Dalla NASA una smentita ai negazionisti del riscaldamento globale

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Le proiezioni della Nasa sul clima del futuro. Lo studio di tutte le serie di dati di cui disponiamo sulle temperature di superficie della Terra, da quelle storiche alle più recenti rilevazioni satellitari, confermano ciò che è davanti agli occhi di tutti: il pianeta si riscalda molto più del dovuto.

La raccolta e l’analisi delle informazioni di temperatura sulla superficie della Terra (oceani e terraferma) è un lavoro imponente: le misurazioni sono effettuate da qualcosa come 6.300 stazioni di ricerca, stazioni meteorologiche, navi e boe metereologiche sparse in tutto il Pianeta. È una enorme mole di dati a disposizione anche di ricercatori e istituzioni scientifiche, come il NOAA (U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration) e il Goddard Institute for Space Studies (Nasa), che elaborano queste informazioni anche per “aggiornare” il valore della temperatura media globale della Terra.

Nasa e NOAA fanno una valutazione completa dei dati in quello che si chiama GISS Surface Temperature Analysis (GISTEMP), sistema che tra l’altro vanta anche una (minore) serie di dati già a partire dal 1880: l’analisi più recente mostra senza possibilità di errore che il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato (il più caldo dal 1880 è stato il 2016), e che il mese di aprile 2019 è risultato, a livello globale, il “secondo aprile” più caldo di sempre.

Grafico riepilogativo delle serie storiche delle temperature per il solo mese di aprile dal 1880 a oggi: terraferma e oceani (media), solo oceani, solo terraferma. | Nasa / NOAA
Grafico riepilogativo delle serie storiche delle temperature per il solo mese di aprile dal 1880 a oggi: terraferma e oceani (media), solo oceani, solo terraferma. | Nasa / NOAA

Lo studio è condotto su dati estremamente precisi (cosa che avvalora anche i modelli utilizzati per le proiezioni del clima futuro) e porta a un errore massimo inferiore a un ventesimo di grado: un risultato importante, che toglie “argomentazioni” ai negazionisti del cambiamento climatico antropico in atto – anche considerando alcune deboli obiezioni, come il metodo con cui le misure sono state collezionate nel corso del tempo (ovvio, dato che si è iniziato a misurare e raccogliere le temperature in modo sistematico oltre 100 anni fa, quando non esistevano computer, satelliti, internet…), il metodo di uniformazione delle misure (stesse considerazioni) e la non omogenea copertura del pianeta con un numero adeguato di moderne stazioni meteorologiche (ragion per cui per alcune regioni del mondo sono necessarie anche interpolazioni sui dati).

Secondo <a title="focus.it - L'IPCC lancia l'allarme in un Rapporto Speciale" href="https://scienzamagia.eu/ambiente-territorio/a-parigi-e-stato-presentato-un-rapporto-sullo-stato-di-salute-del-pianeta/">l'ultimo Rapporto dell'IPCC</a>, per "limitarci" a +1,5 °C le emissioni globali di gas serra andranno tagliate del 45% entro il 2030.<span class="ACopy"> | Shutterstock
Secondo l’ultimo Rapporto dell’IPCC, per “limitarci” a +1,5 °C le emissioni globali di gas serra andranno tagliate del 45% entro il 2030. | Shutterstock

Non c’è, insomma, alcun dubbio: la Terra si sta scaldando, e il ruolo delle attività umane (in sintesi: le emissioni di gas serra) nell’incremento e nell’accelerazione del fenomeno non può più essere messo in discussione.

Una mappa globale dei trend di innalzamento del livello dei mari. | Esa
Una mappa globale dei trend di innalzamento del livello dei mari. | Esa

Altri, nuovi strumenti di misura. Un’ulteriore conferma, se ancora servisse, viene dalle misurazioni condotte dalla Nasa con gli strumenti del satellite Aqua Earth, che misurano la temperatura della superficie del pianeta utilizzando sensori a infrarossi (in pratica, prende la temperatura della “pelle” della Terra dallo Spazio). Questi dati sono disponibili “solo” dal 2003, da quando cioè il satellite è diventato operativo, ma il confronto delle due serie di dati, quelli del satellite e del GISTEMP, conferma in pieno la validità di questi ultimi. «È una grande soddisfazione avere le certezza che i dati che raccogliamo e le previsioni sugli scenari futuri sono affidabili», commenta Gavin Schmidt (Goddard Institute for Space Studies): «naturalmente, siamo molto meno soddisfatti per quello che i dati stessi ci dicono».

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