ABBIAMO IMPARATO a temerlo. Ci esponiamo ai suoi raggi con cautela. Giustamente, per molti aspetti: dopo decenni di esposizione inconsapevole, i medici hanno cominciato a contare i danni. E non si tratta solo di melanoma, ci sono gli altri tumori della pelle (i frequenti carcinomi basocellulari ad esempio) ma anche le cheratosi, gli eritemi, le macchie e le rughe. Così i dermatologi hanno detto basta, e la parola d’ordine è diventata protezione. Ma il rischio, oggi, è che proteggendoci troppo mettiamo a rischio persino il sistema immunitario.
Che il sole alle giuste dosi faccia bene lo dicono oggi anche gli immunologi: alla Georgetown University statunitense hanno scoperto come la luce blu, quella nello spettro del visibile tra i 450 e i 475 nm, abbia un effetto sui linfociti T, le cellule che hanno un ruolo centrale nella risposta immunitaria. Lo studio, su Scientific Reports, mostra infatti come basse dosi di luce blu aumentino la velocità con la quale i linfociti T si muovono verso il sito di infezione. La chiave di questo fenomeno starebbe in una aumentata sintesi del perossido di idrogeno (l’acqua ossigenata), la stessa sostanza che i globuli bianchi rilasciano in presenza di un’infezione per chiamare a raccolta le cellule T e coordinare la risposta immunitaria, e dunque uccidere i batteri. Un supplemento di “energia” stimolato dal sole, insomma, che le farebbe arrivare con maggiore rapidità sul campo di battaglia.
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