Un miliardo di euro per dismettere il nucleare italiano

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Nucleare: via allo smantellamento dei reattori di Trino e Garigliano. Col nuovo piano industriale 2020-2025 di Sogin si accelera l’opera di decomissioning: previsti lavori per 900 milioni di euro (+144%). Ancora nessuna decisione sul nuovo deposito nazionale. L’ad Fontani: noi pronti, ma decide il governo.Via allo smantellamento dei vecchi reattori nucleari delle centrali di Trino Vercellese e del Garigliano. Lo prevede il nuovo piano industriale della Sogin, la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. In particolare la società guidata dall’ad Emanuele Fontani ha messo in programma «avanzamenti nel decommissioning per oltre 900 milioni di euro, con un picco di attività nel biennio 2022-2023» dovuto, appunto, all’avvio dei lavori nei due siti piemontese  e campano ed alla realizzazione del Complesso Cemex a Saluggia.

Per la società la nuova pianificazione consentirà di raggiungere gli obiettivi previsti dal nuovo Piano a Vita Intera e una crescita del valore medio delle attività, dai 62 milioni di euro registrati nel periodo 2013-2019 ai 151 milioni di euro nell’arco di Piano (+144%).

Nucleare via allo smantellamento dei reattori di Trino e Garigliano«Il nuovo piano Industriale del Gruppo Sogin – spiega Fontani – punta a migliorare le nostre performance nel decommissioning nucleare e a integrare i principi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica nei nostri processi industriali e produttivi, in un’ottica di economia circolare e di valorizzazione delle competenze distintive del Gruppo” e quindi “ci consentirà, inoltre, di accrescere il nostro presidio a servizio del Paese nel settore del decommissioning e delle riqualificazioni ambientali. Sono certo – aggiunge l’ad – che le donne e gli uomini Sogin, tecnici altamente qualificati, sapranno rispondere con professionalità e determinazione alle sfide che ci attendono nei prossimi anni».

Fontani parla anche del nuovo deposito nazionale su cui l’Italia, a causa delle non decisioni degli ultimi governi che si sono succeduti, sconta un significativo ritardo. «Il deposito nazionale rimane un punto interrogativo, noi rimaniamo un braccio dei ministeri che decidono. Non siamo la testa pensante, l’Italia deve decidere su quando presentare il piano, la non decisione può portare dei problemi” sostiene l’ad di Sogin. «Una data? Se si decidesse oggi potrebbe essere pronto per il 2029, ma tecnicamente manca l’elemento essenziale che è dove viene realizzato. Abbiamo monitorato all’estero e siamo pronti per un deposito nazionale ed essere veloci a realizzarlo». Più in generale per Fontani  «bisogna ottimizzare i processi produttivi, noi abbiamo cercato di capire cosa fanno gli altri. Il confronto con le centrali nucleari comparabili con quelle gestite dal Gruppo Sogin mostra che le stime dei costi di decommissioning per le centrali italiani sono comparabili con quelle estere».

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