Un dna sintetico invisibile per proteggere le opere d’arte. È una tecnologia ideata e sviluppata da un team italiano per marcare con un’impronta genetica unica e invisibile qualsiasi opera d’arte, sia antica sia moderna.
L’applicazione su libri antichi
Si chiama DNArt la nuova tecnologia anticontraffazione a Dna sintetico, sviluppata dallo spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia Aries, per proteggere le opere d’arte con un’impronta genetica unica e invisibile, indecifrabile da terzi e impossibile da replicare.
La tecnologia è stata presentata in anteprima mondiale il 15 novembre alla fiera ArtePadova 2019, con una dimostrazione live di applicazione su un’opera: una tela dello street artist Alessio-B, il primo artista che vedrà la sua intera produzione marcata con l’innovativo sistema.
DNArt si presta a essere utilizzata per rendere inequivocabilmente riconoscibili opere antiche e moderne, su tela, carta e legno.
Sono invece in fase di sviluppo le tecniche per rendere il sistema pienamente performante anche su altri materiali, tra cui il vetro, la ceramica, il metallo e la plastica.
Tra i soci fondatori di Aries, che nel 2014 ha vinto la Start Cup e oggi è attiva all’interno dell’incubatore Arcadia Hub di Padova, ci sono l’ingegnere Alessandro De Toni, la biotecnologa Erica Cretaio e Alvise Benedetti, docente del dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi di Ca’ Foscari ed esperto di restauro.
«Varia a seconda dell’opera e dei materiali, del numero dei punti di marcatura: più ce ne sono, più è sicura; se l’opera viene spostata spesso, è meglio abbondare. Ma anche dalle condizioni di conservazione e maneggiamento dell’opera, per esempio un libro che si sfoglia ha caratteristiche diverse da una scultura. Quindi il range varia da poche decine di euro a un massimo di 3.500 euro.
•Chi ha finanziato il progetto e quanto è costato?
I soci fondatori e in parte la Regione Veneto. Quest’anno si sono inseriti dei fondi. Finora è costato 750.000 euro.
•Perché avete deciso di concentrare le ricerche in questo campo?
Perché il patrimonio artistico italiano è sconfinato e perché c’era bisogno di una tecnologia non invasiva per certificare le opere ed evitare la contraffazione. Ci piaceva l’idea di inserire una nanotecnologia che si integrasse con l’opera.
•Prospettive e sviluppi futuri?
Ampliare la tech a tutti i materiali in circolazione, coinvolgere artisti, collezionisti e musei.
Nel solo 2018, secondo i dati diffusi dal Rapporto sull’Attività Operativa del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sono stati sequestrati 1232 falsi per un valore stimato di oltre 422 milioni e si è registrato un lieve aumento di furti di beni culturali rispetto all’anno precedente (da 419 a 474), mentre è aumentato il recupero di beni antiquariali, archivistici e librari (da 7606 a 12096).
«Se questi beni fossero stati marcati con DNArt – prosegue De Toni – riconoscerne l’identità, al momento del recupero, sarebbe un’operazione sicura e possibile tanto per i proprietari privati quanto per le istituzioni».
«Questa tecnologia potenzia, arricchisce e valorizza la documentazione di certificazione di un’opera – aggiunge Erica Cretaio, R&D Manager di Aries – poiché aggiunge a questa documentazione un sistema univoco di riconoscimento del bene, che diventa parte integrante dell’opera. A differenza di altri sistemi, DNArt è l’unica applicabile anche su opere d’arte antiche, perché sviluppata in accordo con le linee guida fornite dal ministero per i Beni Culturali e approvata da diverse Istituzioni».
Il tag anticontraffazione è completamente invisibile sia ad un’ispezione visiva ad occhio nudo sia all’analisi con tecnologie analitiche (ad es. illuminazione con lampada di Wood, microscopio ottico, microscopio elettronico). La presenza del tag e la sua esatta ubicazione rimangono ignote, rendendo impossibile la manipolazione o la rimozione della marcatura e assicurandone così un elevato livello di sicurezza.
La tecnologia è stata studiata per essere completamente integrabile con il settore della produzione artistica, del restauro e della conservazione: il Dna sintetico è compatibile al 100% con le opere, non le danneggia, non le altera e non provoca alcuna modifica strutturale della loro superficie.
Lo staff scientifico di Aries, composto da tecnici altamente specializzati nella biologia molecolare, nel restauro e nella conservazione dei beni culturali, assicura le più adeguate modalità di applicazione dei tag anticontraffazione a seconda della tipologia e dell’età di un bene.
La marcatura è a lunga durata se accostata alle normali pratiche di conservazione: il Dna sintetico non si degrada con l’umidità o con gli sbalzi termici, non è sensibile alla luce né a condizioni estreme di conservazione; in caso di danni accidentali o incauto maneggiamento, i ricercatori suggeriscono un richiamo dell’opera per una verifica e una nuova marcatura.
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