
Quasi un secolo dopo il primo documento di Fritz Zwicky sulla Tired Light (1929), una solida
alternativa alla teoria del Big Bang, basata sulle sue predizioni, vede la luce.
La curvatura dello spaziotempo e la perdita di energia dei fotoni lungo l’autostrada cosmica aprono un nuovo scenario in cosmologia.

La cosmologia attraversa una profonda crisi. Ad esempio, ci sono discrepanze tra le misurazioni della costante di Hubble e pertanto serve un nuovo approccio scientifico.
A questo proposito, vorrei citare il nuovo articolo di Frontiers in Astronomy and Space Sciences, una delle riviste scientifiche più importanti e influenti al mondo.
Il journal ha recentemente pubblicato un articolo originale su un’interpretazione innovativa del redshift cosmologico da una diversa prospettiva.
Il risultato è sorprendente: le previsioni teoriche concordano con i dati osservativi non solo per le galassie ma anche per i quasar e le supernove.
Il redshift cosmologico è costituito da due componenti principali: uno modesto dovuto a un effetto di dilatazione temporale correlato alla curvatura dello spaziotempo e uno dominante dovuto a molteplici interazioni di fotoni con cristalli di elettroni nello spazio intergalattico.
Alla luce dei risultati dell’articolo scientifico:
- la costante di Hubble è correlata alla densità di elettroni liberi nel cosmo;
- non c’è espansione dell’universo. Questa è un fenomeno “apparente”.

Un nuovo approccio innovativo in cosmologia è stato recentemente pubblicato da Frontiers in Astronomy and Space Sciences, una delle riviste scientifiche più importanti e influenti del mondo.
La Transit Physics di Trinchera combina per la prima volta la Relatività Generale di Einstein e la New Tired Light di Ashmore in un universo non in espansione.
In base alla ricerca, il redshift cosmologico ha due contributi principali: uno modesto dovuto alla
dilatazione temporale correlata alla curvatura dello spaziotempo più uno dominante, a livello quantistico, per via dell’interazione multipla dei fotoni con elettroni cristallizzati nello spazio intergalattico.
Le predizioni del modello teorico combaciano con gli studi osservazionali non solo per le galassie ma anche per i quasar e le supernovae.
L’articolo è in risposta alla “crisi cosmologica” (p.e. la tensione di Hubble) che diventa ogni giorno più evidente in quanto le misurazioni scientifiche non corrispondono con le predizioni del modello
cosmologico corrente (ΛCDM anche conosciuto come la teoria del Big Bang).
Di seguito è possibile scaricare il comunicato stampa in due formati differenti (pdf e HTML).
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