L’estinzione dei dinosauri? “Tutta colpa del meteorite, i vulcani non c’entrano”. Uno studio pubblicato su Science porta nuove prove a sostegno dell’impatto con un asteroide o una cometa che ha inncescato la quinta estinzione di massa. Gli effetti delle emissioni dei vulcani sarebbero infatti molto precedenti all’evento.
Il “colpevole” è il meteorite. I maggiori indiziati per la quinta estinzione di massa, quella che spazzò i dinosauri assieme a via tre quarti delle forme di vita sulla Terra, sono sempre stati due. E anche se i maggiori sospetti, da diversi anni, pendono sullo spettacolare impatto di un bolide che colpì la Terra 66 milioni di anni fa, un’altra ipotesi, meno popolare, attribuisce a un’eccezionale attività vulcanica l’evento conosciuto come estinzione del Cretaceo-Paleocene. Un nuovo studio, pubblicato su Science, da un nutrito gruppo di scienziati, mette se non una pietra tombale, un sigillo importante sulla prima e più conosciuta teoria.
I vulcani non bastano
Torniamo a 66 milioni di anni fa, sulla Terra è in atto una attività vulcanica molto intensa, che ricopre il subcontinente Indiano, e la lava modella le formazioni geologiche note come “Trappi del Deccan”. Uno sconvolgimento così intenso da innescare cambiamenti climatici di portata globale. E così avviene, ma non con un’intensità tale da provocare un’estinzione di massa. La prova è, come sempre, nei resti fossili, e nell’analisi degli strati geologici che risalgono a quel periodo, pagine di un libro che raccontano quasi tutto di questa storia. Le eruzioni vulcaniche, oltre a vomitare nell’atmosfera nubi di fuliggine nera, sono solite rilasciare anche grandi quantità di anidride carbonica, un gas, ce ne stiamo accorgendo in questi anni, che provoca effetto serra, trattiene le radiazioni solari e quindi riscalda l’atmosfera.
Lo scopo dello studio era dunque stabilire quando avevano avuto luogo i fenomeni più intensi per provare oppure escludere un collegamento con la morte delle specie viventi. L’indagine condotta da Pincelli Hull, geologa del dipartimento di Geologia e geofisica di Yale, ha analizzato gli isotopi del carbonio contenuti nei fossili marini conservati fino a noi, trapanando il fondo dell’oceano Atlantico, anche non lontano da dove si trova il relitto del Titanic. E li ha comparati con i diversi modelli di temperatura. Ne è risultato che gli effetti delle eruzioni erano molto precedenti: “L’attività vulcanica del tardo Cretaceo ha causato un riscaldamento globale graduale di circa due gradi – spiega, Michael Henehan, ex ricercatore a Yale e tra le prime firme della ricerca – ma non un’estinzione di massa. Diverse specie si spostarono verso il Polo nord e sud ma tornarono indietro molto prima dell’impatto con l’asteroide”. Il tutto avvenne circa 200.000 anni prima dell’estinzione: le temperature erano dunque troppo basse perché fossero i vulcani i responsabili.
Resta quindi solo il meteorite, beccato con la “pistola fumante”, l’unico che si trovava sul luogo del delitto all’ora del disastro. E questa non è una speculazione. Di recente alcuni paleontologi e geologi hanno rinvenuto la “Pompei dei dinosauri, le carcasse fossili di quelle che potrebbero essere state le prime vittime dell’impatto, travolti da tsunami e pioggia di fuoco. E il cratere di Chicxulub ormai individuato e sondato. Anche se i ricercatori sono convinti che sia ancora presto per mettere la parola fine al dibattito all’interno dell’ambiente scientifico.
Il vulcanismo in India però continuò anche dopo l’impatto. Questo suggerisce anche che le eruzioni non fossero associate a una grande emissione di CO2 oppure che il mare abbia contribuito ad assorbirne gran parte, acidificandosi. L’altro grande impatto che potrebbero aver avuto riguarda la ripresa e proliferare della vita dopo i dinosauri. Un fenomeno che, ammettono gli stessi ricercatori, ancora non è stato indagato a fondo. Ma avvenne con rapidità, come attestato da altri studi, e che portò infine alla grande espansione dei mammiferi. E infine, nell’ultimo breve paragrafo della storia, alla comparsa dell’uomo.
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