I nostri antenati erano più o meno intelligenti di noi? Dipende da cosa intendiamo per intelligenza. Il Neanderthal aveva un cervello il 10% più grande del nostro, eppure si è estinto. E per alcuni l’homo sapiens era molto più “sapiens” di noi.
SEMPRE PIÙ STUPIDI? Se il problem solving è la chiave di volta per capire chi è più intelligente tra noi e i nostri antenati, abbiamo poco da stare allegri: oggi non siamo in grado di “risolvere” la maggior parte dei problemi di sopravvivenza in cui i primi Sapiens erano specialisti. Da questo punto di vista, sul piano evolutivo il nostro inevitabile destino sembrerebbe quello di diventare stupidi.
A sostenerlo è un genetista della Stanford University, Gerald Crabtree, che qualche anno fa condusse uno studio (Our fragile intellect, 2012, pubblicato su Trends in Genetics) su come si sia modificato il patrimonio genetico e intellettivo del genere umano.
A sentire lui, eravamo più vispi e attenti quando vivevamo di caccia nel Paleolitico: passi falsi non erano concessi e la natura ci esigeva sempre all’erta. Col tempo, però, e grazie al progresso, la selezione naturale sarebbe diventata meno severa nei nostri confronti, e la qualità del nostro cervello sarebbe peggiorata. In conclusione: oggi sappiamo più cose, ma siamo meno intelligenti.
IL QUOZIENTE DI INTELLIGENZA. Torniamo all’inizio: e se per intelligenza si considerasse la capacità di elaborare un pensiero astratto? A partire dai primi decenni del secolo scorso si sono studiati test (talvolta al centro di vivaci discussioni) per misurare le capacità logiche: il quoziente di intelligenza, o QI.
Se adottiamo questo criterio, va bene: i più intelligenti, oggi, siamo noi. Sulla base dei manufatti che la preistoria ci ha lasciato, si è ipotizzato che l’Homo erectus (arrivato in Asia tra 1 e 1,5 milioni di anni fa) avesse un QI di circa 45, mentre la media dell’Homo sapiens sapiens è attorno a 100, in crescita dal dopoguerra a oggi.
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