Le defixiones della magia dell’antica Roma

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Le defixiones della magia dell'antica Roma
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In quest’articolo ci interesseremo dell’uso delle defixiones nella magia nell’antica Roma.

Nell’antica Roma già a partire dal VI secolo a.C. la magia bassa e soprattutto nera si servì delle defixiones testi di contenuto magico spesso contenenti maledizioni .

Le defixiones erano scritte su tavolette ( le tabelle defixionis ) costituite da lamine di piombo incise a grazio.

Come potremmo descrivere le defixiones?

Esse erano frammenti di piombo inscritto normalmente a forma di piccole sottili tavolette.

Le defixiones erano finalizzate a influenzare in maniera determinante grazie ai poteri soprannaturali che in esse si invocavano le azioni o gli stati d’animo di persone o animali anche contro la loro stessa volontà .

Il nome delle defixiones deriva dal verbo latino defiggere (inchiodare, immobilizzare)  con evidente allusione alla volontà di immobilizzare le capacità fisiche e mentali della persona colpita dalla maledizione .

Il nome defixiones fa anche riferimento all’azione pratica di trafiggere il supporto scrittorio con chiodi mettendo così in atto una specie di effetto simpatetico .

Tale effetto derivava dall’identificazione tra l’atto fisico di trafiggere la tavoletta e l’invocazione del castigo divino contro la persona colpita dalla maledizione.

Con la parola defixio dunque si fa riferimento a un rito magico molto diffuso nel mondo classico quello del maleficio , rito magico ben testimoniato sia a livello archeologico sia a livello letterario .

Le defixiones erano dunque concepite come un metodo di farsi giustizia da soli utilizzando una giustizia alternativa a quella ufficiale e pertanto illecita e segreta.

Pertanto le defixiones si proponevano di raggiungere obiettivi che gli autori delle maledizioni ( i cosiddetti detigentes ) non potevano raggiungere attraverso i metodi legali.

Dietro le defixiones  erano presenti pertanto sentimenti come l’invidia il rancore il desiderio la rabbia o la paura .

Tutti questi sentimenti erano alla base delle azioni dei defigentes .

Pertanto le defixiones sono da annoverare sia nella magia bassa  che in quella nera finalizzata a danneggiare terze persone.

Le invocazioni presenti su queste tavolette costituivano quindi forme di goezia ovvero magia nera molto diverse dalla teurgia ( “scienza divina, magia bianca”).

Vogliamo mettere in evidenza che la teurgia attirava nel mondo pagano e in particolare nel contesto del neoplatonismo l’attenzione  e l’interesse di   molti filosofi e studiosi .

Al pari della teurgia la goezia era ugualmente diffusa non solamente tra le masse popolari soprattutto nel tardo impero come si può dedurre dalle condanne dei padri della Chiesa.

A dire il vero i padri della Chiesa condannavano sia la goezia sia la teurgia .

La defissione definisce la pratica magica collegata al rito della penetrazione con un chiodo della lamina arrotolata su sé stessa sulla quale era scritto il nome del destinatario della maledizione  o su cui era scritto semplicemente il testo dell’anatema.

La tavoletta inchiodata veniva messa in una buca che si credeva potesse comunicare con gli inferi .

Gran parte dei testi erano costituiti da maledizioni rivolte a personaggi precisi il cui nome era presente nelle tavolette per garantire l’efficacia della maledizione .

I defigentes spesso non richiedevano la morte del proprio nemico dal momento che essi preferivano chiedere all’entità infernali che il nemico fosse portato in punto di morte ma non ucciso .

I testi delle defissioni dopo essere stati scritti venivano nascosti presso tutti quei luoghi considerati spazi privilegiati che mettevano in contatto il mondo terreno con quello ultraterreno.

Tali luoghi erano in particolare grotte, fonti, templi e soprattutto tombe di individui morti prematuramente o violentemente.

Questo comportamento rispondeva a due necessità.

In primo luogo nascondere l’iscrizione agli occhi indiscreti di lettori viventi e in secondo luogo affidare la propria maledizione alle forze degli inferi o alle anime dei defunti.

Si è ipotizzata l’esistenza di individui specializzati nella stesura dei testi di maledizione.

In tal senso non mancano testimonianze significative nella letteratura come ad esempio Platone nella Repubblica.

Il testo di queste maledizioni può essere molto vario in quanto può passare dalla semplice indicazione del nome della persona da colpire sino a formule molto lunghe e complesse .

Unico dato che non viene mai nominato nelle Defixiones è il nome dell’autore e questo per evidenti paure di ritorsioni.

Le vittime di tali riti magici possono essere designate con indicazioni precise di nomi,  soprannomi professioni indicazioni dei genitori.

Molto spesso le maledizioni sono incise intenzionalmente in maniera d’essere  difficilmente leggibili.

In generale i motivi raffigurati nelle defixiones possono essere classificati in tre categorie fondamentali .

Il primo gruppo riguarda le rappresentazioni dei numina invocati nello scongiuro il cui intervento è assolutamente necessario per ottenere lo scopo del rituale magico .

All’interno dell’immagine e tutto intorno ad essa compaiono spesso una serie di segni magici .

Il secondo gruppo di defixiones è quello riguardante le rappresentazioni delle vittime dello scongiuro .

Queste immagini hanno la stessa funzione delle cosiddette figurine vudu.

Il terzo gruppo di defixiones raccoglie quelle ospitanti rappresentazioni più complesse.

In queste defixiones compaiono tanto le potenze invocate quanto le vittime  dello scongiuro.

Nel IV secolo con l’avvento del Cristianesimo ogni forma di goezia fu proibita sotto pena di morte e numerose sono le testimonianze di condanna dei colpevoli .

Durante il periodo tardo antico l’abitudine di scrivere defixiones cadde irrimediabilmente in disuso.

Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulle defixiones.

Prof. Giovanni Pellegrino

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