Cura per l’anemia falciforme grazie all’editing genetico CRISPR

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Approvato per la prima volta un farmaco basato sulle “forbici molecolari” CRISPR. Nel Regno Unito un trattamento basato sulla CRISPR sarà usato contro i sintomi più debilitanti di due malattie del sangue a carattere ereditario.

Giovedì 16 novembre 2023 il Regno Unito ha autorizzato per la prima volta al mondo un farmaco basato sull’uso delle forbici molecolari CRISPR. Il trattamento, sviluppato dalla Vertex Pharmaceuticals di Boston e dalla Crispr Therapeutics of Switzerland, si chiama Casgevy ed è indirizzato ai pazienti che soffrono di due malattie genetiche del sangue, l’anemia falciforme e la beta-talassemia. Il medicinale servirà a prevenire gli episodi di dolore lancinante nei pazienti con anemia falciforme che non possono sottoporsi ad altre terapie, e ad evitare la necessità di trasfusioni di sangue mensili in chi è affetto da beta-talassemia.

Le malformazioni dell'emoglobina tipiche dell'anemia falciforme: illustrazione medica. ShutterstockDi quali malattie parliamo? L’anemia falciforme e la beta-talassemia (o anemia mediterranea) sono malattie ereditarie del sangue molto gravi che interessano l’emoglobina, una proteina presente nei globuli rossi fondamentale per il trasporto dell’ossigeno.

Nella prima condizione, la mutazione di un gene che regola la produzione di emoglobina causa una malformazione dei globuli rossi, che assumono una forma a falce e diventano viscosi, formando aggregazioni e ostacolando il normale flusso sanguigno.

Tra le conseguenze di questa malattia, che interessa soprattutto le popolazioni di origine africana e caraibica, ci sono crisi dolorose causate dall’ostruzione del flusso sanguigno da parte dei globuli malati.

La beta-talassemia, più diffusa nelle aree che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, è causata da una mutazione genetica che causa una distruzione precoce dei globuli rossi, la scarsità di emoglobina e quindi un calo di ossigenazione del sangue. Poiché la malattia può causare gravi forme di anemia (carenza di ossigeno per i bisogni dell’organismo), i pazienti si devono spesso sottoporre a trasfusioni di sangue ogni 3-5 settimane per ritornare a valori accettabili.

semaforo verde. L’agenzia di regolamentazione dei farmaci e dei prodotti sanitari del Regno Unito ha approvato la terapia per i pazienti di 12 anni o più affetti dalle due condizioni, “dopo una rigorosa valutazione della sicurezza, della qualità e dell’efficacia del farmaco”. L’approvazione è condizionale e ha la durata di un anno, durante il quale le aziende produttrici dovranno continuare a fornire dati sulla sicurezza e l’efficacia. Si stima che circa 2000 persone siano eleggibili per il trattamento nel Regno Unito, e analoghe valutazioni sono in corso anche in Europa e Stati Uniti.

Non un farmaco tradizionale. Il Casgevy ha l’obiettivo di ripristinare la normale produzione di emoglobina, ma si tratta di una terapia complessa e invasiva. Il trattamento prevede un prelievo di cellule staminali dal midollo osseo del paziente, l’invio delle cellule a un laboratorio dove con la tecnica CRISPR viene attivato un gene che produce una versione funzionante di emoglobina, una chemioterapia per eliminare le cellule anomale nel paziente e prepararlo a quelle mutate e, dopo la loro reinfusione, un mese in ospedale in attesa che le staminali mutate si installino e comincino a produrre emoglobina sana.

Un’altra qualità di vita. Nei trial effettuati finora, 45 pazienti con anemia falciforme hanno ricevuto la terapia ma solo 29 sono stati seguiti per almeno 18 mesi. Di questi, 28 si sono liberati delle crisi di dolore per almeno un anno dopo l’infusione. Poiché la CRISPR apporta modifiche permanenti al DNA si pensa che i risultati possano essere duraturi.

In un secondo studio clinico, 54 pazienti con beta-talassemia si sono sottoposti alla terapia. Dei 42 che sono stati seguiti nel lungo periodo, 39 non hanno avuto bisogno di trasfusioni per almeno un anno, e gli altri hanno visto ridurre il bisogno di trasfusioni del 70%.

Non per tutti. Per avere accesso al trattamento, i pazienti devono essere rimasti senza altre opzioni terapeutiche. Per l’anemia falciforme una cura c’è, ma si tratta del trapianto di midollo osseo, un’opzione che richiede un donatore compatibile e realizzabile solo per il 20% dei pazienti.

Tra le criticità del Casgevy c’è poi l’aspetto economico: la terapia si preannuncia estremamente onerosa e deve essere effettuata in strutture specializzate, una possibilità da cui – almeno per quanto riguarda l’anemia falciforme – sarebbero automaticamente esclusi i pazienti del Sud del Mondo che più ne avrebbero bisogno.

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