Un vertice internazionale per salvare l’Amazzonia – Internazionale. Durante il vertice sull’Amazzonia che si è aperto ieri l’8 agosto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e i leader sudamericani devono riuscire a mettere a punto soluzioni coraggiose per salvare la più grande foresta pluviale del mondo.
I funzionari brasiliani hanno promesso di seguire una tabella di marcia ambiziosa per fermare la deforestazione durante la riunione di due giorni dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica che si tiene a Belém, alla foce del Rio delle Amazzoni.
Si tratta del primo vertice in 14 anni per il gruppo di otto nazioni, istituito nel 1995 dai paesi sudamericani che condividono il bacino amazzonico: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.
Sede di circa il 10 per cento della biodiversità terrestre, di cinquanta milioni di persone e di centinaia di miliardi di alberi, l’Amazzonia è un serbatoio vitale di carbonio, che riduce il riscaldamento globale.
Ma gli scienziati avvertono che la deforestazione si sta pericolosamente avvicinando a un “punto di svolta”, oltre il quale gli alberi morirebbero e rilascerebbero carbonio anziché assorbirlo, con conseguenze catastrofiche per il clima.
I paesi della regione sono determinati a “non lasciare che l’Amazzonia raggiunga un punto di non ritorno”, ha dichiarato la ministra brasiliana dell’ambiente, Marina Silva, in occasione di una riunione ministeriale prima del vertice.
E il ministro degli esteri, Mauro Vieira, ha dichiarato che il vertice produrrà una dichiarazione congiunta che definisca le “istruzioni” destinate agli otto paesi per attuare “nuovi obiettivi e nuovi compiti” per proteggere la foresta pluviale dalla deforestazione. La bozza di lavoro “è stata negoziata in tempi record, poco più di un mese”, ha dichiarato.
Brasile, Colombia: priorità in competizione
La deforestazione è causata principalmente dagli allevamenti di bestiame, ma è alimentata da un mix di corruzione, accaparramento di terre e criminalità organizzata i cui tentacoli si estendono al traffico illegale di droga, armi, legname e oro.
In Brasile, il principale esportatore mondiale di carne bovina e soia e sede del 60 per cento dell’Amazzonia, la distruzione ha già cancellato circa un quinto della foresta pluviale.
I gruppi ambientalisti stanno facendo pressione su tutti gli otto paesi affinché adottino l’impegno del Brasile a mettere fine alla deforestazione illegale entro il 2030, anche se i funzionari dei paesi membri hanno indicato che i negoziati potrebbero richiedere più tempo.
“Ogni paese ha le sue dinamiche. Non lavoriamo imponendo un punto di vista. È un processo consensuale e progressivo”, ha detto Silva alla vigilia dell’incontro.
Il presidente colombiano Gustavo Petro sta nel frattempo spingendo altri paesi ad aderire al suo impegno di vietare tutte le nuove esplorazioni petrolifere, un argomento spinoso per il Venezuela, ricco di petrolio, e per il Brasile, la cui compagnia petrolifera statale, Petrobras, sta cercando di esplorare nuovi blocchi offshore alla foce dello stesso Rio delle Amazzoni.
Marina Silva ha salutato le iniziative di entrambi i leader. “Abbiamo due presidenti che arrivano con impegni forti: il presidente colombiano con zero petrolio e Lula con zero deforestazione”, ha detto.
Un test per Lula
Il vertice è un banco di prova fondamentale per il progressista Lula, che ha ricoperto la carica di presidente dal 2003 al 2010. È tornato in carica a gennaio del 2023 giurando che “il Brasile è di nuovo presente” nella lotta contro il cambiamento climatico dopo quattro anni di aumento della distruzione dell’Amazzonia sotto il suo predecessore di estrema destra, Jair Bolsonaro.
Il Brasile ha dichiarato che i suoi obiettivi per il vertice includono la creazione di una task force di polizia internazionale per la regione e un gruppo di ricerca scientifica sul modello del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), il comitato consultivo dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite.
Il vertice è anche una sorta di prova generale per i colloqui sul clima delle Nazioni Unite, la Cop30, che Belém ospiterà nel 2025.
Il vertice “deve produrre risultati concreti se la regione vuole seriamente diventare leader nell’azione per il clima”, ha dichiarato il gruppo di attivisti Avaaz, con sede negli Stati Uniti.
I gruppi indigeni – le cui riserve protette sono, secondo gli esperti, un argine fondamentale contro la distruzione delle foreste mondiali – hanno esortato i leader sudamericani a intraprendere azioni coraggiose. Nemo Guiquita, capa della Confederazione delle nazionalità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana (Confeniae), ha dichiarato: “La nostra lotta non è solo per i popoli indigeni, ma per il mondo intero, affinché le generazioni future possano sopravvivere su questo pianeta”.
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