Il rapporto Doing Business penalizza l’Italia a causa dei notai

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Il rapporto Doing Business penalizza l'Italia a causa dei notai
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Dal rapporto “doing business”: l’attività dei notai in evidenza. Il rapporto “Doing Business” – pubblicato ogni anno dalla Banca Mondiale – analizza la disciplina normativa e fiscale che riguarda l’intero ciclo di vita delle imprese: dall’avvio dell’attività (Starting Business) alla fase operativa e quindi accesso al credito, commercio internazionale, registri della proprietà e registri delle imprese, tutela dell’investitore. L’analisi avviene tra 190 paesi e riguarda le piccole e medie imprese. Dal rapporto emergono delle classifiche in relazione alle “performances” delle varie economie confrontate, per specifici settori analizzati.

Nel rapporto “Doing Business” 2017 l’Italia conferma buone posizioni di classifica in talune settori in cui è direttamente coinvolta l’attività dei notai: costituzione delle società anche per effetto della semplificazione e rapidità del procedimento (un giorno o poco più) e trasferimenti immobiliari. In tale ambito, anche per l’utilizzo di parametri non solo quantitativi ma che misurano altresì la qualità della infrastruttura economica e la sicurezza giuridica, il rango ottenuto dall’Italia è particolarmente alto nella classifica mondiale (6^ su 190) (migliore di Olanda, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Giappone, Spagna, Canada – come si vede dal grafico sottoriportato). Recuperando 60 posizioni a partire dal 2012 grazie anche alle comunicazioni telematiche. Abbiamo chiesto di commentare questi dati all’economista Andrea Goldstein, formatosi all’Università Bocconi di Milano e alla Columbia University a New York. Goldstein collabora anche con varie organizzazioni internazionali, tra cui la “Banca Mondiale”.

VALORE DEL RAPPORTO DOING BUSINESS
Doing Business è diventato una referenza nel misurare la qualità dell’investment climate nel mondo, è considerata la pubblicazione più importante della Banca Mondiale ed è uno strumento sempre più importante per i decisori, pubblici o privati. Chiaro, nessuno apre una fabbrica in un paese solo sulla base di un indice sintetico della qualità delle leggi e delle regole, ma è un primo metro di giudizio e pertanto di grande importanza per i paesi, soprattutto emergenti e in via di sviluppo. Non sorprende perciò che Colombia, Sierra Leone e Ruanda abbiano creato apposite commissioni che agiscono proprio per migliorare gli indicatori e sotto-indicatori di Doing Business e quindi il ranking nazionale.

IL RILIEVO ECONOMICO
Per l’aspetto qualitativo dei trasferimenti immobiliari l’Italia si conferma al 6° posto su 190 paesi analizzati e nel Registering Property ha recuperato 60 posizioni a partire dal 2012 grazie anche alle comunicazioni telematiche.

RILIEVO ECONOMICO DELLA PERFORMANCE DELL’ITALIA NEI TRASFERIMENTI IMMOBILIARI E RAPPORTO TRA LA QUALITÀ DELLA INFRASTRUTTURA INFORMATICA CON LA SICUREZZA GIURIDICA
Non sono di per sé due obiettivi contrastanti, come dimostra il contributo delle comunicazioni telematiche alla performance migliorativa dell’Italia in DB per i trasferimenti immobiliari. Un numero crescente di funzioni potrebbero essere automatizzate, per esempio quando la tecnologia consente l’identificazione univoca delle parti e le procedure sono standardizzate. Va ovviamente fatto uno sforzo importante di sensibilizzazione e di formazione per tutto ciò che attiene alla cybersecurity, e questa dovrà essere una responsabilità condivisa tra Notariato e amministrazione. A partire dal 2013 l’Italia ha recuperato circa 30 posizioni nel settore Starting Business (pari a quello USA e migliore di Lussemburgo, Svizzera, Spagna, Giappone, Austria e Germania).

LETTURA ED IMPORTANZA DI TALE DATO
È un progresso incoraggiante e importante, perché migliora l’apprezzamento che gli investitori internazionali danno del nostro Paese ed è il frutto di uno sforzo sistemico che ha visto impegnati tutti gli attori, pubblici e privati. Sia chiaro, fare business in Italia rimane un percorso ad ostacoli, spesso innecessari a garantire la bontà dell’intrapresa, ma come Roma non fu fatta in un giorno, così per scalare posizioni nel ranking complessivo bisognava iniziare da qualche parte.

PERCEZIONE DEI SUDDETTI RISULTATI DAL MONDO DELL’ECONOMIA (ACCADEMICI ED OPERATORI)
Gli economisti considerano con grande favore gli indici sintetici come DB che consentono di testare ipotesi sull’impatto delle politiche sulla performance economica. Va però detto che in ogni caso DB non è esente da critiche: che gli indicatori non hanno una chiara associazione con gli esiti macroeconomici, che ci sono questioni metodologiche importanti con gli indicatori stessi – per esempio il fatto di considerare di per sé negative imposte e regole sul lavoro. Occhio anche a non caricare di eccessivo significato le variazioni del rango (che siano in un senso o nell’altro): gli indicatori assumono valori molto simili in tutti i paesi e piccolissime variazioni possono far perdere o guadagnare posizioni relative senza che ci siano stati eventi di particolare rilevanza giuridica o economica.

IL REGISTRO DELLE IMPRESE TENUTO IN ITALIA RISPONDE AL MODELLO “PUPPET MASTERS” DELLA BANCA MONDIALE. L’IMPORTANZA DELL’AFFIDABILITÀ DEI REGISTRI E LA DIFFERENZA CON ALTRI ORDINAMENTI
Il controllo preventivo di legalità, oltre che l’autenticità degli atti, soggiace all’affidabilità del Registro delle Imprese, che Doing Business riconosce essere elemento di competitività del Paese. Il ridottissimo tasso di contenzioso relativo alla produzione di atti notarili (appena 0,003 per cento, secondo una recente nota di Cesare Licini e Giovanni Liotta su lavoce.info), infatti, fa risparmiare la collettività. Nei paesi anglosassoni, nei quali le risultanze dei registri delle società sono prive di valore legale, è molto più comune adire le vie giudiziarie. Anche per questo bisogna essere attenti al momento di prevedere forme alternative, extranotarili di costituzione di una società, ferma restando l’esigenza di favorire l’imprenditorialità, sostenere l’innovazione e attrarre start-up.

IL CONTENZIOSO: IMPORTANZA E VALORE IN TERMINI ECONOMICI DELLA RIDUZIONE DEL CONTENZIOSO
Un recentissimo lavoro di Silvia Giacomelli e altri economisti Bankitalia documenta l’evoluzione del funzionamento della giustizia civile, evidenziando come le misure adottate negli ultimi anni abbiano contribuito a deflazionare il nuovo contenzioso e, quindi, il carico dei pendenti. Anche il numero dei procedimenti definiti annualmente si è però ridotto nel decennio, un fenomeno che non sembra imputabile a una ricomposizione dei carichi di lavoro a favore di procedimenti caratterizzati da maggiore complessità. Insomma, la durata dei procedimenti resta molto elevata, con differenze significative tra tribunali, che possono riflettere anche disfunzioni di natura organizzativa. Si attende ancora che la recente revisione della geografia giudiziaria produca miglioramenti sotto il profilo della capacità di smaltimento degli uffici, come sembra che abbia già contribuito al calo del contenzioso ordinario nelle aree interessate.

RAPPORTO TRA LA QUALITÀ DELLA INFRASTRUTTURA ECONOMICA CON LA SICUREZZA E AFFIDABILITÀ GIURIDICA
Una buona infrastruttura giuridica, di cui un notariato moderno e aperto al cambiamento è parte essenziale, rende più agevole e favorisce gli scambi. Pensiamo ovviamente all’investimento che in fondo altro non è che lo scambio di risparmio contro prospettive reddituali. Ma anche ovviamente allo scambio commerciale che, in un mondo digitale in cui le transazioni avvengono su piattaforme anonime, esige certezza sull’identità di chi vende e di chi compra. Stiamo attenti a non cadere nell’illusione che con la globalizzazione e il progresso tecnologico sia preferibile il cosiddetto «inadempimento efficiente », lasciando alle parti private la responsabilità di decidere che la convenienza economica ha il sopravvento rispetto all’imperativo di rispettare comunque le regole.

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