Si commettevano atrocità nel nome della scienza

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La Scienza del Male: Esperimenti Oscuri. Cosa succede quando si supera la linea di confine che separa la sete di conoscenza dall’irrefrenabile, talvolta crudele, volontà di raggiungere uno scopo?

Negli ultimi mesi vi abbiamo raccontato, attraverso le storie di alcuni personaggi che hanno lasciato il segno nella storia della scienza, come quest’ultima abbia un suo lato oscuro.

Ci siamo soffermati su figure malvagie o “solo” controverse, scienziati che hanno dedicato la loro vita a sviluppare progetti che hanno alimentato la loro follia, come nel caso della vita di Josef Mengele, o che hanno stabilito un punto di non ritorno per il genere umano, come nel caso della storia di Robert Oppenheimer.

La Scienza del Male: Esperimenti Oscuri.Questa volta proveremo a soffermarci sul campo della medicina, un settore nel quale nel corso degli anni sono state registrate scoperte sensazionali ma che ha anche visto scienziati che, per il raggiungimento del loro scopo, hanno spesso sfiorato il temuto confine tra esperimento e crudeltà, alle volte superandolo deliberatamente guidati da una sorta di oscura e talvolta lucida follia.

Lo “studio dei mostri”

Una teoria sviluppata dai logopedisti dell’Università dell’Iowa, nel 1939, diede vita a quello che fu successivamente ribattezzato come l’Esperimento dei Mostri.

La teoria in questione riguardava il fatto che la balbuzie nei bambini fosse una conseguenza diretta della loro ansia di dover parlare. Per l’esperimento furono scelti alcuni bambini ospitati presso la Ohio Soldiers and Sailors Orphans’ Home, un orfanotrofio situato a Xenia, in Ohio. I ricercatori iniziarono a parlare con alcuni dei bambini facendo notare loro che erano affetti da balbuzie, intimando loro di non parlare a meno che non si sentissero sicuri di parlare correttamente.

Lo "studio dei mostri"Il risultato di simili pressioni fu quello di indurre ansia, mutismo e la volontà di isolarsi in diversi bambini sottoposti a tale pratica.

Negli anni successivi, l’esperimento ottenne da alcuni studenti l’inquietante nomea che vi abbiamo precedentemente citato, mentre alcuni dei bambini che furono usati come cavie dai ricercatori dell’Università diversi anni dopo intentarono una causa legale contro la stessa, ottenendo un risarcimento complessivo di circa 900.000 dollari.

Corpi da studiare

In questo caso non andremo a parlare di un vero e proprio esperimento, ma del modo in cui un anatomista riuscì a ottenere più facilmente quanto gli serviva per le sue ricerche.

Fino al 1830, per coloro i quali volessero effettuare delle ricerche sul corpo umano attraverso la dissezione dei cadaveri, potevano contare solamente sui corpi dei condannati a morte. Questo comportava una scarsità di soggetti che per molti risultava talvolta frustrante, costringendo alcuni a recarsi di notte nei cimiteri in cerca di cadaveri appena sepolti.

Corpi da studiareQualcuno, tuttavia, trovò altre vie ben più oscure. Parliamo di Robert Knox, il quale si rivolse a due uomini, William Hare e William Burke, proprietari di una pensione. I due, a conoscenza della scarsità di corpi per le analisi degli anatomisti, nell’arco di un anno soffocarono nel sonno almeno dodici degli ospiti della loro struttura, vendendo i cadaveri a Knox per i suoi studi.

Il piano diabolico venne però scoperto poco dopo, le indagini non chiarirono mai se Knox fosse al corrente del modo in cui i corpi pervenivano sul suo tavolo operatorio; Burke venne impiccato, ma l’evento sollevò un tale scandalo che fu lo stesso Governo inglese ad intervenire con una serie di leggi meno severe che regolamentavano la pratica della dissezione.

La Prigione di Stanford

Philip Zimbardo è un professore emerito dell’Università di Stanford, una delle più prestigiose non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo. Diversi anni fa, ormai quasi 50, decise di progettare un particolare esperimento che coinvolgeva i suoi studenti, pagati per ricreare l’ambiente di una prigione dividendosi in guardie e carcerati.

Lo scopo dell’esperimento era analizzare le loro reazioni, i mutamenti del loro carattere, per ottenere materiale in grado di aiutarlo a rispondere ad una domanda piuttosto complessa: “Cosa succede quando metti persone buone in situazioni malvagie?

La Prigione di StanfordL’esperimento era programmato per durare due settimane, ma in realtà durò meno; tuttavia, quanto ottenuto in quel breve lasso di tempo fu certamente sconvolgente per certi aspetti: venne notato come rapidamente le guardie iniziarono a sfogare i loro istinti sadici sui prigionieri, che a loro volta iniziarono a diventare insofferenti a tali abusi e violenze fino all’isteria.

Alcuni studenti finsero dei malori per potersi sottrarre il prima possibile al crudele esperimento, mentre altri resistettero fino in fondo.

I dati raccolti, per quanto la loro origine potesse sembrare crudele, aiutarono a fondare le basi per la comprensione, da parte di psicologi e psichiatri, di come un essere umano sano di mente possa diventare malvagio se posto in determinate condizioni.

L’Unità 731

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’esercito giapponese condusse una serie di tremendi esperimenti sui civili, specialmente cinesi, per lo sviluppo e la pratica di tecniche di guerra batteriologica.
A capo di tali esperimenti l’Unita 731, comandata dal Generale Shiro Ishii. Le sperimentazioni comprendevano l’utilizzo di ceppi di malattie estremamente contagiose e aggressive come il tifo, il colera, o la peste.

Vennero avvelenati dei pozzi e utilizzate delle pulci infette, che venivano inserite in speciali contenitori in vetro e fatte esplodere ad alcune decine di metri di altezza per non lasciare alcuna traccia.

L'Unità 731Alcuni prigionieri, poi, vennero costretti a marciare a temperature sotto lo zero per studiare i migliori rimedi contro il congelamento, mentre altri vennero esposti a gas letali o rinchiusi in camere nelle quali la pressione veniva fatta salire al punto da far esplodere i bulbi oculari degli occupanti.

Uno degli aspetti più sconvolgenti di questa storia è che alla fine della guerra gli Stati Uniti, venuti a sapere di questi crimini, decisero di collaborare nell’insabbiamento di questa vicenda con l’intento di trasformare il Giappone in un alleato nella Guerra Fredda.

Il Governo Giapponese ha ammesso negli anni ‘90 dell’esistenza dell’Unità 731, mentre i nomi di migliaia di suoi componenti vennero rivelati solo nel 2018.

Separati alla nascita

Tra gli anni ‘60 e ‘70 un team di psicologi capitanato da Peter Neubauer condusse un esperimento che ebbe dell’incredibile. Venne deciso infatti di separare 3 gemelli, farli adottare separatamente e fargli vivere delle vite indipendenti, inconsapevoli dell’esistenza degli altri. Il tutto venne scoperto soltanto quando per puro caso i tre fratelli si incontrarono.

Separati alla nascitaI tre rimasero shockati e uno di loro in un’intervista dichiarò di essere furioso per quanto accaduto, mentre un terzo fratello morì suicida pochi anni dopo.

Quali furono i risultati di questo crudele esperimento? Lo si saprà non prima del 2066, anno nel quale verranno aperti gli appunti completi di Neubauer e della sua collega Viola Bernard, anche se una piccola anticipazione dello studio è stata già pubblicata nel libro “Nature’s Thumbprint: The New Genetics of Personality“.

L’epidemia di sifilide in Guatemala

Tra il 1946 ed il 1948, in Guatemala, il Governo locale in collaborazione con quello Statunitense finanziarono uno studio che portò al contagio con la Sifilide di 1500 individui tra uomini, donne e bambini.

Vennero coinvolti membri delle fasce più povere e disperate della popolazione, che vennero successivamente trattate con la penicillina. Successivi studi su quanto accaduto hanno portato alla luce che il contagio avveniva tramite presunti vaccini e punture, mentre non esisteva alcun follow-up clinico. La cosa più grave è però che non ci fosse traccia di consenso informato da parte di nessuno dei partecipanti.

L'epidemia di sifilide in GuatemalaLa scienza sa essere sorprendente con le sue meravigliose scoperte e per il modo in cui è in grado di cambiare le nostre vite in meglio. Pensiamo alla cura delle malattie, a come la tecnologia ci supporta ogni giorno nelle cose anche più piccole.

Purtroppo, la storia ci ha però insegnato che non sempre chi si è fregiato del nome di scienziato ha utilizzato la sua conoscenza per scopi meritevoli, lasciandosi trasportare dalla proprio insano desiderio di raggiungere uno scopo indipendentemente da quanto potesse essere doloroso il metodo per raggiungerlo.

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