In passato qualcuno ha provato a farci della statistica: quante sono le possibilità che qualsiasi persona ha di essere colpita e uccisa da un meteorite? Le risposte sono varie, ma diciamo che si parla di una su diversi milioni o miliardi. A seconda di come si fanno i calcoli. Anche questo spiega perché, fino a oggi, non si sia mai avuta prova che qualcuno abbia perso la vita per essere stato colpito da un oggetto piovuto dallo spazio. La storia di un tizio parecchio sfortunato è emersa però dagli archivi dell’impero Ottomano. Colpito e ucciso da un meteorite, precisamente a Sulaymaniyah, nell’odierno Iraq. È il primo caso che possiamo considerare confermato di un evento di questo tipo.
Fuoco dal cielo
Era il 22 agosto 1888 quando una pioggia di meteoriti infuocò il cielo nel nord dell’attuale Iraq. Tre lettere, inviate dalle autorità locali a Istanbul, riferivano dell’evento straordinario. In una di queste si riportava il decesso di un uomo colpito da uno dei detriti e di un altro rimasto paralizzato. La scoperta si deve a tre scienziati, il fisico Ozan Unsalan e l’archeologo Altay Bayatli della Trakya University turca, e al “cacciatore di meteoriti” olandese Peter Jenniskens, dell’Ames research center della Nasa.
La meteora avvistata in Liguria
I documenti, scrivono i ricercatori nello studio pubblicato su Meteoritics & Planetary Science, riportano anche di campi incendiati dalla caduta dei frammenti infuocati e le testimonianze di avvistamenti da una città vicina suggeriscono che la direzione dalla quale proveniva fosse sud-est.
La memoria sepolta
Si tratta, dunque, della prima (e finora unica) conferma storica di un meteorite che ha ucciso un essere umano. Sepolta nell’archivio di stato turco. Il perché sia emersa solo ora non è un mistero, lo sottolineano gli stessi ricercatori: “È scritto in una lingua diversa dall’inglese (il turco ottomano ndr) oppure non c’è abbastanza interesse nella registrazione degli eventi storici” che riguardano questo tipo di accadimenti. Come questo, dunque, anche altri episodi potrebbero essere stati notati e messi nero su bianco, e ancora non riportati alla luce. Ma potrebbe essere questione di tempo, visto che milioni di manoscritti e documenti sono stati digitalizzati.
Meteoriti e asteroidi
Sulla Terra piovono ogni giorno circa 50 tonnellate di materiali. La maggior parte finisce per vaporizzarsi in atmosfera con fiammate e scie di luce visibili anche o occhio nudo. Sono le meteore. Quando una meteora sopravvive all’ingresso in atmosfera, il sassolino che tocca il suolo prende il nome di meteorite. Alcuni studi hanno stimato che cadono sulla Terra oltre 6.000 meteoriti ogni anno. Ma spesso si tratta di piccolissimi oggetti, che possono passare inosservati perché attraversano il cielo di luoghi remoti o sugli oceani.I casi di persone colpite da un meteorite sono rarissimi. È raro infatti che un meteoroide (il “sasso” che viaggia nello spazio prima di entrare in atmosfera) riesca a raggiungere la superficie terrestre. Che è coperta, ricordiamo, per lo più da oceani e zone desertiche o molto scarsamente popolate. La probabilità che un essere umano sia centrato da uno di questi proiettili cosmici è davvero infinitesimale. Ma non è zero. Lo imparò a sue spese Ann Hodges, signora trentaduenne dell’Alabama. Il suo era l’unico caso, finora, di una persona colpita. Era il 30 novembre 1954, Ann si trovava a casa sua, sul divano, quando il meteorite sfondò il tetto della sua abitazione e la colpì, per fortuna di rimbalzo e di striscio, lasciandole comunque una vistosa bruciatura su un fianco. In un’altra vicenda, accaduta in India nel 2016, sembrava potesse essere un meteorite la causa della morte di un uomo. Circostanza però smentita da un’analisi della Nasa.
Diverso è il caso di un meteorite davvero grosso. A Chelyabinsk, nel 2013, un meteorite esplose sopra la città russa. Non colpì nessuno ma l’onda d’urto fece esplodere migliaia di finestre ferendo centinaia di persone. Quello di Chelyabinsk era uno zuccherino, ovviamente, se comparato all’asteroide che provocò l’estinzione dei dinosauri. Il pericolo dunque dipende dalla taglia di quello che ci cade in testa.
Gli occhi dalla terra che scrutano i meteoriti
Un mantra che recitano in tanti, tra chi si occupa di protezione planetaria, dice: “Non è questione di se ma di quando”. Il riferimento è a un “big one”, un asteroide davvero grosso, in grado di spazzare via una città, devastare una regione, un continente o addirittura minacciare l’estinzione di gran parte della vita sulla Terra. Compresa l’umanità. È già accaduto in passato e non c’è motivo di pensare che non accadrà ancora. Per questo agenzie spaziali e vari enti in tutto il mondo scandagliano il cielo con una nutrita batteria di telescopi per scoprire sempre nuovi oggetti potenzialmente pericolosi che si avvicinano alla Terra.La buona notizia è che conosciamo praticamente tutti gli asteroidi con un diametro di almeno un chilometro e che in qualche modo possono avvicinarsi alla Terra. Il problema rimane per quelli di taglia inferiore. Dai 140 metri in su, infatti, gli effetti di un impatto possono essere catastrofici per città o intere regioni, e generare tsunami se precipitano in mare. Quelli più piccoli sono ancora più difficili da scovare. Il meteorite di Chelyabinsk era stimato avere appena 30 metri di diametro e nessuno lo aveva visto arrivare. Perché veniva dal lato diurno, quindi quasi impossibile da vedere perché gli strumenti erano “accecati dal Sole”. Le incognite, dunque, sono davvero tante.
Ma per evitare l’Armageddon ci si sta attrezzando. Con nuovi telescopi che sorveglieranno il cielo, uno dei quali, Flyeye sarà costruito in Sicilia, sul monte Mufara. E con piani di difesa planetaria più estremi. Nel 2021 decollerà la missione Dart della Nasa con a bordo anche un satellite italiano costruito da Argotec. Dart è un proiettile che andrà a colpire il “satellite” di un asteroide, per osservare gli effetti dell’impatto e iniziare a pensare a delle contromisure nel caso qualcosa di veramente pericoloso, un giorno, entri in rotta di collisione con la Terra.
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