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Nuova protesi mano robotica ideata dall’Iit con Inail

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Nuova protesi mano robotica ideata dall'Iit con Inail
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Hannes, la mano robot dalla presa perfetta. Derivata dagli arti degli androidi dell’Istituto Italiano di Tecnologia, è stata creata da un gruppo di ingegneri, medici, terapisti e pazienti. Capace di una presa naturale, è una delle più avanzate in assoluto. Arriverà nel 2019 ad un prezzo del 30 per cento più basso rispetto alle protesi di alto livello attualmente disponibili.

Tre anni di lavoro, con un gruppo di esperti misto che va dagli ingegneri ai medici, dai terapisti ai pazienti. La mano robotica Hannes è nata così, frutto della collaborazione fra l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e l’Inail. Protesi avanzata, tutta italiana, che dal 2019 dovrebbe arrivare sul mercato ad un prezzo relativamente contenuto.

IIT: Hannes, la nuova mano protesica di derivazione robotica

“E’ una mano che combina una serie di aspetti fondamentali e innovativi”, racconta Lorenzo De Michieli, coordinatore del Rehab Technologies, laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e Iit. “E’ efficace: ha una presa che somiglia a quella di una mano umana con le dita che avvolgono l’oggetto distribuendo automaticamente la forza. E ha anche una presa dinamica, nel senso che le dita agiscono per mantenere una presa stabile anche se l’oggetto si muove. Pensiamo ad esempio al contraccolpo sul manico di un martello dopo aver piantato un chiodo. Insomma: non c’è nulla sul mercato che ha queste capacità”.

Maggiore durata della batteria, con un’autonomia di circa un giorno, migliore capacità e performance di presa, costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio. Con un nome, Hannes, che è omaggio al professor Hannes Schmidl, già direttore tecnico del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, a cui si deve l’avvio dell’attività di ricerca sulle protesi nel 1965. Il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende dal sistema Dynamic Adaptive Grasp (Dag) brevettato dal team Iit–Inail, che conferisce alla mano la capacità di afferrare gli oggetti adattandosi alla loro forma e di resistere alle eventuali sollecitazioni esterne, con l’obiettivo di replicare la gestualità e la funzionalità di una vera mano.

Le dita si piegano e possono assumere una postura naturale anche a riposo. Il pollice, in particolare, è orientabile in tre diverse posizioni e rende possibili i tipi di prese necessarie nella vita di tutti i giorni come il manipolare oggetti di piccole dimensioni, penna o chiodo che sia, ma anche sollevare pesi fino a 15 chili.

Il sistema di controllo di Hannes è di tipo mioelettrico, sfrutta gli impulsi elettrici che provengono dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto, e implementa strategie basate su algoritmi di intelligenza artificiale. Questa tecnologia fa sì che i pazienti possano comandare la mano semplicemente pensando ai movimenti e senza la necessità di alcun trattamento chirurgico invasivo.

Per garantire il massimo livello di personalizzazione, il Rehab Technologies Lab ha realizzato un software che si collega alla mano robotica via Bluetooth e consente di calibrare i suoi parametri di funzionamento in base alle esigenze e alle caratteristiche di chi la indossa. La mano dell’Iit-Inail fa tutto con un solo motore, per questo costa meno rispetto ad altre.

Figlia dalle mani robotiche che l’Iit ha sviluppato per i suoi androidi, attualmente Hannes è un prototipo anche se marchiato CE. L’idea è di arrivare sul mercato nel 2019 ad un prezzo di circa 10 mila euro. “Sembrano tanti, ma in realtà le protesi di alto livello costano anche il doppio”, sottolinea Michieli. Il pollice va orientato, lateralmente, in maniera manuale. Questo è l’unico limite.

Ci sono alcune protesi che hanno un motore dedicato a questo movimento ma son più care e molto meno naturali. Marco Zambelli, uno dei pazienti che ha collaborato alla costruzione di Hannes, perse l’arto a 15 anni e suo malgrado è divenuto una dei maggiori esperti di protesi. E, come dice lui stesso, questa è una delle migliori mani che abbia mai ricevuto.

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