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Fare prevenzione non basta a limitare la diffusione dell’AIDS

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Fare prevenzione non basta a limitare la diffusione dell'AIDS
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In Italia almeno 1 malato di Hiv su 10 non sa di esserlo. Quasi 130 mila persone vivono con Hiv, di questi, così si stima, circa 12-18 mila non sanno di aver contratto il virus. Dal 22 al 24 maggio a Roma si terrà la conferenza ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research).

IN ITALIA quasi 130 mila persone vivono con Hiv, di questi, così si stima, circa 12-18 mila non sanno di aver contratto il virus. Chi è sieropositivo ha oggi quasi identiche aspettative di vita di un sano e l’Hiv è considerata una malattia ormai cronica. Ma allora perché le nuove diagnosi di Hiv non calano? I centri specialistici come potranno raggiungere questa popolazione “a rischio”? Che prevenzione fare? Intorno a questi interrogativi, tra i tanti, s’incardina la conferenza ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) che si svolge a Roma dal 22 al 24 maggio: festeggerà i 10 anni e sarà presieduta dai virologi Massimo Andreoni (università Tor Vergata), Andrea Antinori (direttore INMI, Istituto Nazionale Malattie Infettive-Spallanzani) e Carlo Federico Perno (università di Milano). (Info www.icar2018.it)

• IL CASO ITALIANO
“Da anni il numero di nuove diagnosi si attesta sui 3500-3800, non diminuisce nonostante gli sforzi, mentre si calcola che 15 mila persone sieropositive non fanno analisi e non hanno scoperto il loro stato: è tempo di aggredire in modo preventivo l’Hiv”, sottolinea Andrea Antinori, coordinatore della Conferenza. Il trattamento come prevenzione (TasP) e la profilassi pre-esposizione (PrEP) sono i temi delicati che coinvolgono tutte le persone che ruotano intorno al sieropositivo non in terapia.

Tutte strategie che utilizzano antiretrovirali per abbassare fino a livelli non rilevabili la carica virale e quindi la trasmissibilità del virus. “La PrEP in particolare ha dimostrato (se seguita con continuità) una efficacia che arriva ad oltre il 90-95%”, racconta l’esperto. Una pillola al giorno (o anche come si dice “on demand” quando si hanno rapporti occasionali con partner sconosciuti, prendendola per un periodo prefissato…), chiamata anch’essa pillola blu (ma non è il Viagra) che contiene due antiretrovirali, emtricitabine e tenofovir, ormai con brevetto scaduto. In Italia si può comprare in farmacia con ricetta dello specialista ad un costo di circa 70 euro.

• LA STRATEGIA FRANCESE
Nell’ultima giornata della conferenza sarà il francese Jean-Michel Molina, dell’università di Parigi e coordinatore della strategia PrEP nel suo Paese a raccontare l’avanzata esperienza francese. “In Italia è una strategia poco usata perché non rimborsata: solo Francia, Scozia e Norvegia prevedono il rimborso. Molina è il ricercatore che nella “real life” ha dimostrato l’efficacia della PrEP con studi larghissimi”, racconta Antinori, “Ma occorre ricordare che una prevenzione efficace agisce su vari piani, a cominciare dall’uso del condom. In questo l’esempio pilota può essere San Francisco che ha un approccio integrato di PrEP e altri strumenti con ottimi risultati di riduzione delle nuove infezioni”. Anche la cosiddetta PeP (Post-Exposure Prophylaxis) utilizza i farmaci antiretrovirali ed ha una buona risposta, viene utilizzata anche da sanitari che possono essere venuti in contatto con sangue infetto. “Ma – avverte l’infettivologo – è efficace se la terapia inizia a poche ore dall’evento o dal rapporto sessuale, entro le 24-48 ore, meglio prima che dopo”.

• I TEMI
All’Icar si parlerà anche di terapie e ricerca: “La terapia oggi consente una stabile cronicizzazione dell’infezione. Le nuove cure hanno fortemente ridotto gli effetti collaterali, il numero di compresse al giorno (oggi al massimo una o due al giorno per chi inizia il trattamento), e aumentato il tempo di efficacia – sottolinea Antinori – Nei tre giorni si affronteranno oltre le semplificazioni di terapie, la coinfezione con Epatite C e i nuovi farmaci che curano l’HCV, cura che raggiunge ora una vasta platea a spese del Servizio sanitario nazionale. E poi di epidemiologia ed emergenze con focus anche sulle donne e sugli omosessuali maschi, sugli aspetti clinici dei tumori e Hiv,  infezione primaria e complicanze di natura metabolica e, soprattutto, di qualità della vita, tema centrale per i sieropositivi”.

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