Crisi del Mar Rosso e stretta al gas naturale in Egitto

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In Egitto si infrange il sogno di Zohr: il Paese torna ad importare Gnl. Le estrazioni di gas sono crollate ai minimi da sei anni e non bastano più nemmeno per soddisfare il mercato interno. Intanto anche un altro grande esportatore di gas liquefatto, l’Indonesia, si starebbe affacciando sul mercato in cerca di carichi.

L’Egitto puntava a conquistare un posto d’onore nel panorama energetico del Mediterraneo. Ma il suo sogno – iniziato nel 2015 con la scoperta delle enormi riserve di gas del giacimento Zohr – rischia di essersi già infranto.

Il Paese, alle prese con crescenti consumi interni e con una produzione che continua a deludere, da circa un mese ha di nuovo interrotto le esportazioni di gas liquefatto (Gnl) e in questi giorni ha cominciato a importare: acquisti forse non solo stagionali, ma che potrebbero proseguire a lungo se è vero – come riferisce Bloomberg – che il Cairo sarebbe in trattative non solo per procurarsi forniture di combustibile in vista dell’estate, ma anche per dotarsi di un rigassificatore galleggiante.

Gas industry, gas transport system. Gas pipeline. Gas pipes, stop valves and appliances for gas pumping station
Gas industry, gas transport system. Gas pipeline. Gas pipes, stop valves and appliances for gas pumping stationGNL,UNG

L’Egitto ha già ordinato almeno due carichi di Gnl secondo S&P Global, per consegna immediata e a forte premio sui prezzi al Ttf (27,8 euro/Megawattora lunedì 8): acquisti che ha fatto raramente negli ultimi anni e che sono avvenuti con largo anticipo rispetto al periodo più caldo, in cui i consumi di energia si impennano con l’uso dei condizionatori.

Secondo fonti Bloomberg questo è solo un anticipo: il Paese nordafricano punterebbe a ricevere almeno una nave metaniera al mese fino all’autunno. Quello che succederà in seguito non è chiaro. Ma le prospettive non sono ottimiste.

Il Paese – che fino a poco tempo fa stringeva accordi con l’Europa, mettendosi a disposizione per aiutarla a sostituire il gas russo – ha visto crollare la produzione dei suoi giacimenti, che secondo il ministro dell’Energia Tarek El Molla sono afflitti da «naturale declino».

Nel 2023 le estrazioni sono scese in media a 5,74 miliardi di piedi cubi al giorno (158 milioni di metri cubi) secondo la pubblicazione Mees: il minimo da sei anni, in pratica da quando è stato avviato Zohr. Lo stesso Zohr avrebbe sofferto un calo di produzione del 14% nell’ultimo anno e del 26% negli ultimi due. Nello stesso tempo i consumi interni egiziani sono aumentati (anche se solo del 2,4% nel 2023, per S&P Global).

L’Egitto l’anno scorso ha dimezzato l’export di Gnl: da 7,3 ad appena 3,5 milioni di tonnellate, secondo dati emersi a gennaio da un documento dell’Organizzazione degli esportatori arabi di petrolio (Oapec). Ora la sua produzione potrebbe non essere più sufficiente nemmeno per soddisfare il fabbisogno interno, costringendo a costose importazioni, con rischi anche per le finanze pubbliche. Il Paese, in grave crisi anche per il crollo dei passaggi da Suez, ha appena ricevuto un salvataggio internazionale da 50 miliardi di dollari.

Jonathan Stern, esperto di gas tra i più autorevoli, distinguished research fellow dell’Oxford Institute for Energy Studies (Oies), prevede che l’Egitto continuerà ad «oscillare tra la condizione di esportatore e importatore di Gnl», con spedizioni a singhiozzo.Uno scenario relativamente roseo in confronto a quello prospettato da altri analisti.

In futuro l’export egiziano potrebbe risollevarsi grazie allo sviluppo di ulteriori risorse, scoperte di recente anche con il contributo di Eni, che aveva trovato e sviluppato in tempi record Zohr. Un’altra possibilità è che il Cairo – che ha due impianti per la liquefazione del gas – faccia sempre di più da “ponte” per l’export israeliano, che nelle intenzioni è destinato a crescere.

Nell’agosto 2023 il Cairo aveva siglato un’intesa per triplicare gli acquisti di gas da Tel Aviv nel corso di 11 anni, al ritmo di circa 6 miliardi di metri cubi in più all’anno, ma solo a partire dal 2026 e solo se il giacimento Tamar – nelle acque di fronte a Gaza – sarà davvero potenziato nei tempi previsti. La guerra a Gaza lo scorso autunno aveva spinto a fermare per un mese le estrazioni a Tamar. E l’Egitto aveva a sua volta sospeso l’export di Gnl.

Il Paese nordafricano non è l’unico esportatore di gas che si sta trasformando in importatore. Proprio in questi giorni anche l’Indonesia, secondo indiscrezioni di stampa, si starebbe affacciando sul mercato per comprare Gnl. Sarebbero le prime importazioni in assoluto per quello che in passato (soprattutto per l’Asia) è stato un fornitore rilevante, ma che ora è in affanno.

I motivi sono in parte simili a quelli che preoccupano il Cairo: una popolazione che cresce in fretta, consumi di energia in aumento sia nel residenziale che nell’industria, uno sviluppo insufficiente delle fonti rinnovabili.

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