Tanti esopianeti ma ancora nessuno con reale possibilità di vita

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Pianeti extrasolari: siamo oltre i 4.000 (ma quasi nessuno sembra adatto alla vita). La maggior parte delle stelle della Via Lattea ne vanta uno in orbita, eppure quelli adatti ad ospitare la vita si riducono a una manciata – o forse a zero! – in base ai criteri che utilizziamo.

Altro che cielo stellato. Dovremmo iniziare a parlare di cielo planetario: il numero di esopianeti identificati nella nostra Galassia ha superato quota 4.000. La maggior parte delle stelle della Via Lattea ne ha in orbita almeno uno, ma ci sono anche pianeti “erranti” e solitari, pianeti che orbitano attorno a due stelle, pianeti attorno ad altri pianeti…

Esopianeti: Kepler-452b (a destra) e la Terra, messi a confronto in un'illustrazione artistica.|NASA
Esopianeti: Kepler-452b (a destra) e la Terra, messi a confronto in un’illustrazione artistica.|NASA

I contatori di mondi. La Extrasolar Planets Encyclopedia, un catalogo di esopianeti gestiti dall’Observatoire de Paris, ha raggiunto i 4.020 pianeti extrasolari confermati: un numero che 25-30 anni fa non avremmo neanche lontanamente immaginato. Il Nasa Exoplanet Archive è a quota 3.926, a 74 pianeti da questo traguardo: la differenza è dovuta a diversi sistemi di accettazione (per esempio è molto difficile distinguere un pianeta gigante da una stella nana bruna).

E se questo è il numero dei pianeti extrasolari confermati, resta una folta schiera di avvistamenti probabili: da aggiungere alla lista ci sono infatti i 443 candidati pianeti individuati dal telescopio TESS della NASA, e i 2.423 candidati osservati dal satellite Kepler.

Una rosa sempre più ristretta. A fronte degli entusiasmi, il numero di esopianeti potenzialmente adatti alla vita potrebbe essere però vicino allo zero. Di norma un pianeta si considera abitabile se la sua superficie ha la temperatura giusta per ospitare acqua liquida, e quindi se si trova alla giusta distanza dalla sua stella: l’area in cui queste condizioni sono permesse è detta zona abitabile.

Tuttavia, trovarsi in questa fascia non è una garanzia: occorre che i raggi della stella madre forniscano abbastanza energia per la nascita della vita, senza eccessi che rischierebbero di sterilizzare completamente la superficie. La zona in cui questo è permesso è detta, secondo criteri messi a punto nel 2018, di abiogenesi (un termine che indica la generazione spontanea di organismi viventi in condizioni primordiali e a partire da composti semplici).

Un solo candidato. Marcos Jusino-Maldonado e Abel Méndez, due ricercatori dell’Università di Porto Rico, hanno applicato i requisiti della zona di abiogenesi alla lista dei esopianeti che si trovano nella zona abitabile della propria stella: solo 8 di questi mondi incontrano entrambe le condizioni. Ma anche in questo elenco ristretto di 8 ci sono problemi. Molti hanno un raggio troppo lungo per essere rocciosi: da studi precedenti sappiamo che i pianeti con raggio superiore a 1,7 raggi terrestri sono più probabilmente gassosi (una condizione sfavorevole alla nascita della vita così come la conosciamo).

Degli 8 esopianeti rimasti, soltanto uno sembra avere un raggio più corto, e neanche di molto: Kepler-452b, che orbita attorno a una stella simile al Sole a 1.400 anni luce da noi, ha un raggio pari a 1,63 raggi terrestri. Insomma c’è la possibilità che neanche lì sussistano le condizioni ottimali per la vita. Conviene non accontentarsi di quota 4.000, e continuare a cercare.

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