Da sempre l’uomo ruba risorse alla natura ed agli altri animali

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L’impatto dell’uomo sulla natura? Una storia che dura da milioni di anni. Uno studio internazionale su Ecology Letters ricostruisce la nostra avanzata sulla natura risalendo alle origini. Da sempre l’abilità umana è stata concausa della scomparsa di alcune specie animali, ma solo oggi ne siamo consapevoli.

Lo facciamo dalla notte dei tempi, e non abbiamo mai smesso. Mettiamo a rischio la biodiversità, rubiamo spazio e cibo e alla natura, stravolgiamo gli ecosistemi. Noi, gli uomini, siamo “colpevoli” dell’impatto sulla natura da milioni di anni e soltanto negli ultimi secoli la nostra avanzata sul mondo animale e vegetale è diventata strutturale, costante, di proporzioni gigantesche, inarrestabile grazie a innovazione e tecnologia, ad agricoltura e a un clima cambiato anche a causa nostra.

L’impatto umano sulla biodiversità non è dunque, come si è spesso ipotizzato, una questione soltanto della nostra specie, ma sarebbero stati i nostri antenati i primi a far pesare la loro intelligenza e forza nel delicato equilibrio fra specie. Ad affermarlo è lo studio  Brain expansion in early hominins predicts carnivore extinctions in East Africa pubblicato sulla rivista Ecology Letters da un team di ricercatori svedesi, svizzeri e britannici che testimoniano, attraverso analisi di fossili, reperti, teschi, glaciazioni e altri componenti climatiche, come l’avanzata dell’uomo sulla natura fosse di gran lunga precedente a quanto creduto.Australopithecus e Ardipithecus,

I nostri antenati, come l’Australopithecus e Ardipithecus, potrebbero infatti “aver contribuito all’estinzione di alcune specie”, magari semplicemente a causa della lotta per il cibo. Il risultati dello studio si basano soprattutto sull’osservazione del declino dei grandi mammiferi osservato nell’Africa orientale: qui i tassi di estinzione hanno iniziato ad aumentare circa quattro milioni di anni fa quando probabilmente i primi australopitechi iniziarono a vivere e predare in alcune aree dove sono stati ritrovati i fossili analizzati.

“Adesso, più che mai, stiamo influenzando negativamente il mondo e le specie che lo abitano. Ma questo non significa che in passato vivevamo in vera armonia con la natura” ha affermato uno degli autori principali dello studio, il biologo Søren Faurby dell’Università di Göteborg. “Oggi siamo riusciti a monopolizzare del tutto le risorse, e i nostri risultati mostrano che questo potrebbe essere accaduto fin dai nostri antenati” chiosa il ricercatore.

Fra le prove principali dello studio nel sostenere l’impatto dei nostri antenati sulla biodiversità c’è un approfondito esame dei tassi di estinzione di grandi e piccoli carnivori correlati soprattutto all’aumento delle dimensioni nel cervello “umano” e ai cambi di vegetazione, più che alle precipitazioni o ai cambiamenti della temperatura.

In sostanza, più il cervello dei nostri antenati si sviluppava, più questi riuscivano a prevalere su animali entrando in competizione per il cibo e fino a portare alcune specie verso l’estinzione. E soprattutto, già allora, in Africa orientale i nostri antenati dimostravano di adottare comportamenti che si sono rivelati decisivi per la sopravvivenza o per la scomparsa delle specie: uno di questi era il cleptoparassitismo. Come oggi fanno molti animali, ad esempio iene o avvoltoi, i nostri antenati “rubavano” le prede uccise da altri carnivori. Questo, raccontano alcune prove fossili, portò alla fame alcune specie che finirono per estinguersi. Altre invece si adattarono: come i leopardi che portano le loro conquiste sugli alberi, oppure i leoni che cacciano in gruppo proteggendosi a vicenda.

“La monopolizzazione delle risorse è una abilità che noi e i nostri antenati abbiamo da milioni di anni, ma solo ora siamo in grado di comprendere e cambiare il nostro comportamento, lottando per un futuro sostenibile” conclude lo scienziato scandinavo Faurby, ricordandoci per il futuro, come diceva la sua connazionale Astrid Lindgren autrice di Pippicalzelunghe, che “se sei molto forte, devi anche essere molto gentile”.

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