Nuovo materiale inorganici N2116 per le batterie al litio

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L’intelligenza artificiale ha scoperto un nuovo materiale che potrebbe sostituire il litio. 80 ore per scoprire un nuovo materiale che potrebbe limitare l’uso del litio nelle batterie. Grazie all’intelligenza artificiale e all’high-performance computing (Hpc, un sistema che combina più elaboratori), Microsoft e il Pacific Northwest National Laboratory (Pnnl) hanno polverizzato il tempo necessario a eseguire una ricerca di questo tipo. Stando ai due enti, in quei tre giorni e mezzo sono stati condensati 20 anni di lavoro umano.

Batterie
L'intelligenza artificiale ha scoperto un nuovo materiale che potrebbe sostituire il litio Turbo-analisi. Il sistema ha testato virtualmente oltre 32,6 milioni di materiali inorganici e ne ha individuati 18 che potevano affiancare o sostituire il litio nella produzione di batterie. Poi gli umani hanno ridotto questo numero a uno, un elettrolita a stato solido (chiamato N2116) che utilizza sia gli ioni di sodio che gli ioni di litio: una soluzione finora considerata impossibile.

Il prototipo. A quel punto, i ricercatori di Microsoft e del Pnnl hanno sintetizzato il nuovo materiale e lo hanno utilizzato per realizzare dei prototipi di batterie funzionanti. Finora sono riusciti ad alimentare una lampadina e il prossimo passo sarà capire come si comportano questi accumulatori in un contesto reale, ovvero capirne non solo la fattibilità produttiva ed economica ma anche l’efficacia, la durabilità e la sicurezza. Anche in questi casi l’IA darà una mano, rielaborando enormi quantità di dati che per l’uomo sarebbero semplicemente impossibili.

L’oro bianco. Allo stato attuale, si pensa che N2116 potrebbe abbattere del 70% l’uso di litio nelle batterie. Ed è questo il punto. In un mondo che va verso l’elettrico, l’oro bianco (com’è stato ormai ribattezzato) si sta rivelando sempre più cruciale ma presenta numerosi problemi. La sua presenza sul pianeta è scarsa ed estrarlo comporta alti costi a livello ambientale e sociale: emissioni di anidride carbonica, grandi quantità di acqua e scorie minerarie. In più, la produzione è concentrata in poche parti del mondo (Australia, Cile e Cina pesano per il 90% a livello mondiale) e si calcola che, ai ritmi attuali, ne servirà sempre di più, per una crescita prevista che andrà dal 20 al 50 per cento in dieci anni.

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