV ha spiegato inoltre che ‘in Antartide, le McMurdo Dry Valleys rappresentano circa il 10% del suolo deglaciato dell’intero continente e, così come avviene per le regioni polari del nord, tendono a scaldarsi, anche se più lentamente. Durante l’estate australe del 2019/2020, è stata effettuata la prima campagna geochimica estensiva su una superficie di circa 22 km quadrati nella Taylor Valley.
L’indagine ha permesso la misura in superficie della concentrazione di un’ampia gamma di gas, tra cui anidride carbonica, metano e idrogeno, nel suolo e del flusso di CO2 al fine di identificare le vie preferenziali di risalita per i fluidi profondi e valutarne i meccanismi di migrazione’.
‘Confrontando questi dati con i pochi dati pregressi a disposizione è stato osservato un incremento nel flusso dell’anidride carbonica, stimato in circa 15 tonnellate al giorno su un’area di 21,6 km quadrati. L’emissione di CO2 calcolata durante il periodo estivo è circa 448,5 tonnellate al mese per l’intera area’, prosegue Livio Ruggero.
‘Nelle Dry Valleys la degradazione del permafrost causata del riscaldamento globale favorisce i fenomeni di degassamento che potrebbero non limitarsi soltanto alla Taylor Valley, ma estendersi anche lungo gli oltre 24000 km di costa del continente antartico. I risultati della ricerca hanno evidenziato la necessità di effettuare ulteriori indagini per valutare le emissioni di gas serra in regioni caratterizzate dalla presenza di permafrost. Questo lavoro ha prodotto inoltre una mappa delle emissioni di CO2 che potrà costituire un punto di partenza per future ricerche finalizzate al monitoraggio delle emissioni di gas serra rilasciati dal permafrost antartico’, conclude Livio Ruggiero.
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