Limitare internet e creare una rete a due velocità

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Modem libero: quali tutele e perché esiste il problema. Abbiamo partecipato nella giornata di ieri al Workshop nazionale organizzato dal Movimento Difesa del Cittadino nell’ambito della campagna Modem Libero. La campagna sostiene la libertà inalienabile di ogni cittadino di scegliere il modello di terminale di accesso a internet. Sono intervenuti esperti e figure istituzionali che si sono occupate del tema: ecco come la pensano.

La neutralità della rete è un principio giuridico, riferito alle reti residenziali a banda larga che forniscono accesso a Internet, servizi telefonici e trasmissioni televisive.

La definizione esatta varia a seconda delle fasi dell’evoluzione della rete e delle differenti condizioni dei vari territori, ma viene ritenuta neutrale una rete a banda larga che sia priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano. Si ritiene, dunque, che in base al principio di neutralità, gli internet provider non possono di proposito bloccare, rallentare o far pagare differentemente l’accesso ai dati.

In assenza di neutralità della rete ci troveremo con una internet che funziona a velocità diverse, sia nell’accezione di prestazioni differenti all’accesso di determinati servizi sia in senso discriminatorio, in uno scenario dove alcuni cittadini (magari perché propensi a spendere di più) si ritrovano nelle condizioni di accedere in maniera privilegiata.

La Net Neutrality è un diritto per tutti i consumatori europei, tutelato dal Regolamento UE n. 2120/15, il quale ha stabilito tra l’altro la libertà di scelta del modem. In Italia, tuttavia, la norma viene sistematicamente violata. Abbiamo seguito il Workshop nazionale organizzato dal Movimento Difesa del Cittadino nell’ambito della campagna Modem Libero per capire in profondità cosa predispone la legge in materia e cercare di intercettare quali saranno le tendenze future.

La campagna Modem Libero porta avanti ormai da di tempo diverse iniziative a livello istituzionale, quindi di Parlamento italiano o nelle sedi europee, o di sensibilizzazione nei confronti degli utenti.
La campagna Modem Libero porta avanti ormai da di tempo diverse iniziative a livello istituzionale, quindi di Parlamento italiano o nelle sedi europee, o di sensibilizzazione nei confronti degli utenti.

Nel 2017, rimarca l’MDC, il numero di modem liberi adottati è diminuito del 30%. Oggi chiunque ha bisogno di un modem, perché migliora la qualità della vita sulla rete in termini di sicurezza e di opportunità di contatto. Tra il 2016 e il 2017, gli utenti internet sono aumentati del 4,5% (+650 mila), e anche loro hanno bisogno di un modem.

Il problema è che in Italia i provider tendono a favorire la scelta del loro modem alla stipula del contratto, impedendo soprattutto agli utenti meno smaliziati di scegliere il modello che preferiscono. Eppure scegliere il proprio modem permette benefici in termini di sicurezza, perché il modem protegge l’intera casa in un’epoca in cui prevale l’Internet of Things, tutela della privacy e salvaguardia delle informazioni sensibili. Ci asseconda, inoltre, se vogliamo giocare, lavorare o trascorrere in relax il nostro tempo libero.

Dunque, se per certi versi gli operatori considerano queste “forzature” come un “servizio” nei confronti di una fascia dell’utenza, ampio margine operativo dà loro modo di ottenere altri tipi di vantaggi non sempre tollerabili, come vedremo nel corso dell’articolo.”L’obiettivo della nostra associazione è informare il cittadino e renderlo consapevole dei suoi diritti, tra i quali c’è la libertà della scelta sul modem”, esordisce la Dott.ssa Lucia Moreschi, Coordinatrice Regionale MDC Lombardia. MDC – Movimento Difesa del Cittadino nasce il 13 novembre 1987, quando un gruppo di intellettuali, politici e avvocati si riunisce in Via Pietro Tacchini 16, nell’elegante quartiere Parioli della Capitale, e fonda il Comitato Movimento di Difesa del Cittadino. Nomi illustri sottoscrivono l’atto costitutivo del Movimento e lo Statuto, con l’obiettivo di promuovere con ogni mezzo la difesa dei diritti, della libertà e della dignità dei cittadini, in particolare nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Iter parlamentare

“Il più importante diritto del cittadino su internet è la Net Neutrality”, ha aggiunto nel corso dell’evento l’Avv. Francesco Luongo, Presidente Nazionale MDC. “E non solo dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto come principio giuridico, un valore che dobbiamo fare emergere all’interno del dibattito pubblico”.

Il Movimento a Difesa del Cittadino sostiene la campagna a favore della libertà inalienabile di ogni cittadino di scegliere il modello di terminale di accesso a internet

Il diritto alla neutralità della rete è stato recentemente negato negli Stati Uniti dopo l’entrata in vigore della corrispondente direttiva della FCC. In Italia, invece, è stato riconosciuto nel 2015, ancor prima del Regolamento Comunitario prima citato. Stefano Rodotà si incaricò di redigere la famosa Dichiarazione dei diritti in Internet il cui articolo 4 recita: “Ogni persona ha il diritto che i dati trasmessi e ricevuti in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone. Il diritto ad un accesso neutrale ad Internet nella sua interezza è condizione necessaria per l’effettività dei diritti fondamentali della persona”.

Il Regolamento Europeo riconosce all’articolo 3 espressamente la neutralità della rete e delega all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l’attuazione della direttiva. In un’epoca in cui internet è ormai centrale nella veicolazione delle idee politiche e nella cristallizzazione e condivisione delle opinioni e della cultura, la responsabilità della scelta del modem diventa tutt’altro che indifferente. Come reagireste se foste costretti a usare tutti lo stesso smartphone o la stessa TV, una volta acquistato un servizio?

Secondo gli operatori, invece, il router non deve essere proprietà del consumatore, ma il nodo finale di una rete di competenza dei provider. I service provider sostengono che in questo modo possono erogare migliori e più puntuali servizi di assistenza. Ma questo non viola le direttive esposte fino ad ora? Ovvero, non viola il principio al “modem libero”?

Di fatto, molti consumatori, ed è questa la principale preoccupazione del MDC, sono del tutto ignari della loro possibilità di scegliere liberamente il modem. Pratiche commerciali scorrette e messaggi pubblicitari fuorvianti sono le azioni su cui il Movimento a Difesa del Cittadino si sofferma, il quale, tra gli altri, ha già esposto il caso “TIM Expert”. In quel caso MDC denunciava i primi tentativi di aggirare le garanzie del Regolamento comunitario: TIM, infatti, decideva di dare il modem gratis facendo pagare comunque i 200 euro ovvero il prezzo dell’apparato traslandoli su un cosiddetto “esperto”. Come spiega il sito TIM: “TIM Expert è previsto per i nuovi clienti TIM che attivano TIM Connect. Il servizio ha un costo di 212,40€, rateizzabile a 5,90€ per 36 mesi o 8,85€ per 24 mesi. In caso di recesso dall’offerta TIM Connect il cliente sarà tenuto a saldare tutte le eventuali rate rimaste in un’unica soluzione. Configurazione fino a 2 dispositivi alla rete. Il servizio TIM Expert include un intervento telefonico SOS PC all’anno per 3 anni”.

I consumatori che non intendano pagare “l’esperto” perché in grado di configurare il modem da soli o con un proprio tecnico, sono comunque tenuti al versamento di una tantum di 180 euro. Una pratica che non solo non dà al cittadino una chiara prospettiva sulle condizioni economiche dell’offerta, ma obbliga l’utente a sostenere delle spese non necessarie.

Come reagireste se foste costretti a usare tutti lo stesso smartphone o la stessa TV, una volta acquistato un servizio?

“La scelta del modem rappresenta la porta di accesso a internet per noi tutti”, dice Luongo. “E si aggiunge un enorme problema relativamente alla resilienza e alla sicurezza degli apparati”. Basti vedere il caso VPNFilter, un malware sofisticato che ha compromesso centinaia di migliaia di router in tutto il mondo. Si parla di un malware che può essere usato per intercettare comunicazioni, lanciare attacchi su altri e distruggere in maniera permanente i dispositivi con un singolo comando. Se in questo caso router di produttori blasonati non sono stato in grado di garantire le protezioni necessarie, che cosa succederebbe con i router meno pretenziosi forniti dagli operatori?”Il tema del modem libero è stato posto all’attenzione del Parlamento quasi per caso nel corso della precedente legislatura”. ha detto Ivan Catalano, Esperto ed Onorevole nella XVII legislatura e membro del gruppo parlamentare Civici e Innovatori, nel corso del workshop. “Un cittadino mi chiese di avanzare un’interrogazione al governo per dare all’Italia qualcosa di analogo a quanto vigente in Germania, dove la scelta del modem libero è molto meglio tutelata”.

Modem libero

L’iter parlamentare parte dalla Proposta di legge sulla Neutralità della Rete avanzata da Stefano Quintarelli nel 2016. Una proposta che venne fortemente ostacolata fin quando non fu avanzato il Regolamento a livello UE. A quel punto, però, benché si trattasse di una normativa recepita nel nostro ordinamento, era ancora priva di adeguamenti regolamentari per poter entrare definitivamente in vigore. Nello specifico, nella misura in cui bisogna assegnare ad Agcom i poteri che le sono necessari per intervenire direttamente e stabilire quali debbano essere le eventuali sanzioni.

Parte quindi una lunga fase di contrattazioni per stabilire come recepire il Regolamento all’interno della legge italiana. Durante la discussione della legge di delegazione europea del 2017 è stato fatto ammettere un emendamento che specifica che “non si può obbligare nessuno a usare un modem prestabilito per ottenere l’accesso alla rete”. Venne approvata con molte difficoltà e prevedeva delle sanzioni con fasce edittali per gli operatori, considerate insufficienti dai richiedenti della norma di legge.

L’Autorità a questo punto era stata designata, e le sanzioni ratificate. Le associazioni hanno dunque iniziato a pressare l’Agcom a prendere delle misure rispetto ai trasgressori, ed è in questa fase che viene fondata l’Alleanza per il modem libero. Agcom decise di fare una consultazione sondando le opinioni degli operatori e delle associazioni a difesa dei consumatori, perché essendo la prima autorità in Europa ad affrontare il problema non voleva sbagliare una decisione così importante e incappare in un eventuale ricorso di un Tar. Il processo sta per giungere a conclusione in quanto si attende il pronunciamento dell’Agcom a breve, auspicabilmente entro fine giugno.

È per questo che MDC ha predisposto il Workshop in questa finestra temporale, proprio per sensibilizzare l’utenza alla vigilia di un così importante pronunciamento. L’Alleanza si aspetta delle linee guida molto snelle che indichino agli operatori e ai cittadini come comportarsi.

Non c’è ancora in un Europa una giurisprudenza ben consolidata nell’applicazione del Regolamento comunitario. “Occorre creare all’interno del paese un movimento che porti all’attenzione della politica quanto siano importanti questi temi”, ha concluso Catalano. “L’Europa è l’unico vero spazio di discussione su queste tematiche e il Regolamento è stato molto importante, ma non è sufficiente. Il nostro paese deve continuare a monitorare cosa succede a livello europeo e sottolineare ancora l’importanza di queste tematiche”.

Modem Free Alliance

Modem Free Alliance è dunque un’alleanza di scopo che racchiude consumatori e associazioni che rappresentano alcuni Internet Service Provider, ovvero i piccoli e dinamici competitor rispetto ai grandi protagonisti del mercato che sono maggiormente radicati sul territorio, all’interno di una composizione estremamente eterogenea. Che qui ha trovato una posizione comune nella necessità di garantire una tutela nella scelta dell’apparecchiatura con cui accedere a internet.

“Net Neutrality intesa come principio contrario alla discriminazione rispetto all’accesso a internet”, aggiunge Gabriele Matteo Fiorentini Esperto e responsabile Free Modem Alliance, che ha voluto rendere molto chiari quali sono i rischi in cui si potrebbe incorrere senza le necessarie tutele sulla neutralità della rete. “Un operatore, per esempio, potrebbe decidere che i video debbano andare alla metà della velocità. Si potrebbero creare discriminazioni sulla velocità, sul prezzo e l’accessibilità. Ad esempio, mettere in piedi un contratto in cui è possibile accedere a tutto ma non a Netflix, perché questo richiede il pagamento di un abbonamento a parte”.

“Se l’apparecchiatura che ho in casa appartiene all’operatore, come consumatore mi viene preclusa l’opportunità di verificare il suo livello di invasività rispetto alla mia privacy e alla manipolazione dei miei dati”, sostiene Fiorentini. Il tutto va declinato nella realtà moderna in cui tantissimi oggetti, come un misuratore di pressione o addirittura il frullatore, potrebbero connettersi a internet. E si tratta di aziende, o di una struttura ospedaliera, che veicolano dati che richiedono una certa riservatezza?

La Net Neutrality è un diritto per tutti i consumatori europei, tutelato dal Regolamento UE n. 2120/15, il quale ha stabilito tra l’altro la libertà di scelta del modem

“L’Alleanza è ancora una semplice macchina da guerra per consultazioni pubbliche”, rimarca Fiorentini. “Ci sono delle procedure di consultazione periodiche su vari temi sia in Italia che a Bruxelles. E’ molto importante garantire che gli utenti italiani abbiano modo di dire la loro in sede europea, anche e soprattutto perché ciò che tutela il diritto alla neutralità della rete oggi è il Regolamento Europeo”.Il Berec è la sede in cui si portano le consultazioni. Si tratta dell’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, ovvero un’agenzia dell’Unione europea che ha sede a Riga. In questa sede c’è stato per esempio un lungo dibattito relativamente al cosiddeto “Zero-rating”, ovvero la pratica di fornire l’accesso a internet in maniera trasversale, senza caricare gli utenti di costi supplementari sulla base delle loro abitudini di uso della rete.

A tal proposito, su Facebook è girata molto un’immagine proveniente da un’offerta di un operatore portoghese in cui si proponevano tariffe diverse per vari servizi, come social network, video, navigazione e altro. In realtà non era così in violazione rispetto al principio di neutralità della rete, perché alterata dai commenti sui social, ma c’era un semplice “cap” rispetto alle varie voci, ovvero non sarebbe stato possibile continuare a usare i social network se il quantitativo di dati riservato a quella componente era stato esaurito. Queste offerte possono però creare condizioni di concorrenza sleale rispetto agli operatori più piccoli, magari non in grado di sostenere delle iniziative promozionali di questo tipo. È per questo che al Berec si discute anche di questi argomenti.

Kostas Papadopulos, Responsabile Tecnico di Allnet Italia, si occupa della parte tecnica e di come un Router si collega fattivamente alla rete telefonica. “Non c’è una motivazione tecnica che consente di poter dire che una rete può funzionare solo con uno specifico prodotto. Le aziende che commercializzano i router garantiscono interoperabilità fra i vari operatori, ormai da molto tempo”, ha detto Papadopulos. “Le nuove tecnologie permettono di eliminare costi aggiuntivi inutili a patto di avere accesso al router”.

Si pensi ad esempio al protocollo Multiprotocol Label Switching (MPLS) che può mettere in connessione la sede principale e quella secondaria di un’azienda in maniera particolarmente vantaggiosa per l’azienda. Si tratta di una tecnologia per le reti che permette di instradare flussi di traffico multiprotocollo tra nodo di origine (Ingress Node) e nodo di destinazione (Egress Node) tramite l’utilizzo di identificativi (label) tra coppie di router adiacenti e semplici operazioni sulle etichette stesse. I costi delle aziende si possono diminuire se le aziende stesse hanno modo di scegliere liberamente il router da usare, anche in termini di sicurezza, firewall e controllo dello stato della rete. Un router fornito da un produttore con esperienza nel settore ha più probabilità di implementare le più recenti tecnologie in maniera efficace.

Poter gestire la prioritizzazione del traffico a livello del router locale e non a livello del service provider può essere altrettanto importante, in termini di gaming come abbiamo visto tante volte nelle nostre recensioni, e non solo. Anche dal punto di vista del traffico in uscita, in modo da contenere il più possibile le latenze. Il controllo parentale è un’altra delle funzioni che sarebbe meglio lasciare ai genitori, in modo da inibire ai bambini l’accesso rispetto a certe risorse di rete considerate pericolose.

Perché esiste il problema

Uno studio del Politecnico di Torino sui contratti consumer dei principali Internet Service Provider stabilisce che gli operatori devono necessariamente monitorare le abitudini di navigazione dei clienti. In caso contrario non sarebbe possibile gestire adeguatamente il carico di lavoro e attivare una maggiore velocità dove necessario. Per questa esigenza gli operatori hanno vita più facile se possono interloquire con un dispositivo che conoscono bene e che consenta loro di accedere a una moltitudine di dati riguardo le abitudini di navigazione dei loro clienti.

“Il Modem non è più libero dal momento dell’arrivo della VDSL, erroneamente chiamata fibra. Questo ha dato modo agli operatori di mettere in pratica delle offerte molto particolari, che prevedevano una modularità nel momento in cui sarebbe arrivata la vera fibra ottica fino alla cabina vicino a casa”, spiega Giovanni Zorzoni, Consigliere Associazione Italiana Internet Provider che rappresenta, tra gli altri, MyNet, una società che gestisce in Italia 26 mila chilometri di rete in fibra ottica. La voce di Zorzoni, quindi, almeno teoricamente si schiera in senso opposto rispetto ai punti di vista sentiti fin qui.

“I temi della neutralità della rete e quello del modem libero in realtà sono strettamente correlati”, sostiene. “Per decidere adeguatamente quando un pacchetto è più prioritario rispetto a un altro, ovvero quale deve essere inoltrato subito e quale scartato o messo in pausa, occorre sfruttare un sistema di prioritizzazione locale gestibile al meglio solo con un apparecchiatura strettamente controllabile dall’operatore”.

Fondamentalmente l’operatore gestisce la prioritizzazione del traffico in maniera non così dissimile rispetto a quanto facciamo noi a casa con la nostra rete locale. Diamo a certe risorse più banda perché lì ci servono le prestazioni e la reattività, sacrificando l’erogazione di banda su altre risorse. L’operatore, quindi, intende un intero quartiere alla stregua di come noi utenti finali intendiamo casa nostra. Un principio che non è completamente sbagliato in ottica di ottimizzazione ed efficientamento della rete, sia a casa così come nel quartiere.

“Perché ragionare in questo modo in un’epoca storica in cui c’è eccesso di banda con l’arrivo della fibra ottica?” si chiede Zorzoni. “Il primo tema è quello del cosiddetto overbooking, quindi accettare un numero di clienti superiore alle effettive capacità della rete e la necessità quindi di erogare servizi sufficienti in base al reale utilizzo e alle fasce orarie. La prioritizzazione del traffico tramite il router, inoltre, permette di riconoscere qualsiasi tipo di trasferimento dati, producendo metadati per il cliente intercettato”.

L’operatore gestisce la prioritizzazione del traffico in maniera non così dissimile rispetto a quanto facciamo noi a casa con la nostra rete locale

Servendosi di apparecchiatura proprietaria gli operatori sono in grado di raccogliere dati sulle abitudini di utilizzo degli utenti. Non solo hanno dati su ciò che succede a livello abitazione, ma “possono anche entrare dentro” andando a monitorare cosa fa ogni singolo terminale. Sanno, ad esempio, che in una certa fascia oraria si fa un certo uso della rete, per esempio si tende a guardare Netflix, e possono ottimizzare in anticipo il funzionamento dell’intero sistema in modo che tutti i clienti dispongano delle prestazioni di rete di cui hanno bisogno.

Chi guarda Netflix avrà risorse contingentate per le sue necessità, a chi usa la rete in maniera meno intensiva saranno allocate meno risorse, e così via. Lo shaping, ovvero l’insieme di operazioni necessarie a ottimizzare o a garantire le migliori prestazioni di trasmissione possibili in tutte le condizioni, da questo punto di vista non è sbagliato, anzi è auspicabile.”I provider hanno interesse a promuovere lo shaping per evitare di sostenere ulteriori investimenti e ottimizzare le risorse di rete già a disposizione.

Possono velocizzare Netflix, il download peer to peer, Spotify, YouTube o altri specifici servizi in maniera individuale tramite il modem senza dover toccare il resto della rete, o addirittura stabilendo una priorità minore per le altre applicazioni”, spiega Zorzoni. “Il router può memorizzare quali siti si consultano e a quali orari, e addirittura capire con quale specifico computer lo si fa perché l’indirizzo LAN locale associato al computer che si usa per navigare rimane tendenzialmente sempre lo stesso”.

Gli operatori dunque implicitamente promettono un servizio migliore qualora si preservi il loro diritto allo shaping e alla possibilità di mettere le mani sulla neutralità della rete. Garantiscono le prestazioni migliori dopo uno studio attento sulle modalità di utilizzo, che può essere realizzato solo entrando in possesso dei dati di navigazione attraverso un’apparecchiatura proprietaria.

Il punto della disquisizione allora diventa: “Negare la libertà di modem per aumentare la redditività è quindi prerogativa sostenibile?” Siamo disposti a rinunciare a tutti i servizi e a tutte le libertà per ottenere in cambio un efficientamento del funzionamento delle nostre reti? E tutto questo come si sposa con le direttive europee e le lotte in parlamento di cui abbiamo parlato prima?

Si scontrano, insomma, gli interessi di libertà nella scelta del dispositivo degli utenti e di ottimizzazione delle spese delle aziende. Il principio della prioritizzazione al fine dell’efficientamento del servizio è condivisibile, ma è necessario che gli operatori non vadano oltre questo: ovvero, monitorare il loro comportamento ed evitare iniziative che, con la scusa dell’ottimizzazione, ledano i diritti degli utenti finali.

Rinunciare alla neutralità della rete può dare troppo spazio di manovra agli operatori telefonici e finire per determinare una rete che funziona a velocità diverse. Al di là della legittimità o meno delle pratiche di priotirizzazione del traffico, gli operatori hanno troppo margine di intervento senza trasgredire espressamente le normative, e lo insegna anche il caso FRITZ!Box 7590 e i problemi riscontrati nella fase di lancio con alcune reti ad alta velocità.

Se il dibattito fino a qualche tempo fa poteva essere considerato marginale a certi ambienti più tecnici, oggi, alla luce di quanto sia diventata importante internet nella veicolazione e determinazione del pensiero, politico e non solo, deve essere necessariamente esteso alla fascia più ampia possibile della popolazione.

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