Bosone di Higgs, adesso l’identikit è più preciso

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Bosone di Higgs, adesso l'identikit è più preciso
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A tre anni dalla scoperta, il risultato ottenuto dagli esperimenti Atlas e Cms. Gli scienziati: “Ora cominciamo a porci altre domande, sappiamo che oltre il Modello Standard deve esserci altro”

A poco più di tre anni dall’annuncio della sua scoperta,il bosone di Higgs ha finalmente l’identikit più dettagliato mai ottenuto. Il risultato è stato annunciato dal Cern di Ginevra e si deve agli stessi due esperimenti, Atlas e Cms, che nell’estate 2012 avevano scoperto la particella grazie alla quale ogni cosa ha una massa. Entrambi sono stati condotti nel più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc).

Due test. L’identikit è stato ottenuto combinando i dati di almeno 20 misure rilevate separatamente dai due test. Un’operazione simile era stata fatta nel maggio scorso, quando la combinazione dei dati di Atlas e Cms aveva fornito la misura più precisa della massa del bosone di Higgs. Anche questa volta combinare i dati dei due test è stato tutt’altro che semplice, ma ha permesso di raggiungere “un altissimo livello di precisione”, ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Heuer. Per il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Antonio Masiero, “combinare i dati dei due esperimenti non è stato affatto banale perché ognuno di essi ha risultati ottenuti da rivelatori diversi e con differenti gradi di precisione”.

L’identikit conferma al momento che il bosone di Higgs è del tutto simile a quella prevista dalla teoria di riferimento della fisica contemporanea, chiamata Modello Standard. Non c’è quindi nessuna traccia della cosiddetta ‘nuova fisica’, ossia di fenomeni in contraddizione con la teoria di riferimento. Ma potrebbe essere una questione di tempo.{}{}

La materia invisibile. “Possiamo dire che quello che stiamo vedendo è compatibile con la teoria, ma restano comunque margini di errore non trascurabili, ha detto il coordinatore dell’esperimento Cms, Tiziano Camporesi. “Oggi – ha aggiunto – sappiamo che il Modello Standard è estremamente accurato nel descrivere le particelle fondamentali e le forze che esistono in natura, ma ci sono problemi ben definiti ai quali non sa dare risposte”. Uno di questi è, ad esempio, la composizione della materia materia invisibile che occupa oltre il 25% dell’universo.

Le prime risposte tra un anno. “Siamo in una situazione nuova – ha aggiunto – perché in passato la sfida era trovare la particella che mancava per completare il Modello Standard, ossia il bosone di Higgs. Ora cominciamo a porci altre domande, sappiamo che oltre il Modello Standard deve esserci altro”. Le prime risposte potrebbero arrivare tra un anno. I dati finora analizzati si riferiscono infatti alle misure prese quando l’acceleratore funzionava ad un’energia più bassa: 7.000 miliardi di elettronvolt (7 TeV) contro gli attuali 13 TeV. Ma è anche vero che il bello comincia adesso. I dati finora analizzati si riferiscono infatti alle misure prese quando l’Lhc funzionava all’energia di 7.000 miliardi di elettronvolt (7 TeV) contro gli attuali 13 TeV. A questa energia la macchina è destinata a lavorare per almeno i prossimi tre anni, dopodichè dovrebbe essere portata all’energia massima di 14 TeV per la quale è stata costruita. “Grazie a questi nuovi dati – ha concluso Camporesi – potremo sapere in quale direzione andare a cercare qualcosa di nuovo”.

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