Bisessualità e “sesso incerto” diagnosticati spesso alla nascita

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Bambini e adolescenti dal “sesso incerto”: in aumento i casi. Il sesso incerto esiste, ha reali basi biologiche. E i giovanissimi che ne fanno parte vanno aiutati in un lungo percorso, medico e culturale. Perché identità e genere non sono solo due. E possono cambiare nel corso della vita.

Uomo, donna. Due sessi, due generi. Il mondo forse sarebbe più semplice se fosse così, rigidamente binario. Ma con buona pace di chi vede la realtà in bianco e nero, nella sessualità il ventaglio di possibilità è parecchio più ampio e variegato. E anche fluido, tanto che qualche anno fa pure Umberto Veronesi si era spinto a dire che in futuro saremo sempre più bisessuali: in un mondo dove i ruoli sociali e familiari cambiano e sono sempre più sfumati fra maschile e femminile, pure i sessi e i generi diventano meno “netti”, era la tesi dell’oncologo.

Cambiamenti culturali

Un uomo che non deve più essere cacciatore per sopravvivere avrà meno testosterone in circolo, una donna che tira fuori le unghie per farsi rispettare in ufficio produrrà meno estrogeni: dati di fatto socio-biologici che, secondo Veronesi, sotto la spinta selettiva dei cambiamenti culturali ci stanno portando verso una sessualità meno rigida e polarizzata, dove anche le classiche regole dell’attrazione non valgono più. L’età postmoderna liquida sta aprendo le porte a una biologia altrettanto fluida?

Sesso incerto

Cambiamenti culturaliDi sicuro il “sesso incerto” esiste: dipende dai disturbi della differenziazione sessuale, in cui l’aspetto dei genitali può essere ambiguo fin dalla nascita o alla pubertà. Qualche tempo fa alcuni dati avevano segnalato una crescita del numero dei neonati “dal sesso incerto” e secondo l’Intersexual Society of North America questi disturbi, provocati da anomalie cromosomiche, riguardano un bambino su 1500; piccoli che in passato, nella fretta di attribuire un sesso biologico, spesso erano “forzati” nell’uno o l’altro (spesso al femminile, perché l’intervento chirurgico di rimozione di un abbozzo di pene è più facile) senza andar troppo per il sottile.

Si fanno più diagnosi

Ma i casi sono davvero in aumento? «No, ma di certo si fanno più diagnosi: oggi li riconosciamo meglio e c’è più sensibilità. Anche, per fortuna, nella gestione: si tratta di situazioni molto complesse» risponde Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria. «Un importante aiuto nella caratterizzazione sessuale è possibile grazie alla medicina di genere, che scientificamente evidenzia le peculiarità del maschio e della femmina persino nella personalizzazione delle terapie».

Riassegnazioni

Si fanno più diagnosi«Abbiamo molte possibilità tecniche per aiutare questi bambini e ragazzi, ma non bisogna mai dimenticare il rispetto per la persona e le sue scelte. Compierle in età evolutiva è difficile, per questo servono percorsi interdisciplinari che includano psicologi, eticisti, sociologi e così via». Non è il caso insomma di essere frettolosi nell’assegnazione del genere alla nascita, se i caratteri sessuali sono incerti: è stato provato che decidere dall’esterno e in modo arbitrario quel che si ritiene giusto per il neonato porta spesso a “riassegnazioni” del sesso in età adulta, segno che la scelta non era stata poi così azzeccata.

Non solo uomini e donne

Se quindi la biologia prevede l’intersessualità, sebbene non si tratti di un fenomeno in aumento, dobbiamo davvero imparare a vedere uno spettro di possibilità e non solo uomini e donne, perché «l’intersessualità è una condizione biologica in cui gonadi, cromosomi, caratteri sessuali secondari non rientrano nelle tipiche caratteristiche maschili/femminili. La necessità di correggere queste situazioni diverse dal consueto ha portato nel tempo a una medicalizzazione eccessiva, che però oggi le persone intersessuali stanno contestando, nel tentativo di ridurle al minimo indispensabile» spiega Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma e presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica.

Biologia sessuale

Biologia sessualeQuesto perché chi nasce intersex deve avere il tempo di crescere e trovare la sua dimensione; tuttavia accettare una biologia sessuale diversa dal consueto può essere complicato, perché nonostante i tanti passi avanti degli ultimi decenni (fino a non molto tempo fa l’intersessualità non era contemplata come uno stato possibile, ma una patologia e basta), società e cultura propongono tuttora solo categorie in rosa o azzurro, che però descrivono solo la maggioranza dei casi.

Una società senza pregiudizi

Ma come affrontare l’infanzia e l’adolescenza di un bimbo intersex? «L’intersessualità, più che alla persona, crea disagio a chi è intorno» risponde Rossi. «Innanzitutto ai genitori, che spesso si chiedono se intervenire per dare al figlio una presunta migliore qualità di vita. Sono loro a dover essere accompagnati durante il percorso di crescita, per lasciare che la persona intersessuale trovi la sua strada in merito all’orientamento sessuale e all’identità di genere, decidendo da grande se e come intervenire sul corpo. Anche la scuola può essere coinvolta, con l’obiettivo di osservare e accompagnare. La sofferenza più grande deriva dall’invisibilità della condizione intersessuale, quindi dallo stigma e dal pregiudizio determinato da questa “incertezza”. Le categorie di sesso e genere non sono due, e possono anche cambiare nel corso della vita: questo spaventa i benpensanti».

La libertà di essere se stessi

Bambini e adolescenti dal "sesso incerto": in aumento i casi«Dovremmo uscire dai nostri pregiudizi per far sì che la vera identità sessuale delle persone si manifesti» aggiunge Nicla Vassallo, docente di filosofia teoretica all’università di Genova e autrice di La Donna non esiste. E l’Uomo? Sesso, genere e identità (Codice Ed.). «Non è semplice, ma a volte per vivere davvero dovremmo avere il coraggio di uscire da un’identità che spesso ci è stata costruita addosso. Il contesto in cui si vive influisce sulla possibilità di avere una reale libertà di espressione di sé e i genitori possono fare tanto, se riescono a essere sensibili e di mente aperta: è fondamentale non far sentire ragazzi e ragazze degli outsider. Le differenze non vanno annullate o tacitate».

Ferite profonde

Resta da capire se siamo pronti ad abbandonare le categorie uomo/donna, etero/omosessuale. «Abbiamo molta più libertà di espressione che in passato, ma non sempre questa corrisponde a una vera soddisfazione personale. Nel cuore di tanti, dopo un percorso per affermare il sesso o genere che si sente proprio, restano ferite profonde» conclude Rossi.

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