Gertler e O’Gorman hanno analizzato i dati climatici e meteorologici globali registrati dagli anni settanta, ottenuti sulla base di osservazioni sia da terra sia da satellite, ottenendo per le regioni dell’emisfero settentrionale comprese fra i 20° e gli 80° di latitudine una mappa della situazione climatica e meteorologica ad alta risoluzione.
Grazie a un sofisticato algoritmo, hanno quindi stimato le quantità di energia disponibile nell’atmosfera nelle varie regioni in funzione della temperatura e dell’umidità.
L’analisi dei risultati ha mostrato che il riscaldamento globale ha un duplice effetto alle diverse scale atmosferiche.
Particolarmente significativo è apparso l’effetto sulle formazioni cicloniche estive alle medie temperature. Questi sistemi di bassa pressione, che generano rapidi cambiamenti di temperatura e umidità lungo i loro fronti, sono alimentati dalla differenza di temperatura media tra le latitudini settentrionali e quelle meridionali.
Poiché negli ultimi decenni l’Artico si è riscaldato più velocemente del resto della Terra, questa differenza si è ridotta, riducendo così l’energia disponibile nell’atmosfera per lo spostamento delle immense aree cicloniche dalle regioni oceaniche dove si formano verso le aree continentali.
I ricercatori hanno calcolato che dal 1979 al 2017 l’energia disponibile per questi spostamenti è diminuita del 6 per cento circa. Questa energia, ovviamente, non va “persa” e, insieme al surplus energetico legato al riscaldamento globale, va ad alimentare i movimenti convettivi dell’atmosfera su scala regionale e locale, che possono manifestarsi, per esempio, sotto forma di temporali.
Secondo i calcoli di Gertler e O’Gorman, nel 2017 i fenomeni meteorologici locali hanno avuto a disposizione il 13 per cento di energia in più rispetto al 1979.
STUNNING video of a downburst skimming the mountains in Austria.
Pubblicato da AMHQ su Mercoledì 13 giugno 2018
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