Primo bilancio energetico positivo di fusione nucleare

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Fusione nucleare, gli Stati Uniti verso la svolta: domani l’annuncio. Secondo Financial Times e Washington Post, per la prima volta nella storia di questi esperimenti una reazione di fusione avrebbe prodotto più energia di quella usata per innescarla.

“Svolta nella fusione nucleare“. È quella che sta per annunciare in una attesissima conferenza stampa prevista per domani, martedì 13 dicembre, il Dipartimento dell’Energia statunitense. Ma le indiscrezioni e le ricostruzioni giornalistiche già si moltiplicano. Il primo a darne notizia è stato il Financial Times. E la fusione nucleare come possibile soluzione alla crisi energetica e climatica è presto diventata l’apertura di molti giornali online, a cominciare dal Washington Post, vicinissimo alla Casa Bianca.

National Ignition Facility (foto: Lawrence Livermore National Laboratory, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons) 
National Ignition Facility (foto: Lawrence Livermore National Laboratory, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)

Difficile però, nonostante gli sforzi dei reporter, andare oltre due punti fermi: per la prima volta nella storia di questi esperimenti una reazione di fusione avrebbe prodotto più energia di quella usata per innescarla. Il secondo elemento certo è che la scoperta è avvenuta presso la National Ignition Facility ospitata nei Lawrence Livermore National Laboratory, in California.

Alcuni ricercatori interpellati dal Washington Post hanno confermato le anticipazioni ma dietro anonimato. La consegna del silenzio è infatti rigorosa, in attesa che domani la Segretaria all’Energia Jennifer Granholm sveli al mondo “una grande svolta scientifica”.

La fusione nucleare (quella che alimenta il Sole e che produce energia dalla fusione di due atomi di idrogeno che ne genera uno di elio) è il sogno degli scienziati da oltre 50 anni. È considerata più green della fissione nucleare perché genera quantità minori di radiazioni e scorie più facili da gestire. Inoltre, i “combustibili” (deuterio e trizio, due isotopi dell’idrogeno) sono relativamente più facili da ottenere rispetto all’uranio. Anche se il trizio va prodotto artificialmente e decade rapidamente.

Tuttavia, finora gli esperimenti avevano frustrato le aspettative degli studiosi, che erano sì riusciti a innescare la fusione, ma impiegando, per ottenerla, molta più energia di quanto poi ne rilasciasse la reazione stessa.

Per raggiungere l’obiettivo sono stati allora progettati giganteschi reattori (uno, ITER, è in costruzione nel Sud della Francia) dalla complessità inaudita. Solo un esempio: per produrre i potentissimi campi magnetici che confinano e strizzano gli atomi fino a farli fondere uno con l’altro, occorrono temperature vicine allo zero assoluto (-273 gradi), ma a pochi centimetri di distanza la fusione può scaldare il reattore fino a centinaia di milioni di gradi. Insomma è come dover ricreare in una stessa stanza contemporaneamente il luogo più caldo e quello più freddo dell’Universo. Comprensibile che tali difficoltà tecniche abbiano spostato sempre un po’ più avanti un traguardo che sulla carta sembrava alla portata.

The Washington Post 
The Washington Post

Un’altra tecnica, quella utilizzata presso i Lawrence Livermore National Laboratory, è il cosiddetto sconfinamento inerziale: 192 potentissimi raggi laser vengono sparati su un bersaglio di combustibile, provocando la fusione dei suoi atomi e il rilascio di neutroni che portano i 4/5 dell’energia rilasciata. Anche in questo tipo di esperimenti la reazione di fusione era stata già ottenuta, ma l’energia prodotta era inferiore a quella immessa dai laser.

Ora pare sia stata superata quella soglia: a fronte dei 2,1 megajoule di energia laser i neutroni prodotti avrebbero generato tra i 2,4 e i 3 megajoule di energia. Un successo fondamentale, ma non risolutivo. Innanzitutto perché l’energia totale fornita alla macchina è molta di più rispetto ai 2,1 megajoule che poi i laser riescono a concentrare sul bersaglio. Solo quando il bilancio energetico complessivo sarà positivo, questo tipo di fusione potrà essere trasformata da esperimento di laboratorio a dispositivo per la produzione di energia elettrica.

Dovremo comunque attendere la conferenza stampa di domani. Per conoscere i dettagli e capire se si tratta dell’ennesimo piccolo passo verso l’energia pulita del futuro. O se invece è davvero, da subito, l’inizio di una nuova era.

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