Ansie e paure sono causate da predisposizione cerebrale

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Le fobie sono oltre quattrocento e possono scatenarsi in ogni situazione. La più famosa riguarda il timore di trovarsi in uno spazio chiuso, molte altre sono legate alla presenza di animali magari innocui. Talvolta si presentano insieme a disturbi del comportamento. Forse causate da un’attivazione anomala dell’amigdala

Gli esseri umani sono tanto coraggiosi quanto paurosi. Capaci di correre grandi rischi, eppure facili a spaventarsi, anche senza ragione. Infatti esiste una forma patologica della normale e ragionevole paura: la fobia. Il termine merita un chiarimento, dal momento che viene utilizzato in disturbi diversi. Sarebbe meglio parlare di fobia specifica, quando ci si riferisce alle fobie correntemente intese, come quella dei ragni, dei cani o dell’aereo.

Altre forme solitamente associate al termine fobia, di fatto sono disturbi a sé stanti, come la fobia sociale – ora ridenominata disturbo d’ansia sociale sul DSM 5 (il manuale diagnostico degli psichiatri) – o l’agorafobia, letteralmente, fobia degli spazi aperti, anche se in realtà si riferisce all’evitamento di situazioni nelle quali si teme che possa scatenarsi un attacco di panico e non si possa essere soccorsi. Le fobie specifiche più comuni riguardano l’esposizione a certi animali, ai temporali, ai luoghi elevati, all’acqua, alla vista del sangue, la paura di prendere l’aereo, di soffocare, delle iniezioni, del dentista. Praticamente ogni fobia ha un nome, il più famoso è forse quello della claustrofobia, la fobia degli spazi confinati, che piaceva tanto a Edgar Allan Poe.

Reazioni diverse tra uomini e donne

Le fobie sono oltre quattrocento e possono scatenarsi in ogni situazioneUna strana particolarità delle fobie è che talvolta basta pensare all’oggetto temuto o sentirne pronunciare il nome per provare un senso di allarme o di disgusto. Di fobie specifiche soffre l’11-12 per cento della popolazione, soprattutto donne, anche se alcuni studiosi hanno sollevato dubbi su questo fatto. Secondo uno studio realizzato dallo psicologo portoghese Carlos M. Coelho e dai suoi collaboratori, pubblicato sul Journal of Psychiatric Research, «questa differenza potrebbe essere in parte spiegata dal fatto che gli uomini hanno una certa riluttanza a mostrare le proprie paure rispetto alle donne».

Un uomo può prestarsi a rincorrere e allontanare un topo o un serpente anche quando in realtà ne è terrorizzato, a causa del condizionamento culturale che lo vuole coraggioso. Secondo Randi McCabe, psichiatra della McMaster University e autore delle sezione sulle fobie della risorsa informativa professionale UpToDate, le fobie specifiche sono influenzate dalla complessa interazione di fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali.

«Le fobie specifiche tendono ad aggregarsi all’interno delle famiglie. I parenti di primo grado di chi soffre di una fobia hanno un rischio aumentato di soffrirne fino al 31 per cento invece dell’11 per cento. Comunque, la specifica fobia che viene trasmessa è tipicamente diversa, anche se spesso dello stesso tipo. Ad esempio, un genitore può avere la fobia dei cani, mentre il figlio quella dei serpenti. Le prove della trasmissibilità genetica indicano che il rischio può variare a seconda del tipo di fobia e sembra più elevato per la fobia di sangue e iniezioni».

Circuiti cerebrali

Diversi studi hanno poi esplorato la possibile esistenza di specifiche configurazioni neurobiologiche ricollegabili alla comparsa di fobie specifiche. Studi realizzati con la risonanza magnetica funzionale hanno consentito di scoprire che le fobie potrebbero essere correlate a un’anomala attivazione dell’amigdala, piccola fondamentale struttura dei circuiti cerebrali destinati a gestire gli stimoli percettivi sia visivi sia auditivi che possono veicolare segnali di pericolo. In particolare sono stati studiati soggetti con fobia dei ragni, esposti con o senza preavviso a questi piccoli animali: nel primo caso si è avuta un’attivazione dell’amigdala, mentre nel secondo caso si sono attivate altre strutture cerebrali, tra cui la corteccia cingolata anteriore, importante per il controllo degli impulsi e delle emozioni. La corteccia cerebrale prefrontale, deputata al controllo cognitivo superiore, in questi casi risulta invece disattivata, e quindi sembrano prevalere comportamenti più primordiali, di lotta o fuga.

Personalità di base

Una metanalisi realizzata da ricercatori italiani, guidati da Claudio Gentili del Dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova e pubblicata sulla rivista Human Brain Mapping, è giunta a conclusioni un po’ diverse. Infatti quando vengono studiate non solo singole aree cerebrali già «sospettate» di essere coinvolte con la presenza di fobie specifiche, ma si studia l’intero cervello, allora queste fobie risultano associate con alterazioni funzionali della corteccia cingolata media. Ma lo sviluppo delle fobie non dipende solo da fattori neurobiologici, sono molto importanti anche la personalità di base e gli eventi di vita. Ad esempio, chi tende a essere disgustato facilmente è più esposto al rischio di sviluppare la fobia degli insetti, che un po’ in tutti generano un senso innato di repulsione.

Gli ansiosi sono predisposti

Le fobie sono oltre quattrocento e possono scatenarsi in ogni situazioneAnche la tendenza a vedere ovunque dei pericoli, quindi di fatto una predisposizione all’ansia, facilita lo sviluppo di fobie. Si sa anche che chi ha avuto un’esperienza personale negativa ne può trarre motivo per farne seguire una fobia. Come accade a chi è stato una volta morso da un cane o ha avuto un incidente d’auto: una parte di queste persone, associando magari un fattore di predisposizione individuale, può da quel momento sviluppare una fobia dei cani o del viaggiare in auto. Un fenomeno che, in chi è particolarmente predisposto, può verificarsi anche soltanto per aver sentito racconti di tali avvenimenti o essere stato esposto a notizie riportate dai media.

Consapevoli ma impotenti

Chi soffre di una fobia specifica ne è solitamente del tutto consapevole, eppure non sempre cerca aiuto per tentare di superarla. È più facile che provi a mettere in atto delle strategie di comportamento che aiutano a conviverci, e in molti casi con un discreto successo, se la fobia è molto specifica. Ad esempio, chi ha la fobia dei ragni eviterà di inoltrarsi troppo nell’ambiente naturale e tenderà a tenere le finestre sempre chiuse, chi teme di volare eviterà di prendere aerei, chi teme i cani girerà al largo quando li vede. Spesso queste strategie sono sufficienti, ma quando il problema diventa molto penalizzante è inevitabile ricorrere a una delle diverse cure disponibili.

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