Sesso, è tutto complicato (pure per chi lo studia). Le ricerche su argomenti controversi (il sesso è tra questi) ci mostrano che spesso gli studi danno risultati contrastanti tra loro.
Ci sono argomenti di studio sui quali le posizioni dei ricercatori sono controverse. Prendiamo per esempio la stabilità delle relazioni di coppia. Come tutti sanno, sesso e desiderio concorrono al successo e forse anche alla durata di una relazione. Fin qui il buon senso, che però è confermato da alcune ricerche. Ma non da tutte: in uno studio uscito quest’estate, Patrick Shrout, psicologo della New York University, ha per esempio seguito 117 coppie per i primi tre anni dopo il matrimonio e ha notato che la soddisfazione sessuale in questo periodo inevitabilmente cala.
Una situazione ingarbugliata: cuore, amore e… confusione. Shutterstock
Spesso non aiuta. Sembrerebbe quindi che la possibilità di avere spesso occasioni per fare l’amore, come è normale in una relazione stabile, non giovi granché alle coppie.
Ma basta scorrere le ricerche in questo campo per trovarne una del 2015, condotta da alcuni scienziati dell’Università del Western Ontario (Canada) su oltre mille coppie in cinque diversi Paesi (Giappone, Brasile, Germania, Spagna e Usa), che dimostra che ci sono vari fattori che influenzano la soddisfazione sessuale in una coppia: ovunque sono importanti la frequenza di baci, coccole e carezze, l’attenzione all’orgasmo proprio e del partner, e la frequenza dei rapporti sessuali veri e propri. Sembrerebbe quindi che “farlo” spesso renda le relazioni più stabili.
Che confusione. Sull’argomento ci sono molte altre ricerche, e spesso si contraddicono, o sembrano farlo. Il motivo della confusione (anche tra gli scienziati) sta nel fatto che alcune ricerche prendono in considerazione la “soddisfazione sessuale” dei partner, mentre altre mettono l’accento su una generica “soddisfazione della relazione”, che è più generale anche se contiene ovviamente pure l’aspetto sessuale.
Ecco perché le ricerche a volte sembra si contraddicano. Del resto su argomenti come questi è abbastanza normale. Quando il bicchiere è a metà lo si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. Allo stesso modo una coppia può sembrare abbastanza soddisfatta o piuttosto insoddisfatta pur vivendo esperienze simili.
12 cose che (forse) non sai sull’orgasmo
Eiaculazione al femminile Uno dei tanti “punti oscuri” dell’orgasmo femminile riguarda la natura del liquido di lubrificazione prodotto durante un rapporto. Poiché nelle prime settimane di vita embrionale maschi e femmine sono uguali, potrebbe trattarsi di un fluido emesso da un residuo di tessuto prostatico; potrebbe anche essere fabbricato anche da qualche ghiandola (le prime indiziate sono le ghiandole di Bartolini o le ghiandole di Skene, conosciute come “prostata femminile”).
In alternativa, potrebbe essere prodotto per trasudamento della parete mucosa della vagina.
Anche la vagina, come il pene, presenta tessuto spugnoso che in fase di eccitazione si gonfia per l’apporto di sangue, comprimendo l’uretra ed evitando lo stimolo alla minzione durante i rapporti.
In quello femminile, l’immaginazione è fondamentale Mentre un uomo può essere eccitato anche solo da stimoli tattili o visivi, per una donna serve anche un potente stimolo mentale: fantasie erotiche o uno spiccato interesse sessuale per il/la partner. Questo fa sì che le donne, a differenza di molti uomini, siano in grado di controllare il piacere, ritardandone l’apice fino all’ultimo (non esiste un’eiaculazione precoce al femminile). E spiega anche perché le case farmaceutiche che lavorano al “viagra al femminile” non abbiano finora avuto risultati soddisfacenti.
Dove si trova il quartier generale dell’orgasmo? I recettori sensoriali del piacere sono localizzati per lo più sugli organi genitali, ma l’origine profonda dell’orgasmo è localizzata nel nervo spinale sacrale (che si forma dal midollo spinale).
Le lesioni di questo nervo possono portare a disfunzioni erettili, scarsa lubrificazione e ridotta capacità di raggiungere l’orgasmo. Questa localizzazione aiuta a comprendere la vera natura dell’orgasmo, che altro non è che un riflesso del sistema nervoso autonomo, lo stesso che controlla altre funzioni involontarie come la digestione e il battito cardiaco.
La rivincita del clitoride Dopo secoli di scienza al maschile, che vedeva la sessualità “giusta” nella penetrazione, la rivalsa femminile arrivò con alcune rivoluzionarie ricerche di scienziate donne.
La prima è il Rapporto Hite. Scritto da Shere Hite, sessuologa e femminista statunitense di origine tedesca, è il frutto di migliaia di interviste fatte per la sua tesi di laurea alla Columbia University di New York. Solo una donna su 3 aveva raccontato di raggiungere l’orgasmo attraverso la penetrazione, mentre il 96%, in base agli esperimenti del sessuologo Alfred Kinsey, lo raggiungeva in media in 4 minuti con la sola stimolazione clitoridea.
I successivi studi della biologa statunitense Elizabeth Lloyd abbassarono la percentuale di donne capaci di raggiungere l’orgasmo con la penetrazione a 1 su 4 (e comunque per stimolazione indiretta del clitoride). La “normale” sessualità era quindi quella clitoridea.
… ma potrebbe essere un piacevole “residuo” dell’evoluzione In base a un recente studio pubblicato sul Journal of Experimental Zoology, per capire l’orgasmo femminile occorre osservare quello di mammiferi più primitivi, come oritteropo e koala. In questi animali, l’ovulazione è innescata dall’orgasmo: la cellula uovo viene rilasciata soltanto dopo l’accoppiamento con il maschio, come accadeva anche a mammiferi nostri antenati prima che sviluppassimo un ciclo “regolare” a cadenza mensile. Nei mammiferi primitivi, il clitoride si trovava all’interno della vagina, e se stimolato inviava al cervello il segnale che invitava al rilascio dell’ovulo; il collegamento funzionava e funziona bene per le femmine che non incontrano spesso un maschio con cui accoppiarsi. Quando la nostra specie è divenuta gregaria, con accesso costante ai maschi, questo meccanismo ha perso senso di esistere, e il clitoride è “scivolato” all’esterno della vagina
Quello femminile non serve a concepire… Se l’orgasmo maschile ha un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’eiaculazione, e quindi nel concepimento, quello femminile – sebbene molto importante all’interno di una relazione – non sembra avere un ruolo essenziale nella fertilità. All’inizio del ‘900 si riteneva che le contrazioni causate dall’apice del piacere femminile veicolassero più velocemente lo sperma verso la cervice, aumentando le chance di concepire (teoria del risucchio). Ma esperimenti di laboratorio eseguiti negli anni ’50 su alcune volontarie, che includevano sperma artificiale radio opaco e auto-masturbazione a scopo scientifico davanti a una macchina ai raggi X, hanno escluso che funzioni così. Nel caso maschile il legame tra orgasmo e fertilità è più chiaro: lo sperma “allenato” è più fertile di quello che rimane a lungo nei testicoli.
Sogni bagnati e orgasmi multipli sono equamente distribuiti. La scienza sembra smontare alcuni luoghi comuni su prerogative sessuali considerate esclusivamente maschili o soltanto femminili. Gli orgasmi notturni, un tempo ritenuti caratteristica maschile, sono in realtà “unisex”. Il 37% delle donne li ha sperimentati almeno una volta in passato, e il 30% ne ha avuto uno nell’ultimo anno. Mentre gli orgasmi multipli, tradizionalmente associati alle donne (che a differenza degli uomini non hanno bisogno di un periodo refrattario, ossia di una pausa obbligata, dopo il piacere) sono in realtà possibili anche negli uomini: senza eiaculazione, appena prima o appena dopo l’orgasmo “principale”.
Un tempo li prescriveva il medico Poiché gli amplessi di coppia erano per “lei” spesso insoddisfacenti, e la masturbazione femminile scoraggiata e condannata, la sessualità delle donne si fece valere attraverso una presunta malattia mentale: l’isteria. Considerata malattia tipicamente femminile, riconducibile a uno “spostamento” dell’utero dalla sua sede originaria, veniva trattata con l’orgasmo, da raggiungere con docce pelviche (nell’immagine) o stimolazione perpetrata da medici. A beneficio delle pazienti: alla fine del XVII secolo, l’isteria era considerata la malattia più diffusa di tutte, e alla fine del XIX secolo, si diceva che la terapia per curarla rendesse tre quarti del giro d’affari dei medici (finché non furono inventati i vibratori).
Le donne vincono in durata, gli uomini in frequenza L’orgasmo femminile dura circa 20 secondi, quello maschile “soltanto” da 3 a 10 secondi. In compenso, in base a una ricerca australiana su coppie eterosessuali, gli uomini hanno un orgasmo nel 95% dei rapporti, le donne soltanto nel 69%.
Le cose cambiano al variare dell’orientamento sessuale: mentre non sembrano esserci grosse differenze nel tasso di orgasmi provati da uomini gay o etero, le ragazze lesbiche sperimentano il 12% di orgasmi in più di quelle eterosessuali, forse per la maggiore durata dei rapporti (in media 30-45 minuti contro i 15-30 minuti).
Il punto G? Nessuno lo cerca più Proprio la presenza di tessuto spugnoso intorno al clitoride, e fino a una profondità di circa 10 cm, è all’origine della teorizzazione, negli anni ’50, del celebre “Punto G”, il Sacro Graal della sessualità femminile, ipotizzato dal ginecologo tedesco Ernst Grafenberg. Si tratterebbe di una zona della parete anteriore della vagina particolarmente sensibile e innervata, ma dopo i primi entusiasmi degli anni 2000, in cui si sosteneva di averlo trovato, le ricerche più recenti hanno smentito la sua esistenza, non essendo riuscite a trovarlo. Non ci sarebbe nessun “pulsante magico”.
Ma non siamo poi così diversi Tra orgasmi maschili e femminili ci sono anche diversi punti di contatto, per esempio nel modo in cui il piacere viene percepito. Mentre l’attivazione cerebrale durante la stimolazione genitale (ossia in fase di arousal, eccitazione) coinvolge aree cerebrali diverse in uomini e donne, l’attività del cervello durante l’orgasmo è la stessa in maschi e femmine.
Perché perdiamo il controllo? Inoltre la corteccia orbitofrontale laterale, coinvolta nell’autovalutazione e nell’autocontrollo, si “spegne” durante il culmine di piacere in entrambi i generi. Infine a tutti viene sonno dopo un rapporto, a causa del picco dell’ormone prolattina, 4 volte più alto dopo un atto sessuale che dopo la masturbazione.
Cura il singhiozzo Un caso clinico descritto nel 2000 racconta di un paziente guarito da 4 giorni di singhiozzo grazie a un orgasmo. L’attività sessuale stimola infatti il nervo vago, che controlla, senza che ce ne accorgiamo, cuore e tratto digestivo. Ecco perché si pensa che il sesso sia il rimedio migliore per alcune forme di singhiozzo incurabile.
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