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Giunone e Giove, appuntamento nello spazio per svelare i segreti del pianeta

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Giunone e Giove, appuntamento nello spazio per svelare i segreti del pianeta
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Il 4 luglio la sonda della Nasa Juno entrerà nell’orbita dell’astro più grande del Sistema solare. A bordo anche strumenti made in Italy, che potranno studiare l’atmosfera e il nucleo da una distanza ravvicinata mai raggiunta prima: “appena” 4mila chilometri. Solo una dea può dissipare le nubi e svelare il vero volto di Giove. Con i suoi poteri Giunone era in grado di cogliere sul fatto il fedifrago re degli dèi. Ora una sonda che porta il suo nome, Juno, ci racconterà i segreti del re del Sistema solare. L’atteso incontro avverrà il 4 luglio, dopo una crociera durata cinque anni. Da Juno ci aspettiamo molto: informazioni sulla composizione dell’atmosfera di Giove, scoprire se possiede un nucleo planetario, la dinamica delle aurore e della eccezionale forza di gravità. Per comprendere meglio la nascita del nostro Sistema solare e di quelli scoperti lontano da noi. Non ultime, si attendono splendide immagini da una prospettiva mai raggiunta nemmeno dal predecessore di Juno, la sonda Galileo..

Una missione da record
Juno sarà la prima sonda ad arrivare così vicino a Giove, la sua ‘danza’ la porterà a poco più di 4mila chilometri dalla sommità delle sue nuvole. È la prima ad avventurarsi così lontano (oltre 800 milioni di chilometri) alimentata da pannelli solari. Sono in tutto 11, disposti su tre ‘bracci’ lunghi nove metri e mezzo, per una superficie totale di 60 metri quadrati, necessari per catturare più luce possibile a una tale distanza dal Sole. La più veloce: osservandola da Terra si muove a più di 200mila chilometri all’ora, 57 al secondo. A questa straordinaria velocità entrerà in orbita attorno al pianeta per restarci fino al febbraio 2018.

Decollata il 5 agosto 2011 da Cape Canaveral, Juno ha percorso circa 2,8 miliardi di chilometri per arrivare ‘al cospetto’ del gigante gassoso, compreso il passaggio ravvicinato sulla Terra del 2013, un assist gravitazionale che le ha fornito la spinta necessaria per arrivare a destinazione.

L’entrata in orbita
Il 4 luglio Juno si inserirà nell’orbita polare attorno a Giove, con un passaggio ravvicinato da brividi durante il quale attiverà i motori per frenare e iniziare così a gravitare attorno al suo obiettivo. La conferma dovrebbe arrivare a Terra alle 20.18 (ora del Pacifico, in Italia saranno le cinque del mattino del 5 luglio), 48 minuti e 19 secondi dopo l’avvenuta manovra: tanto ci impiega il segnale, viaggiando alla velocità della luce, a percorrere gli oltre 800 milioni di chilometri che ci separano. Ma di questo evento non avremo alcuna immagine. Durante la delicatissima fase, Juno spegnerà tutti gli strumenti non indispensabili, compresa la camera. Per riaccenderli una volta ultimata la manovra, circa 50 ore dopo. La missione durerà 20 mesi per 37 orbite complessive durante le quali la sonda userà tutti i suoi dispositivi per studiare in profondità le caratteristiche del pianeta.

Oltre le nubi, i segreti di Giove
È il pianeta più massiccio del Sistema solare, nonostante sia composto prevalentemente da gas (idrogeno ed elio), la sua massa è superiore a quello di tutti gli altri pianeti e asteroidi messi insieme. È stato probabilmente tra i primi a formarsi, si tratta in qualche modo di una ‘stella mancata’ e il suo studio potrà portare a una maggiore comprensione delle origini del Sistema solare stesso e di altri sistemi planetari.

Tra gli obiettivi della missione c’è quello di scoprire se Giove possieda o meno un nucleo solido e quanto sia massiccio, accertare la presenza di sostanze come acqua e ammoniaca, in modo da definire una teoria corretta riguardo alla sua formazione. Gli strumenti scientifici a bordo di Juno (in tutto sono otto più la “Junocam”) cercheranno inoltre di analizzare le caratteristiche della magnetosfera e delle aurore polari, osservate per la prima volta dalla sonda Voyager 1 nel 1979. E di penetrarne l’atmosfera per indagare la composizione degli strati più profondi, la sua temperatura e le dinamiche (come la caratteristica macchia rossa) fino a una pressione di 1000 bar, circa 550 chilometri sotto la superficie esterna delle nubi.

Due degli strumenti a disposizione degli scienziati sono forniti dall’Italia grazie all’apporto dell’Asi (l’Agenzia spaziale italiana): lo spettrometro ad immagine infrarosso Jiram (Jovian infraRed auroral mapper) per studiare le aurore e la composizione dell’atmosfera, realizzato dalla Divisione avionica di Leonardo-Finmeccanica e la cui responsabilità scientifica fa capo all’Inaf. E il KaT (Ka-Band Translator), realizzato da Thales Alenia Space Italia con il supporto del team scientifico dell’Università “La Sapienza”, che sarà in grado di fornire informazioni sulla composizione interna del pianeta e sul campo gravitazionale.

Come è di costume alla Nasa, anche la simbologia ha un suo spazio in ogni missione. Così a bordo non si trovano solamente strumenti scientifici o apparecchiature indispensabili al funzionamento del sistema. All’interno di Juno c’è una targa con l’immagine di Galileo, che per primo osservò Giove con un telescopio e ne scoprì i satelliti maggiori (Io, Europa, Ganimede e Callisto, i cosiddetti satelliti galileiani o “medicei”) e la riproduzione di alcuni appunti sulle osservazioni. Ma nella ‘stiva’ hanno trovato posto anche tre passeggeri: i personaggi Lego con le sembianze dello stesso Galileo, di Giove e Giunone.

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