“Nessun dio abbandona l’uomo senza che sia la testa di questi a deciderlo”
Ciascuno di noi è retto dalle vibrazioni cosmiche degli Orixas, che hanno influenza diretta sul nostro modo di percepire la realtà, sulla nostra vita e sui nostri cammini. Avere cognizione di tale influenza non limita assolutamente il libero arbitrio, ma piuttosto è un utile strumento per capire meglio noi stessi, le nostre attitudini, gli ambiti in cui agiamo e ci esprimiamo meglio e, naturalmente, il nostro karma. Il Pae di Santo è in grado di identificare il quadro degli Orixas reggenti di ciascuna persona, detto “Eledà”, che è così strutturato:
-Abbiamo un “Orixà de cabeça” – cioè Orixà di testa, il nostro genitore principale, che influenza in maggior misura la nostra personalità. Solitamente è un’energia maschile per gli uomini e femminile per le donne.
-Vi è un secondo Orixà genitore, di sesso opposto al primo, che va a coniugarsi col suo “sposo”, completando così la perfetta dualità del Padre e della Madre celeste.
-Il terzo Orixà è detto “Adjuntò”, ossia l’ausiliario. E’ essenzialmente una sorta di “ascendente”, anch’esso piuttosto influente, a volte persino più del secondo genitore, a seconda della forza e della polarità (ossia il “sesso”) delle vibrazioni.
-Il quarto Orixà è lo “sposo” che accompagna l’Adjuntò, ovviamente di sesso opposto, per completare il quartetto di vibrazioni in maniera perfetta: due maschili, due femminili, due attivi, due passivi; tutti e 4 gli elementi sono così rappresentati e tutti presenti in noi, sebbene in maniera e percentuale differente. La presenza di questo quarto Orixà serve a completare il quadro, ma la sua influenza sulla personalità è piuttosto bassa.
E’ evidente che non esistono “tipologie pure” di personalità: i vari Orixas “mixano” i loro flussi su di noi, che si compenetrano in dosi differenti dando luogo alla nostra unicità. Se si considera che gli stessi Orixas hanno manifestazioni variegate, spesso già incrociate (cruzade) ad altre, si può facilmente comprendere che esiste un quadro energetico univoco e particolare per ogni persona sulla Terra.
Andiamo ora a scoprire quali sono gli archetipi psicologici cui ogni persona tende in base al proprio Orixà de cabeça.
I figli di Exù sono persone di grande potere e responsabilità, abilissimi commercianti, amanti instancabili e appassionati, sono inquieti, impazienti, non conoscono la parola “impossibile”.
Sono pronti a dare la vita per ciò in cui credono, ma in genere tendono all’ambiguità, alla violenza, alla derisione e provocazione, all’oscenità e alla depravazione. Sono unici nell’arte di ispirare fiducie e di abusarne, possono essere psicologicamente instabili, dediti al sesso sfrenato, alla droga e all’alcool, dipendenti della loro incontenibile sete di potere, essere dei poveri sbandati oppure dei pericolosissimi manipolatori, capaci di qualsiasi compromesso pur di ottener il risultato voluto. Non conoscono il senso del limite nè della misura, sono sfrenati ed eccessivi in ogni attività e questo li porta con frequenza a manifestazioni violente e distruttive.
Gli intrighi politici, la corruzione, i raggiri e le truffe sono fonte di sicuro successo per i figli di Exù, dotati di un vero talento nel far credere agli altri ciò che vogliono loro.
D’altra parte la loro vivida e concreta intelligenza li fa essere dei consiglieri preziosi e zelanti.
Exù esiste nella realtà concreta e presente della vita, è l’attimo fuggente, è la consapevolezza che tutto prima o poi finisce e bisogna godere qui e ora di ogni piacere che la vita può offrire.
Exù è il piacere di mangiare, di bere, di fumare, il piacere dell’amplesso amoroso, il piacere dell’avere denaro e spenderlo, il piacere del potere, del possesso, della conquista.
Egli esiste indifferentemente nel bene e nel male, per lui ogni cosa è semplicemente ciò che è, non possiede il senso della morale, è pura energia creativa, è espressione immediata ed istintiva, è come un bambino che gioca con una bomba atomica, incapace di esprimere giudizi basati sull’etica. Uccidere milioni di persone o bere un bicchiere di vino sono due semplici azioni e come tali possono essere compiute. La valutazione delle conseguenze non rientra nella mentalità di Exù: lui agisce, il resto non è affar suo. I suoi figli hanno uno sguardo intenso, avvolgente, profondo come la notte; hanno un potenziale incredibile: Exù è il messaggero universale, è in contatto con tutto e tutti: i suoi figli possono acquisire una favella straordinaria e una capacità di comunicazione (sia nel piano fisico che con piani ed entità sottili) assolutamente straordinarie, poi sta a loro esprimere tali doti in accordo coi loro principi, molto spesso flessibili.
Disponibili con gli amici, sebbene un poco opportunisti, hanno un comportamento imprevedibile; amanti fantasiosi e ardenti, possono amare con la stessa intensità più persone contemporaneamene. Molto vanitosi, celano la loro ambizione dietro uno stile di vita apparentemente semplice; tra i figli di Exù vi sono commercianti, venditori, politici, diplomatici, giornalisti e militari; devono assolutamente evitare l’alcool, che può essere la loro rovina.
I figli di Ogum sono forti e tenaci, dotati di grande cuore e generosità. Sanno lottare strenuamente per ciò in cui credono, sono padri affettuosi e mariti fedeli, nell’amicizia sono pronti a dare la vita, pronti a qualsiasi sacrificio per la loro casa, la loro terra o il loro re.
Sebbene abbiano la tendenza a reprimere le emozioni, hanno la capacità di proteggere le persone che gli vengono affidate, si assumono volentieri grandi responsabilità. Sono soldati, guerrieri, atleti e sportivi, fabbri; hanno bisogno di forgiare il ferro, di lavorare sodo o di combattere per una nobile causa, amano la compagnia e la libertà. Amano viaggiare ed essere liberi come il vento. Sono crociati, templari, eroi di guerra, soldati valorosi, condottieri nobili e altruisti, il tipico cavaliere senza macchia e senza paura. Lancillotto, Zorro, Conan il Barbaro sono esempi perfetti dell’archetipo del dio della guerra.
D’altronde possono rivelarsi irascibili, pronti alla lite per un nonnulla, dediti all’alcool e al fumo senza moderazione, pericolosi alla guida (si raccomanda massima attenzione perchè il rischio di incidenti stradali è sempre piuttosto consistente per i figli di Ogum). Duri, testardi, irriducibili, è ben difficile che lascino penetrare qualcosa attraverso la loro corazza d’acciaio: nè amore, nè denaro.
Orgogliosi all’eccesso, rischiano la solitudine e il vagabondaggio, sono portati a creare o subire incidenti, scontri e contrasti di ogni tipo. Diventano facilmente ladri o mercenari, picchiatori, assassini, maniaci delle armi e della guerra, terroristi, soldati con un senso della disciplina “modello lager”.
Sono gli eroi negativi, il cavaliere nero, le SS, i conquistadores. Ogum è il conflitto, l’impatto, il cuore che batte nella gola, la reazione improvvisa, Ogum esiste nei momenti di intensa transizione, di grande cambiamento, quando inizia un nuovo percorso, un’ulteriore prova da superare, un altro ostacolo da oltrepassare, un’estrema difesa da frantumare. Ogum è l’inizio del cammino, esiste nei preparativi per il lungo viaggio, quando ci si sente perduti nelle strade del mondo è lui che ci incita ad andare avanti.
I figli di Oxossi sono artisti, precursori, innovatori, sempre alla ricerca di nuove forme di espressione, di nuovi percorsi di caccia e di nuove terre da esplorare.
La loro inquietudine li porta incessantemente verso nuove esperienze e nuove scoperte, la loro primaria necessità è la libertà di espressione, la libertà da qualsiasi forma di autorità che possa limitare il loro cammino di ricerca. Come cacciatori esperti fiutano la preda e sono capaci di seguirla fino in capo al mondo; difficlmente demordono dal loro intento e lo portano a compimento contro qualsiasi difficoltà. Sono portati naturalmente al comando, ma amano rapporti di collaborazione più che di subordinazione. Sono idealisti, romantici, sognatori, artisti, dotati di una sensibilità acutissima che li mette in grado di comunicare con il mondo della natura.
Sono ospitali e amano assumersi le responsabilità della famiglia, ma sono esageratamente attratti dal cambiamento di residenza e da sempre nuovi modi di vivere per garantire una vita domestica armoniosa e calma. Amano il lusso e la ricchezza (fartura=abbondanza), portano prosperità e fasto ovunque vanno, non sopportano la meschinità e la piccineria, gli atteggiamenti piccolo-borghesi. Sono generosi e di animo grande e nobile, hanno uno spiccato senso della bellezza interiore, profonda e artistica; sono leali e attenti, capaci di relazioni profonde e durature (sebbene sempre all’insegna dell’indipendenza), non perdonano il tradimento e la vigliaccheria.
Colombo e tutti i grandi scopritori, Re Artù e la ricerda del Graal, Robin Hood e i paladini dei diritti dei più deboli vanno ascritti, secondo l’Umbanda, a questo archetipo. Nel loro lato negativo sono dissoluti e viziati, dipendenti da tutto, ansiosi e inquieti, hanno paura della loro ombra e si nascondono dietro un dito, amano il bere e il mangiare oltre misura, sono infedeli e irresponsabili, portati ad ogni forma di depravazione. Sono seducenti ma ambigui, fanno di tutto per accaparrarsi l’amore e il riconoscimento degli altri, sono pigri e indolenti, gelosi e possessivi; dotati di grandi capacità di manipolazione, non accettano di sbagliare o di essere fragili, sono egocentrici e quando hanno autorità diventano prepotenti e dispotici. Sono intimamente chiusi e spesso portati a vagare da soli e senza meta, lamentandosi e sentendosi incompresi.
I figli di Ossain sono naturalmente versati nelle arti curative, sono spesso farmacisti, erboristi, medici omeopatici, dividono con Oxossi il dominio della foresta e anche alcune caratteristiche di enorme riservatezza ed estrema sensibilità. Sono medium e sensitivi, dotati di forti poteri paranormali e di una forte propensione per le scienze occulte ed esoteriche; apparentemente calmi e quasi trasognati, sembrano vivere in un mondo che appartiene esclusivamente a loro e di cui conservano gelosamente i segreti e custodiscono gli accessi. E’ molto diffficile sapere cosa pensano e coa vogliono dvvero, abili come sono a mimetizzarsi nel fogliame e nell’ombra della selva. Per questo sono abili diplomatici (ai limiti della manipolazione) e nel loro lavoro sono estremamente efficaci e professionali, con un grande amore per la conoscenza e l’approfondimento dello studio della natura. Difficilmente si lasciano andare a manifestazioni di rabbia o collera, apparentemnte pacati e docili, sanno però essere anche estremamente violenti e vendicativi. Il senso fisico più sviluppato è la vista: nulla sembra poter sfuggire al loro sguardo indagatore con cui scrutano nel profondo degli altri e svelano i misteri della scienza spirituale.
La loro occhiata è inoltre una vera e propria arma quando sono in collera, sebbene non amino troppo la competizione e il confronto. Emotivamente e sessualmente piuttosto freddi, hanno una forte costituzione fisica, ma soffrono di vertigini e ipertensione; devono stare attenti ai pericoli che provengono dal mare.
I figli di Oxumarèsono versatili, ma squilibrati economicamente, desiderano ardentemente ricchezza e celebrità; vanno dall’allegria sfrenata alla depressione più cupa, sono molto intelligenti, ma anche nervosi e tendenti alla collera, per questo per molti figli di questo santo è opportuno invocare l’axè di Oxalà al fine di donar loro maggiore stabilità psichica.
Infantili, sinceri, ingenui, incapaci di mantenere equilibrio e stabilità, soprattutto nella parte materiale, amano tutto ciò che concerne il denaro: guadagnarlo, spenderlo, amministrarlo e ostentarlo.
Per loro ogni cosa va e viene ed è importante godere dell’attimo. Naturalmente portati ad azioni di forza per appagare le proprie ambizioni, studiano strategicamente il terreno di scontro con un’accuratezza sovrumana per poi colpire in maniera improvvisa e violenta, sfruttando l’effetto sorpresa esattamente come farebbe un cobra. Molto vendicativi, la loro vita è caratterizzata da cicli che aprono e chiudono con grande naturalezza, sempre seguendo il proprio istinto e la propria pulsione di ascesa sociale e di carriera. Sempre pieni di risorse, hanno una mente veramente enciclopedica, adattabile e aperta a qualsiasi argomento, sono in grado di assimilare nozioni di ogni tipo e di metterle in pratica in qualunque campo. Dotati di grande fantasia, possono distinguersi nei più svariati campi, in particolar modo in quello letterario e commerciale; possono avere problemi con elettricità e fulmini.
Le figlie di Ewà sono belle e aggraziate, sensuali e affascinanti; portano colore in tutto quello che fanno, stimolano la sensibilità e il movimento. Non sopportano la monotonia e la routine, cercano l’allegria e il continuo cambiamento, cambiando spesso idea e risultando così imprevedibili.. Oneste, affettuose e chiacchierone, sono grandi lavoratrici (letteralmente nate per accumulare fortuna), molto portate per una carriera imprenditoriale; il matrimonio non è il loro primo pensiero, ma se si sposano sono ottime compagne. D’altra parte è nella loro natura la presenza di una parte oscura che si manifesta in seduzione e in repentini cambiamenti di umore, possono essere volubili e a volte perfide e crudeli; psicologicamente fragili e tendenti alla depressione, possono risultare saccenti, antipatiche e arroganti. Sono versate nelle arti divinatorie, vere e proprie maghe o addirittura streghe, sono esperti nei filtri d’amore. Circe e Medea erano abili incantatrici, ma di solito gli uomini che le incontravano non facevano una bella fine… I figli e le figlie di Ewa hanno problemi di digestione, ai polmoni e di circolazione sanguigna.
I figli di Omolu sono naturalmente portati ad occuparsi della sofferenza altrui, sono spesso medici, guaritori e massaggiatori; purtroppo frequentemente hanno vissuto nel corso della loro vita esperienze drammatiche sul piano psicofisico. Tendono all’isolamente e alla depressione, l’espressione del viso è triste e imbornciata, nelle relazioni instaurano meccanismi assai forti di dipendenza, hanno difficoltà a prendere decisioni drastiche o mettere in atto cambiamenti radicali, amano la fissità e la rassicurante monotonia, il che nasconde una profonda paura di vivere e di morire. Hanno una sottile tendenza masochista, una specie di culto della sofferenza che dà loro una soddisfazione inavvertibile in condizioni di malattia e una sorta di ipocondria quando sono in salute. Possono anche avere una vita sociale attiva, se non addirittura florida e in ambienti d’alto rango, ma sebbene certi figli di Omolù siano addirittura allegrissimi (specie in compagnia di figli di Orixàs “caldi”, come Ogum) e sani amanti dei piaceri terreni, in loro vi è una chiusura psicologica latente, di cui a volte nemmeno loro sono consapevoli: come una coltre, li separa emotivamente dal resto della gente, decretandone il senso di solitudine che si trascinano dietro. Non sono persone di molte parole, quando però sono contrariati, i loro giudizi secchi e taglienti sono delle vere sferzate di ghiaccio. In amore non sono molto fortunati, è bene che evitino le figlie di Yansà, sebbene la loro energia attiva sia per loro un autentico toccasana, poichè queste si stuferebbero della staticità cui verrebbero sottoposte e se ne andrebbero, lasciandoli tra le lacrime. E’ già migliore il rapporto con le figlie di Oxum, purchè sia una manifestazione non giovanissima: la loro tipica freschezza e spontaneità mal si coniuga col rigore saturnino dei figli della terra. Ottima invece la relazione con le mature figlie di Yemanja e con le stoiche e deluse figlie di Obbà, che, dopo aver rinunciato alla focosità di Xangò, possono trovare nei figli di Omolù la stabilità coniugale e la complicità rustica in cui possono esprimere meglio la loro salda femminilità. Omolù è il principio dell’entropia, la tendenza di ogni cosa e ripiegarsi su se stessa e morire, è la noia, la calura, il sudore, le mosche, le piaghe d’Egitto, le calamità che gli dei scatenano per punire gli uomini, è il sacrificio, l’espiazione attraverso la sofferenza, ma anche attraverso la carità e l’abnegazione: è il primo passo verso il sacrificio dell’ego in favore di una rinascita interiore.
Le figlie di Oxum sono affascinanti e sensuali, amani del lusso e degli agi, sensibili ed amabili, raffinate, capaci di grande slancio amoroso e affettivo; al negativo possono rivelarsi false, volubili ed egoiste, portate alla seduzione e alla punizione, inaffidabili e totalmente inobiettive: possono s
catenare un fiume di rabbia se solo sentono di non essere al centro dell’attenzione come vorrebbero, talvolta hanno la sindrome della “principessa”. Il peggior crimine per Oxum è l’aborto, azione che difficilmente questo Orixà perdona, anzi, a volte si allontana per sempre dai suoi figli, abbandonadoli al loro triste destino. Oxum è l’innamoramento, il legame che si stabilisce nelle relazioni di coppia o di amicizia, è l’illusione che nasce quando uomo e donna si incontrano, è l’eccitazione e il desiderio, il piacere di fare l’amore, ma anche la delusione, il dolore del tradimento e dell’abbandono. Le figlie di Oxum hanno un forte bisogno di sentirsi amate e corteggiate, si realizzano nella famiglia, come mogli e madri, ma devono imparare l’autonomia e l’indipendenza; portate a dare tutto di sè stesse, devono fare attenzione a non ritrovarsi sole e svuotate. La solitudine è per loro il più grande dolore, una vita senza amore è come un fiume in secca, ma devono imparare ad amarsi, rispettarsi e soprattutto a scegliere la persona giusta, quindi a guardare in prospettiva, alla relazione a lungo termine che sancirà la loro definitiva maturazione da “ragazza” a “donna”. L’amore è una necessità, un istinto incontenibile che a volte prescinde da un oggetto fisico e facilmente si trasforma in una perenne illusione. Il desiderio di vendetta, di rivalsa, di punizione, di manipolazione sono sfide continue per le figlie della dea dell’acqua dolce, così come la frustrazione e il sentimento di impotenza di fronte all’inevitabile fine delle cose. Nate per dare alla luce creature vive e alimentarle con l’amore, la morte è per loro il più temibile dei nemici, incomprensibile
e assurda, e fanno di tutto per ignorarla o addirittura sfidarla con la loro ostinazione nel mantenere in vita ciò che non c’è più: devono affrontare questa sfida andando oltre il leggiadro ma superficiale aspetto della mera vita terrena. Oxum è l’attrazione, il fascino, il piacere di farsi ammirare, il bisogno di attirare l’attenzione; il mondo dello spettacolo e della moda è pieno di figli e figlie di questa dea che nutrono una vera passione e propensione per il canto, la danza, la recitazione ed ogni forma per dare mostra di sè.
Le figlie di Yansà sono calde e appassionate, inquiete e impetuose come la tempesta, fulminee nelle loro decisioni, fragili e trasparenti come l’aria, instancabili come il vento, hanno grandi capacità di adattamento e di sopportazione della fatica. Amano i cambiamenti, sono coraggiose, carismatiche e leali, ingenue e idealiste, talvolta indecise tra le mille idee che hanno in testa ogni momento; Yansà è la signora del mercato, chiassosa, allegra e “casinista”, i suoi protetti chiacchierano e socializzano con tutti, movimentando le situazioni con la loro inesauribile simpatia; sono donne pratiche e determinate, piene di iniziativa e con una gran forza lavorativa, particolarmente portate per le attività in proprio, specie nel campo del commercio. Nella forma negativa sono infantili e tendenti alla depressione, volubili e instabili, portate al tradimento e alla depravazione, al lamento continuo o a inarrestabili accessi di ira, tremendamente vendicative. Sono egoiste e capricciose, aggressive, violente, a volte insensate, incapaci di valutare le conseguenze (per sè stesse e per gli altri) delle loro azioni. Sono perfettamente in grado di dare il via a incredibili teatrini per raggiungere i loro scopi, che sia per lamentarsi e farsi compatire, o per impressionare il prossimo con “effetti speciali emotivi”.
Se Oxum è l’innamoramento, Yansà è la passione, la forza che consuma come fuoco e che non conosce limite. Passione violenta, incontenibile, che porta alla follia, che può dar vita o distruggere ogni cosa. Le figlie di questo Orixà sono abili fattucchiere, portatissime per la magia e l’occulto; hanno molti amori, ma non sempre riescono ad organizzare una vita di coppia stabile, sebbene apprezzino la maternità e siano ottime ed energiche madri.
I figli di Logun Edè sono ingenui e fragili, portati per l’arte e per l’ozio, ambigui per natura, amano tutto ciò che è indefinito, sfumato ed effimero. Temono le decisioni drastiche e le scelte definitive, la passione e il coinvolgimento. Perennemente indecisi tra ragione e sentimento, anche sessualmente non hanno un orientamento preciso. Alcuni dicono che Logun Edè sia un Orixà metà maschio e metà femmina, in realtà la definizione più corretta è quella di una sorta di ermafrodito, una creatura priva di netta identità sessuale, tipica dell’età che precede la pubertà, in cui la pulsione verso l’uno o l’altro sesso viene vissuta in maniera indifferenziata, mancando una percezione adeguatamente strutturata della propria identità. I figli di questa divinità sono fortemente dipendenti dalla figura del padre e della madre, hanno difficoltà ad assumersi qualsiasi tipo di responsabilità, sono eterni principi che aspirano al regno senza mai ottenerlo; sono solitamente efebici ed eleganti, raffinati ed eterei, vivono in un loro mondo un po’ astratto dalla realtà quotidiana. Come i bambini sono capricciosi, incostanti, bugiardi, inaffidabili, egocentrici. Si prendono gioco di ogni cosa, ma si offendono per nulla, sono permalosi e ipersensibili, vendicativi e rancorosi, temono le punizioni e i giudizi. Logun Edè è la bellezza fisica, la delicatezza, la raffinatezza, l’ingenuità e la purezza, l’acqua fredda e cristallina dei ruscelli di montagna. Principe delle arti, ama la musica e la pittura, l’allegria e la spensieratezza. Logun Edè è l’eterno fanciullo che vive dentro di noi, è il desiderio di novità e di gioco, è il fischiettare o il cantare quando siamo contenti senza motivo, è l’assaporare il piacere di una festa o di una gita in compagnia, è tutto ciò che viviamo per la prima volta, quell’emozione particolare del primo sguardo, del primo incontro, del primo bacio, del primo amore.
Le figlie di Obà sono forti, mature, sagge e realiste.
Hanno un enorme polso nelle questioni familiari e lavorative, sanno curare la casa con autorità e solidità inscalfibili fin da giovanissime; sono inoltre delle ottime cuoche.
La loro energia è maschile e hanno tendenza a militare in organizzazioni per l’emancipazione della donna o ad occupare posti dirigenziali. Possono essere donne manager competitive e spietate, nel proprio lavoro hanno solitamente successo e soddisfazione economica.
Hanno grande intuito e sensibilità, ma sovente portano i segni di esperienze sentimentali dolorose che hanno segnato la loro fiducia nella relazione di coppia; per questo sopperiscono con la carriera una vita amorosa tendenzialmente deludente. Nella vita degli esseri umani regge infatti la delusione amorosa, la tristezza, il sentimento della perdita, l’incapacità di ottenere ciò che si desidera dalla persona amata. E’ la rabbia per il tradimento, la solitudine, la depressione, l’amarezza del’abbandono e di conseguenza l’invidia per chiunque ritengano più fortunato di loro. La sfida per loro è lasciar andare le ferite e gli affronti subiti, perdonarsi e prendersi con morbidezza e amore, evitando di chiudersi e di coltivare rancore e desiderio di vendetta. Obà è “l’ultima goccia”, dopodiché il vaso trabocca, la collera prende la forma di un fiume che straripa, devastando tutto con la sua furia distruttiva. Le figlie di Obà hanno una straordinaria capacità di sopportazione, specialmente quando sono innamorate; possono controllare per anni i loro sentimenti dietro una calma apparente, ma quando arriva il momento che il troppo è troppo, la devastazione è assicurata.
Le figlie di Nanà sono a volte destinate alla solitudine, all’isolamento, all’incomprensione.
La loro estrema sensibilità le può portare al silenzio o alla follia, la complessità del loro mondo interiore può rendere difficile e talvolta impossibile l’espressione dei sentimenti e dei pensieri e allora si chiudono in uno spazio proprio, irreale, ai margini della vita.
La sfida per Nanà è emergere dal fango e dalla palude -che sono il suo ambiente più congeniale- ed entrare nel flusso della vita, della realtà, dell’espressione di sè e del proprio amore per il genere umano. Le sue figlie possono avere difficoltà con tutto ciò che rappresenta la vitalità o l’inizio della vita, come il sesso, la gravidanza o i bambini. Sono di solito affette, o lo sono state, da malattie gravi, che le hanno portate a sperimentare personalmente quel mondo intermedio tra la vita e la morte di cui sono esperte conoscitrici. Non amano il lusso, hanno grandi difficoltà con il denaro e tutto ciò che rappresenta valore. Nanà esiste nella paura della vita e della morte, ma non è una paura angosciosa, bensì la consapevolezza della transitorietà delle cose; ama sostare nei luoghi di passaggio, sicura che ogni cosa passerà tra le sue mani. Le figlie di Nanà non danno importanza alle cose del mondo, in loro si manifesta una dolce rassegnazione circa la caducità dell’esistenza umana. Saggezza e umiltà si fondono nel desiderio di aiutare i figli della Terra a compiere il loro viaggio. Sono disponibilissime a sacrificarsi in favore della comunità o della famiglia, sono umili e affidabili; non amano molto lo studio, ma possono cimentarsi in attività terapeutiche con successo; generalmente sono buone medium, fedeli alle tradizioni e ai rituali; per loro il sesso e le passioni terrene hanno un ruolo piuttosto marginale nell’esistenza, danno invece molto più valore ai sentimenti, alle affinità elettive e alla comprensione. Il fisico è piuttosto gracile e cagionevole.
Le figlie di Yemanja sono calme, riflessive, sensibili, estremamente materne e protettive, ma tendono a farsi vittime nelle loro relazioni, a lasciarsi ferire, tradire o abbandonare se non riescono a riconoscere la loro natura di guerriere e regine.
Per loro la sfida più ardua è il raggiungimento di uno stato di autonomia e autosufficienza (essenzialmente emotiva); la prova più difficile è tagliare i legami di dipendenza affettiva che le costringono a vivere in funzione degli altri. Le figlie di Yemanja tendono a occuparsi di tutti, ma così facendo rischiano di prosciugarsi, di privarsi della propria energia vitale, di creare relazioni di dipendenza e soprattutto impediscono agli altri di crescere e di assumersi le loro responsabilità nella vita. Yemanja è il legame viscerale che si instaura tra madre e figlio, è il desiderio di inglobare l’oggetto amato, è il cordone ombelicale che va reciso per dare origine a due esseri indipendenti. Yemanja è la preoccupazione che tutti stiano bene, che tutti abbiano mangiato e stiano al caldo; è la voglia di coccolare, di allattare, di stare sempre insieme, il nutrimento.
Yemanja è la pietà e la compassione, è sincretizzata con la Madonna, la madre del Cristo; regge l’amore materno, ma anche le relazioni fra congiunti, amici e tutti quanti vivono sotto uno stesso tetto; è la protettrice della comunità, l’eterna pena dell’abbandono e la speranza del ritorno, è la solitudine della madre quando i figli se ne vanno dalla casa, è la depressione dopo il parto, la preoccupazione per la loro vita, ma anche il senitmento di famiglia e l’educazione dei bambini.
Le figlie di Yemanja hanno la maturità e la bellezza della donna nel fiore degli anni, devono comprendere che i genitori sono solo il porto sicuro, che devono costruire le navi dei figli, insegnare loro la navigazione e poi lasciarli andare a largo, nel mare della vita, accettando così il ruolo di guida, ma non di eterni compagno di viaggio.
I figli del fiero dio del tuono, Xangò, sono di temperamento forte e orgoglioso, hanno innato il senso del comando e della responsabilità, sono affidabili e leali, non sopportano le ingiustizie e sanno ricomporre qualsiasi conflitto.
D’altra parte possono cadere in violente manifestazioni di collera o utilizzare il loro senso del potere e dell’autorità per comportarsi da tiranni, per manipolare e annullare la volontà altrui, per realizzare senza scrupoli i propri obiettivi. La tendenza al negativo dei figli di Xangò è quella di una pressoché totale chiusura mentale nei confronti di altri punti di vista, il che comporta una visione univoca e quasi dittatoriale della realtà: nasce quindi il pregiudizio e la prevenzione nei confronti di chi si dissocia, che quindi merita di essere punito con forza. Il profondo e costante sentimento di giustizia ed equità può scomparire di fronte all’attrazione esercitata dalle persone del sesso opposto, tramutandosi in sete di conquista ad ogni costo, in seduzione, manipolazione e tradimento dei più alti e nobili principi.
Xangò è il potere in ogni sua manifestazione, è il cataclisma, il terremoto, il tuono, la tempesta, tutto ciò che atterrisce e spaventa; è Zeus che lancia i suoi strali e gioca con il destino dei mortali. Xangò è il potere politico, la competizione, il fine che giustifica i mezzi, il sentimento di superiorità, la volontà di essere il primo e il solo, è la costruzione dell’ego, con tutto ciò che ne consegue nel bene e nel male. Nella sua accezione positiva è un potere interiore e solido di giustizia e comprensione, di pacatezza e condiscendenza, la saggezza di una grande anima che sa valutare equamente gli eventi della vita.
In questo senso è la giustizia, non solo quella dei tribunali e delle leggi, ma di un ordine divino superiore di fronte a cui ogni giudizio deve essere necessariamente sospeso. L’archetipo del sovrano illuminato, del re saggio e giusto riflette in pieno le doti politiche di queste persone: sono il senato, il potere esercitato dall’alto con sapienza in funzione del popolo, all’insegna del decoro e dell’integrità etica.
I figli di Oxalà in generale sono portati per le arti, per la spiritualità e il misticismo, amano l’introspezione e sono saggi e pacifici. Sanno realizzare i loro obiettivi con calma e determinazione, a volte con testardaggine (loro principale difetto).
Sono ambiziosi, intelligenti, portati per lo studio e amanti della conoscenza.
Devono fare i conti con la sfiducia e la pigrizia, con l’invidia e la competizione, con la superbia e l’alterigia, con la paura del mondo e la tentazione di fare gli eremiti sulla cima delle montagne. Sono diffidenti e riservati, difficilmente si espongono in prima persona, temono le responsabilità e ogni tipo di conflitto.
I figli di Oxalufà sono saggi e calmi, a volte lenti e indecisi, hanno imparato a pensare molto prima di agire. Il simbolo di questa vibrazione è la lumaca, segno di lentezza, ma anche di autonomia. Sanno fare molte cose, la loro forza sono l’esperienza, la pazienza, la costanza e la comprensione: l’Orixà delle teste, delle menti e del pensiero conferisce loro un’ampia visione della realtà, grande obiettività e capacità di comprendere sia i differenti punti di vista soggettivi che gli eventi nell’ottica del disegno divino. La loro sfida è la paura, la mancanza di coraggio e iniziativa, la tentazione di fare la vittima, di nascondersi, di dipendere dagli altri, di ammalarsi per allontanare le responsabilità. Oxalufà è la vecchiaia, è la tentazione di vivere di ricordi e di rimpianti, è l’attesa della morte, è l’inazione, l’indugiare su una sedia a dondolo.
I suoi figli tendono ad aspettare aiuti o “choc” esterni che smuovano le acque e risolvano la situazione, anziché credere di poter mutare e governare la propria vita.
I figli di Oxaguian, invece, sono giovani guerrieri, e come tali combattivi, inquieti, imprudenti, ma possiedono una grande spiritualità e sono idealisti e sognatori.
Oxaguian è il generale degli eserciti celesti, lo stratega che dirige le truppe verso il nemico. Difficilmente accettano la realtà per come è e cercano di cambiarla, sono duri giudici di sè stessi, portati al sacrificio e all’autoflagellazione; sono ostinati, permalosi ed egocentrici.
Desiderano l’autoaffermazione, il successo, la fama, sono attratti dal mondo e allo stesso tempo ne fuggono, amano il denaro e lo disprezzano, desi
derano Dio e lo sfidano, cercano l’annullamento dell’ego ma sono presuntuosi, vivono l’inquietudine del giovare Siddharta e l’ansia di conquista e di conoscenza. Vogliono essere umili ma anche farsi notare, temono l’amore perché non sono disposti a rinunciare alla loro identità, nè a scendere a compromessi. Oxaguian esiste nello scienziato, nel ricercatore, nello studente: i suoi protetti hanno una spiccata predisposizione per la tecnologia, per l’apprendimento e per tutto ciò che è innovativo, la loro mente è sempre molto dinamica e al passo coi tempi, in cerca di nuove soluzioni, di evoluzione. La sfida è l’eterna fuga da se stessi, la ricerca come pretesto per non accettarsi fino in fondo, la paura di darsi, di offrirsi, di fidarsi di sè stessi e degli altri. La sensazione di non essere all’altezza e di non sentirsi mai pronti li può rendere discepoli a vita. Essendo idealisti, vorrebbero purezza in ogni cosa, in ogni relazione, in ogni attività; scendere a patti col prossimo per rapportarsi col sistema fa loro storcere il naso, è una cosa che fanno malvolentieri poiché intacca il loro complesso insieme di principi e valori, provocando così quei conflitti che si propongono di sanare, ma che al tempo stesso sono per loro un punto di riferimento; al di là dell’aspetto bellico del loro carattere, portano in dote la bontà e la caritatevole sensibilità del padre celeste Oxalà: ciò che devono raggiungere è il punto di mediazione e di incontro con la vita.
Le persone rette dagli Ibeji sono degli eterni bambini, amano giocare, divertirsi e scherzare. Hanno sempre la battuta pronta, prendono le cose alla leggera e affrontano tutte le situazioni con serenità e allegria. Sono ottimisti, chiacchieroni, vivaci.
Dotati di facile favella, riescono in tute quelle professioni che richiedono un contatto col pubblico: sono ottimi giornalisti, venditori e rappresentanti. Nel lavoro danno l’impressione di essere seri e affidabili, organizzati e ambiziosi, ma è solo apparenza: in realtà la loro volubilità e desiderio di spensieratezza li fa desistere da qualsiasi ascesa di carriera troppo dura.
Si interessano di sport e sono aperti a tutte le novità. Non sopportano le persone troppo serie. Amano le feste, la musica e gli svaghi. Fanno fatica a concentrarsi su una cosa, hanno sempre mille idee che poi rischiano di non realizzare. Lasciano spesso le cose a metà e si dimenticano di portarle a termine. Cercano di sviare i loro doveri e di scaricarli su altri. Non covano rancore a lungo e difficilmente sono pericolosi. Sono incostanti in tutto, anche nei rapporti con gli altri, cambiano spesso giri di amicizia. Non sono affatto buoni consiglieri, poiché sono troppo presi dai propri problemi che, per quanto futili, hanno sempre e comunque la precedenza; sono inoltre troppo distratti per poter creare una profonda empatia con qualcuno, anzi, la evitano poiché per loro sarebbe una eventualità troppo seria e quindi non divertente come vorrebbero.
Non troppo fedeli, vivono la vita di coppia come un gioco, quando si stancano cambiano, poi magari ci ripensano. Volubili, sarcastici, non si rendono conto quando è ora di smettere, non hanno il senso del limite e della misura. Sono egoisti, possessivi proprio come bambini piccoli che non vogliono lasciare il proprio giocattolo, invidiosi dei “compagni di gioco”; ciononostante sanno farsi comunque apprezzare e volere bene grazie alla loro sensibilità e gioia di vivere.
I figli di Iroko sono rarissimi, non ricevono l’incorporazione da parte del loro Orixà e sono pieni di contraddizioni.
Il loro carattere, il loro metabolismo e le loro pulsioni seguono l’andamento delle stagioni: in primavera vedono tutto roseo, d’estate sono sovreccitati, in autunno malinconici e silenziosi, d’inverno freddi e calcolatori. Totalmente instabili, ma iper-sensibili, sono persone assolutamente buone e generose, affettuosi col partner e con la famiglia, disponibili coi colleghi e gli amici, hanno il dono di saper ascoltare gli altri per via della loro straordinaria empatia.
Considerano i sentimenti fondamentali, molto più della passione e del sesso; sono leali e partecipano con gioia alla vita degli altri, se necessario sacrificandosi. Non sempre riescono a portare a termine i loro obiettivi, ma sono pieni di buona volontà e molto responsabili; da bambini occorre gratificarli e coccolarli moltissimo; odiano la violenza e, senza alzare la voce o le mani, riescono a sedare sul nascere qualunque diatriba con un’occhiata.
Hanno un carattere complesso, che al di là della loro bontà, può destabilizzare e lasciare perplessità per via delle numerose e marcate contraddizioni: a volte partecipi, a volte menefreghisti, possono sparire per mesi per poi tornare a farsi sentire come nulla fosse accaduto; sono individui in continuo cambiamento. Portati per le scienze occulte, quando adirati non esitano minimamente a inviare maledizioni ai nemici, le quali solitamente si rivelano molto efficaci. La salute di questi soggetti è cagionevole, soffrono di malattie ereditarie, anemia e squilibri ormonali.
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