
Se correre fosse questione di muscoli, gli elefanti andrebbero a 600 all’ora. Invece non superano i 35. Il record tra i mammiferi va a una specie – il ghepardo – magrolina e povera di muscoli, ma capace di toccare i 120 chilometri all’ora. In acqua o nell’aria, lo schema si ripete. Nessun marcantonio si avvicina al record dei cento metri, che è appannaggio piuttosto di specie di taglia media: il marlin fra i nuotatori (130 chilometri orari) e un tipo di poiana (il Buteo jamaicensis) che arriva a 195.
Il segreto della velocità nel regno animale è da decenni uno degli interrogativi della zoologia. Struttura fisica, tipo di metabolismo e alimentazione spiegano le performance solo fino a un certo punto. Oggi uno studio inglese e tedesco offre su Nature Ecology & Evolution una spiegazione alternativa. Per toccare picchi elevati bisogna avere grandi capacità di accelerazione e raggiungere la velocità massima prima che l’ossigeno inizi a scarseggiare e il fiatone costringa a rallentare. Gli animali troppo piccoli non hanno la forza sufficiente per andare veloci: i topolini domestici non superano i 10 chilometri orari. A quelli troppo grandi mancano i polmoni per mantenere l’accelerazione sufficientemente a lungo.

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