
Un’altra tendenza positiva è il calo del fatturato delle ecomafie che si attesta a quota 13 miliardi di euro (meno 32% rispetto all’anno precedente) grazie soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e al lento ridimensionamento del mercato illegale. Ma aumentano i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti e gli incendi, che hanno devastato più di 27 mila ettari.
Sono queste le tendenze registrate da Ecomafia 2017, il rapporto di Legambiente edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat e Novamont. Per leggere il segno positivo bisogna decifrare le novità all’interno di numeri che restano allarmanti. Nella classifica regionale degli illeciti la Campania è sempre in testa (mentre il Lazio è la prima regione del centro Italia e la Liguria è la prima del Nord). E su scala provinciale domina Napoli (1.361 infrazioni), seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811). Ma il peso delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso passa dal 48% del 2015 al 44% del 2016. E l’efficacia delle indagini aumenta.
“La legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto”, osserva Rossella Muroni, presidente di Legambiente. “Ora è importante proseguire su questa strada investendo sulla formazione del personale incaricato dei controlli e sulle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Che il percorso verso la legalità sia ancora lungo lo dimostra il peso della corruzione, un fenomeno di prima grandezza: le due regioni più colpite sono il Lazio e la Lombardia, seguite da Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Inoltre, anche se calano i reati del ciclo illegale del cemento, restano 17 mila le costruzioni abusive nel 2016.
I segnali dunque restano contrastanti. Da una parte si moltiplicano le best practises come la campagna #unsaccogiusto – testimonial l’attore di Gomorra Fortunato Cerlino, alias il boss Pietro Savastano – che ha lanciato l’allarme contro gli shopper taroccati: un fenomeno che comporta una perdita economica netta per la filiera legale dei sacchetti compostabili pari a 160 milioni di euro, oltre a 30 milioni di evasione fiscale a danno dell’intera collettività. Dall’altra l’economia circolare resta penalizzata a vantaggio delle cosche che speculano sui ritardi legislativi: aumentano i reati connessi alla gestione dei rifiuti (nel 2016 sono stati 5.722, con una crescita di quasi il 12%). E aumentano le persone denunciate (quasi 16 al giorno, +18,5%), gli arresti (118, +40%), i sequestri di merce (2.202). I Paesi esteri coinvolti sono saliti a 37 (15 europei, 13 africani, 8 asiatici, 1 americano).
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