Eurobond, la Ue emetterà 800 miliardi per finanziare la ricostruzione. Il programma economico dell’Unione europea. Eurobond, la Ue emetterà 800 miliardi per finanziare la ricostruzione. Il commissario Hahn ha illustrato i dettagli del programma con cui l’Unione punta a raccogliere sui mercati 150 miliardi all’anno da qui al 2026. Titoli con scadenze da 1 anno a 30.
Nel presentare il 14 aprile il programma di raccolta del denaro che andrà a finanziare il nuovo Fondo per la Ripresa, la Commissione europea ha sottolineato «il significato politico» di questo nuovo passo verso una maggiore integrazione europea. Bruxelles ritiene che i primi esborsi a favore dei Paesi membri potranno avvenire in luglio, malgrado il processo di ratifica nazionale del provvedimento che le permetterà di indebitarsi sui mercati non sia ancora terminato.
L’impatto del NextGenerationUE
«Il nuovo NextGenerationEU modificherà radicalmente i mercati dei capitali europei – ha detto il commissario al Bilancio Johannes Hahn, in conferenza stampa a Bruxelles –. Tra le altre cose, garantirà denaro ai Paesi a tassi d’interesse estremamente convenienti». In breve, la Commissione europea prenderà a prestito da qui al 2026 fino a 750 miliardi di euro a prezzi del 2018 (807 miliardi a prezzi correnti). Prevede emissioni annue per circa 150 miliardi di euro.
La tipologia delle emissioni
Hahn ha precisato che l’esecutivo comunitario emetterà titoli a breve (meno di un anno), media e lunga scadenza (fino a 30 anni), in modo da garantire una raccolta «diversificata e flessibile». Le emissioni avverranno via aste o attraverso consorzi. Il 30% delle obbligazioni sarà verde, in tutto 250 miliardi di euro. Per evitare di eventualmente penalizzare le emissioni nazionali, Bruxelles intende programmare le obbligazioni a cadenza semestrale.
La ripartizione dei fondi: all’Italia sussidi per 70 miliardi
Il NextGenerationEU prevede di raccogliere circa 800 miliardi, di cui 725 andranno a finanziare il Fondo per la Ripresa e saranno distribuiti direttamente ai governi, mentre il resto sarà convogliato attraverso il bilancio comunitario. Dei circa 725 miliardi, 338 saranno sussidi e gli altri 386 prestiti. All’Italia dovrebbero andare in termini di sussidi circa 70 miliardi. In questo contesto, il commissario Hahn ha precisato che il rimborso avverrà tra il 2026 e il 2058.
Forse una tassa digitale per facilitare i rimborsi
Più precisamente, i sussidi verranno ripagati attraverso il bilancio comunitario, mentre i prestiti saranno rimborsati dai Paesi membri. Per facilitare il rimborso, la Commissione intende proporre nuove imposte europee (tra queste una probabile tassa digitale). Hahn ha spiegato che le prime proposte saranno rese pubbliche a giugno. Più in generale, la speranza dei Ventisette è di competere con le emissioni sovrane in dollari.
I governi potranno godere di un prefinanziamento del 13%, una volta approvato il piano nazionale di rilancio. Il timore di alcuni è che se tutti i governi faranno richiesta allo stesso tempo non vi sarà sufficiente denaro a disposizione (45 miliardi, sui 338 di sussidi). Ha detto Johannes Hahn: «La questione è speculativa: non avremo problemi a garantire i versamenti anticipati». Ciò detto, è probabile che chi presenta il piano e ne ottiene l’approvazione prima sarà avvantaggiato.
Il via da giugno (dopo le ratifiche nazionali)
La Commissione sarà pronta fin da giugno a vendere obbligazioni. Prerequisito tuttavia è la ratifica della decisione presa nel luglio scorso dai Ventisette di permettere a Bruxelles di indebitarsi sui mercati. A oggi 17 Paesi hanno ratificato. Ne mancano all’appello 10: Austria, Finlandia, Olanda, Estonia, Lituania, Romania, Irlanda, Polonia, Ungheria e Germania. In quest’ultimo Paese, deve pronunciarsi nelle prossime settimane la Corte costituzionale (è atteso un benestare, pur sofferto).
Hahn si è detto ottimista, prevedendo i primi esborsi entro luglio: «Non c’è alcun piano B», ha detto rispondendo alla stampa sui rischi di una bocciatura in Germania. Quanto alla situazione in Polonia, dove il governo rischia di non avere la maggioranza parlamentare per approvare il provvedimento, il politico austriaco ha fatto notare: «I principali partiti politici, siano essi al governo o all’opposizione, sostengono il NextGenerationEU».
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