In ritardo, magari, ma qualcuno l’ha capito: il telemarketing selvaggio non paga. Il reiterato tentativo di piazzare contratti e servizi telefonando a casa delle persone, se non addirittura in ufficio e sul cellulare dei consumatori, produce danni alle aziende rispetto al numero di nuovi clienti che riesce a procurare. Oltre a un danno di immagine, multe da parte delle autorità di controllo e una situazione di conflitto permanente tra chi la telefonata la deve fare (per guadagnare da vivere) e chi la riceve.
Ecco perché i grandi gruppi che vivono di servizi ai consumatori stanno cambiando strada. E’ il caso di Enel che ha annunciato che “non chiamerà più al telefono per stipulare nuovi contratti di fornitura per elettricità a gas”, a partire dal prossimo primo giugno. Chi dovesse riceverne dopo tale data a nome dell’ex monopolista sappia che è qualcuno che millanta. Attenzione, però: i clienti che hanno già un rapporto consolidato con Enel energia potrebbero ricevere, in futuro, telefonate da parte dell’azienda ma soltanto per “dare indicazioni utili alla gestione della fornitura domestica” oppure, se ha dato il consenso “per illustrare promozioni commerciali a loro dedicate”.
La decisione di Enel è anche il frutto di campagne da parte di associazioni di consumatori e giornali che le hanno sostenute: lo ha fatto, per esempio, il quotidiano Il Tirreno che al fenomeno ha dedicato inchieste e servizi nonché una raccolta firme per provvedimenti a favore della tutela della privacy.
Enel si muove così senza aspettare le nuove norme, promesse dal Governo, per mettere un freno al telemarketing selvaggio. Dovrebbero passare per il ddl Concorrenza, che sta faticosamente arrancando in Parlamento verso la sua approvazione definitiva. Anche se il testo come è stato votato al Senato e ora all’esame della Camera, ha raccolte critiche severe da parte del Garante della privacy Antonello Soro, il quale ha parlato di “sconcerto e preoccupazione”, in quanto – a suo dire – la norma relativa al telemarketing “elimina il requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali, ‘liberalizzando’ il fenomeno del telemarketing selvaggio e prevedendo come unica forma di tutela dell’utente la possibilità di rifiutare le sole chiamate successive alla prima”.
La difesa della privacy viene prima di tutto, come ha stabilito di recente una sentenza del Tribunale di Milano che ha dato ragione proprio al Garante secondo il quale Tim aveva trattato in modo illecito i dati di due milioni di suoi ex clienti di rete fissa, provando a chiamarli in una campagna marketing mirata a riconquistarli.
Di un fenomeno collegato al telemarketing si è occupata, di recente, anche un’altra autorità di controllo. L’Antitrust ha aperto un procedimento nei confronti proprio di Enel, assieme ad A2a ed Acea per operazioni di recupero clienti passati ad altri operatori, approfittando della loro posizione dominante sul mercato. Tutto ciò utilizzando dati già in possesso, compresi i numeri di telefono e indirizzi.
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