Cambiamenti climatici e rallentamento della corrente del Golfo

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La corrente del Golfo mai così debole negli ultimi mille anni. Ed è un problema. Le conseguenze climatiche di queste variazioni della corrente atlantica possono essere serie: si potrebbe avere un innalzamento del livello del mare sulle coste orientali degli Stati Uniti e un moltiplicarsi degli eventi climatici estremi in Europa. Lo studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research e dell’Irish Climate Analysis Unit della Maynooth University.

La Corrente del Golfo sta rallentando dalla metà del diciannovesimo secolo e non è mai stata, nell’ultimo millennio, così debole come oggi. Considerando la portata di questa corrente, che muove oltre 20 milioni di metri cubici di acqua al secondo, cento volte la portata del Rio delle Amazzoni, e la sua importante funzione di redistribuzione del calore sul nostro pianeta, spostando acqua calda dall’equatore verso nord e acqua più fredda e profonda da nord verso sud, le implicazioni sono serie: si potrebbe avere un innalzamento del livello del mare sulle coste orientali degli Stati Uniti e un moltiplicarsi degli eventi climatici estremi in Europa. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato su Nature Geoscience da ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research e dell’Irish Climate Analysis Unit della Maynooth University.

La corrente del Golfo mai così debole negli ultimi mille anni. Ed è un problema“Le misurazioni continue sulla corrente del Golfo sono iniziate soltanto nel 2004, ma in questo studio siamo riusciti a ricostruire i cambiamenti nell’ultimo millennio incrociando tutta una serie di dati che la comunità scientifica ha capito solo di recente come utilizzare” spiega a Green&Blue Levke Caesar, ricercatrice della Maynooth University e coautrice dello studio. “Solo per fare un esempio: la dimensione dei granelli che fanno parte dei sedimenti sui fondali oceanici ci dà indizi sulla velocità della corrente nei vari periodi corrispondenti agli strati sovrapposti: se si estrae una “carota” di sedimenti dal fondale marino, la presenza di granelli più grandi in un certo strato indica che in quel periodo la corrente era più veloce, perché riusciva a trasportare anche quelli”.

Il rallentamento della corrente del Golfo ha un inizio: “All’incirca la metà del diciannovesimo secolo, e poi c’è un incremento nel rallentamento a metà del ventesimo secolo. Per arrivare all’ultimo decennio, nel quale si tocca il minimo della velocità stimata negli ultimi 1.000 / 1.600 anni” spiega Caesar.

“Il primo rallentamento, quello intorno al 1850, coincide con la fine della cosiddetta “piccola era glaciale”, periodo in cui l’Europa è stata particolarmente fredda. Tra le cause di questo fenomeno potrebbe esserci in parte l’attività umana della rivoluzione industriale, ma potrebbero anche esserci cause naturali legate all’incremento dell’attività vulcanica: questo ancora non è chiaro. È molto più probabile l’impatto del riscaldamento globale da attività antropogeniche nel rallentamento che vediamo a metà del ventesimo secolo”.

L’incremento nello scioglimento dei ghiacci artici e il riscaldamento delle acque di superficie al Nord rallenta infatti uno dei “motori” della corrente del Golfo, ovvero lo spostamento di acqua fredda e profonda verso Sud. “La Corrente funziona così: c’è una massa di acqua calda e salata che arriva dall’Equatore nei mari nordici, dove si raffredda, diventa più densa e pesante e scende verso gli strati più profondi. A quel punto, per il principio di conservazione della massa, deve andare da qualche parte: e torna verso Sud” spiega Caesar. “Ora: se nei mari nordici a questo meccanismo si aggiunge acqua proveniente dai ghiacciai disciolti e pioggia, l’acqua di superficie arrivata dal Sud diventa meno densa e meno pesante, che andrà meno rapidamente verso il fondale. E tutto il meccanismo si rallenta”.

Sugli effetti c’è già qualche idea. “Alcuni modelli climatici suggeriscono che potremo avere tempeste invernali più frequenti e più forti nell’Europa nordoccidentale” spiega Caesar. “I modelli suggeriscono che se il riscaldamento globale continua, la Corrente del Golfo potrebbe rallentare fino al 45% entro l’anno 2100. Questo rallentamento fa sì che ad arrivare al Nord sia acqua meno calda e meno salata. E il sale è utile a far diventare più densa – e pesante – l’acqua che al Nord deve inabissarsi per tornare verso Sud. Se questo meccanismo si esaspera, può instaurarsi un circolo vizioso tale che anche fermando il riscaldamento globale non si riuscirà a impedire l’ulteriore rallentamento della Corrente del Golfo. E il clima, così, diventerebbe sempre più instabile”.

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