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In Arabia Saudita il parco fotovoltaico più grande del Mondo

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Arabia, “superare” il petrolio con la centrale solare più grande del mondo. Il regno saudita annuncia un progetto per la realizzazione di un parco foltovoltaico, con l’obiettivo ambizioso di realizzare 16 reattori da record: 200 gigawatt e 200 miliardi di spesa entro il 2030. Ma rilancia anche sul nucleare con il progetto di 16 reattori entro i prossimi quindici anni.

Un anno fa, proprio di questi tempi, aveva annunciato un investimento da 50 miliardi per ridurre la dipendenza dal petrolio, puntando a produrre il 10 per cento del fabbisogno nazionale grazie a centrali fotovoltaiche. A distanza di dodici mesi, il progetto è diventato ancora più ambizioso: gli investimenti sono diventati quattro volte tanto, 200 miliardi di dollari per la realizzazione del più grande parco solare mai costruito al mondo. Sorgerà in Arabia Saudita, dove l’erede al trono Mohammed bin Salman ha lanciato una campagna di riforme politiche ma soprattutto economiche.

Porta il nome di “Vision 2030”, per la quale sta girando per le capitali che contano nel mondo per raccogliere fondi, investimenti ma anche sostegno pubblico. Quello concreto per la rivoluzione in campo energetico è arrivato da SoftBank, uno colosso giapponese delle telecomunicazioni ma molto attivo anche a livello finanziario, dallo scorso anno alleato con la dinastia saudita assieme alla quale ha lanciato un fondo tecnologico da 93 miliardi di dollari. Il fondo servirà come base di partenza per il mega progetto nelle rinnovabili: finanzierà i primi 5 miliardi di dollari, mentre gli altri 195 arriveranno dalla vendita di energia che verrà prodotta dagli impianti.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman 

L’annuncio, non a caso, è arrivato da New York, dove il principe ereditario si trova in questi giorni per una serie di incontri con le realtà economiche americane: lo ha fatto assieme al numero uno di SoftBank Misayoshi San, il quale si è preso la responsabilità di svelare i primi dettaglio del piano nel settore energia. Da parte saudita, gli obiettivi sono noti da tempo: la dinastia vuole separare il più possibile i destini del paese dal petrolio. L’oro nero ha imboccato un piano inclinato che lo porterà nei prossimi decenni a essere sempre meno centrale nei consumi energetici, lasciando spazio al gas (anche nel settore trasporti) e alle rinnovabili. Non solo: l’Arabia che a lungo è stato il produttore numero uno al mondo, ora è superato non solo dalla Russia ma anche dagli Usa. I quali sono diventati paesi esportatori netti, dopo il boom dei giacimenti di shale oil, la produzione dagli strati rocciosi del sottosuolo.

Con il petrolio che non potrà più garantire per le casse dello stato gli introiti del passato, il principe saudita ha bisogno di attirare investimenti in patria.

E le nuove iniziative (dal settore industriale a quello turistico) hanno bisogno di energia; mentre sarà sempre più vantaggioso vendere il petrolio che utilizzarlo per produrre elettricità. Ecco che si arriva al progetto nel solare destinato a realizzare 200 gigawatt di energia a regime. L’ad di di SoftBank ha voluto anche sottolineare le ricadute sul tessuto industriale saudita: nasceranno siti per la produzione e l’installazione di apparecchiature per il solare, ma anche strutture di formazione e un centro di ricerca e sviluppo “così che la nuova tecnologia continuerà ad evolversi”, ha dichiarato Son. Saranno realizzati numerosi parchi solari in tutta l’Arabia Saudita e una grande batteria per immagazzinare l’energia generata dai pannelli, la cui installazione partirà quest’anno. La produzione, invece, dovrebbe iniziare a metà del 2019. I primi pannelli saranno importati, ma nel giro di un paio d’anni saranno prodotti all’interno del regno. Nel complesso verranno creati 100mila posti di lavoro, con 12 miliardi di dollari aggiuntivi per il Pil dell’Arabia Saudita.

Dal punto di vista energetico, le rinnovabili non saranno l’unica opzione per i sauditi. Il principe ereditario ha confermato di voler procedere nella realizzazione di almeno 16 reattori nucleari entro la fine del 2032: in questo caso non c’è solo una scelta economica di sostituzione del petrolio ma anche politica: l’Arabia non vuole essere di meno degli eterni rivali (politici e religiosi) dell’Iran: Teheran deve essere contrastata anche come potenza nucleare della regione.

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