Allarme riscaldamento globale i ghiacciai stanno fondendo

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Clima: oceani sempre più caldi e ghiacciai in scioglimento. Il nuovo rapporto dell’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu, registra gli effetti del global warming. “La grandezza di questi cambiamenti della criosfera è destinata ad aumentare”.

Tutti noi dipendiamo direttamente dagli oceani e oggi, mai come prima, la loro salute è estremamente danneggiata a causa delle nostre emissioni. Nei prossimi anni crescerà l’innalzamento dei livelli del mare portando a scenari catastrofici con milioni di persone sfollate. Gli eventi climatici estremi colpiranno almeno una volta l’anno entro il 2050. Gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore sempre più forti e frequenti, piogge e cicloni devastanti e una costante diminuzione degli animali marini e dei coralli che già sta avvenendo.

A dircelo è l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il comitato scientifico sul clima dell’Onu, dedicato a oceani e ghiacci e diffuso oggi. Novecento pagine di documenti redatti seguendo le indicazioni di 7000 lavori scientifici di 104 studiosi provenienti da oltre 30 Paesi.

Gli esperti sostengono che l’innalzamento del livello del mare stia accelerando in maniera drammatica e senza riduzioni drastiche delle emissioni si innalzerà dieci volte più velocemente entro il 2100 rispetto al XX secolo. Potrebbe crescere anche di un metro entro il 2100.

Ghiacciai sciolti e mari più caldi

Ciò significa che i ghiacciai perderanno in media più di un terzo della loro massa e alcune catene montuose perderanno l’80% del ghiaccio entro il 2100. Altri ghiacciai scompariranno del tutto. Il permafrost rilascerà sempre più carbonio accelerando i processi del riscaldamento globale. La vita marina continuerà a diminuire.

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Già ora è stato registrato che le lastre di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartico si stanno sciogliendo rilasciando oltre 400 miliardi di tonnellate di acqua all’anno. L’area dell’Artico coperta di neve ogni estate si sta invece riducendo di oltre il 13% in un decennio.
L’intero oceano si sta trasformando: le ondate di calore marine sono diventate due volte più comuni, più calde e di più lunghe, mentre le acque stanno perdendo ossigeno e diventando più acide.

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“La perdita di massa globale dei ghiacciai, la fusione del permafrost e il declino nella copertura nevosa e nell’estensione dei ghiacci artici è destinata a continuare nel periodo 2031-2050, a causa degli aumenti della temperatura di superficie, con conseguenze inevitabili per straripamenti di fiumi e rischi locali”, si legge nel rapporto “Oceano e criosfera in un clima che cambia” (la criosfera è l’estensione dei ghiacci).

“L’oceano sta perdendo la sua capacità di sostenere se stesso e noi umani – commenta nel comunicato dell’Ipcc la ricercatrice Lisa Speer, della ong internazionale National Resources Defence Council -. Dobbiamo, con la massima urgenza, ridurre le emissioni di gas serra, e al tempo stesso proteggere larghe aree dell’oceano globale da attività umane dannose. Il 30% al 2030 sarebbe un buon inizio”.

Il rapporto diffuso oggi dal Principato di Monaco, dove sono riuniti da giorni i ricercatori per la stesura finale va ad integrare quello uscito a maggio (“Cambiamento climatico e territorio”) e quello su “Riscaldamento globale a 1,5°C” uscito nell’ottobre del 2018, e disegna scenari ben più cupi rispetto agli ultimi studi.

Senza mezzi termini gli scienziati scrivono che nel ventunesimo secolo saremo soggetti a “condizioni senza precedenti di aumento di temperature, maggiore stratificazione dei livelli superficiali, ulteriore acidificazione, declino dell’ossigeno e alterata produzione primaria netta (la produzione di pesci e alghe, ndr). Ondate di calore marine ed eventi estremi come El Nino sono destinati a diventare più frequenti. Eventi estremi di livello del mare che erano storicamente rari (uno al secolo nel passato) sono destinati ad avvenire più di frequente (almeno una volta all’anno) in molte zone al 2050, specialmente nelle regioni tropicali. L’aumento del livello del mare continuerà anche oltre il 2100″.

Il declino della biodiversità

Ci avviamo verso “una diminuzione nella biomassa globale degli animali marini, nella loro produzione e nel potenziale di pesca, e un cambiamento nella composizione delle specie è previsto nel XXI secolo negli ecosistemi oceanici. I cambiamenti futuri nella criosfera sulla terraferma (i ghiacciai montani e le coperture polari) sono destinati a colpire le risorse idriche e i loro usi, come l’idroelettrico e l’agricoltura. Gli incendi si prevede che aumenteranno in modo significativo per il resto del secolo nella tundra e nelle regioni boreali, così come in alcune regioni montane”.

Bisogna ricordare che quasi 2 miliardi di persone vivono sulle coste. Anche se il riscaldamento sarà limitato a soli 2° C, gli scienziati prevedono che l’impatto dell’innalzamento del livello del mare causerà danni per diversi miliardi di dollari all’anno e costringerà a spostarsi milioni di migranti.

Se andremo avanti di questo passo, avvertono gli scienziati, i livello del mare si innalzerà di un metro entro il 2100 e quattro metri entro il 2300. Un ipotesi che porterebbe alla catastrofe. Per Greenpeace Italia, fra i primi a commentare il rapporto, “gli impatti che le emissioni di carbonio prodotte dall’uomo hanno sui nostri oceani si stanno sviluppando su larga scala e a un ritmo molto più sostenuto rispetto a quanto ci aspettassimo: c’è bisogno quindi di un’azione politica senza precedenti per evitare che il nostro Pianeta subisca conseguenze umane, ambientali ed economiche devastanti”.

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Tuttavia, secondo il Wwf, è ancora possibile riuscire a contenere i rischi peggiori, ma solo riducendo drasticamente le emissioni, fattore sul quale i ritardi dell’inazione accumulati sin qui si fanno pienamente sentire. La drastica riduzione delle emissioni darà alle persone e alla natura più tempo per adattarsi. Quando gli ecosistemi sono protetti e ripristinati, possono continuare a garantire i mezzi di sostentamento e il benessere umano, contribuendo anche a mitigare le conseguenze climatiche.

“Questo rapporto viene pubblicato dopo il Summit sul clima che si è tenuto lunedì a New York e dove i Paesi maggiormente responsabili delle emissioni nel mondo non sono riusciti a rispondere all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, che chiedeva di presentare piani più ambiziosi e concreti per ridurre ulteriormente le loro emissioni di CO2“, sottolinea il Wwf.

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